Arte

Al Museo Diocesano di Milano gli scatti di Robert Doisneau raccontano cinquant’anni di storia

Milano dedica un’antologica al fotografo francese, 130 immagini in bianco e nero, un fotogiornalismo di strada mette in mostra l’attualità dagli anni Trenta ai Sessanta del Novecento, fino al 15 ottobre

Al Museo Diocesano di Milano gli scatti di Robert Doisneau raccontano cinquant’anni di storia

Dopo la mostra di Torino negli spazi di Camera Centro Italiano per la Fotografia che ha visto un elevato numero di visitatori, anche Milano omaggia il fotografo francese Robert Doisneau con un’antologica negli spazi del Museo Diocesano Carlo Maria Martini, in Piazza Sant’Eustorgio, fino al 15 ottobre 2023, dal martedì alla domenica ore 10-18. Il percorso espositivo è curato da Gabriel Bauret, l’esposizione promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e prodotta da Silvana Editoriale, con il patrocinio del Comune di Milano, il contributo di Fondazione Banca Popolare di Milano e di Fondazione Fiera Milano. Accompagna la mostra un catalogo Silvana Editoriale.

Nelle bellissime sale del Museo sono esposte 130 immagini in bianco e nero provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge, scattate da Doisneau tra gli anni Trenta e Sessanta del Novecento e realizzate per la maggior parte nel suo studio di Parigi, come uno degli scatti più celebri realizzato nel 1950 per la rivista Life, “Le Baiser de l’Hôtel de Ville”, messo in scena, non casuale, ma capace di trasferirci l’immediatezza e la spontaneità del reale, ritrae due giovani attori innamorati invitati a posare per il gesto d’amore, ottenendo il risultato di due tempi, quello dell’amore che sembra essersi fermato e quello della vita frenetica della città che li circonda.

Il percorso espositivo è suddiviso in sezioni tematiche e accostano lavori su commisione a lavori personali, scene della strada e dei suoi abitanti nella trasformazione di quasi cinquant’anni; tra le sequenze, molto interessante è quella dedicata all’infanzia, ma anche agli animali, ai parigini e agli amici artisti, scrittori e poeti, come Picasso, Léger, Jacques Prévert, Giacometti, Malraux, Tinguely, e molti altri, fissando con il suo obiettivo immagini di una città che non ritroviamo più. Scrive Gabriel Bauret nel catalogo della mostra: “Parigi e la sua periferia sono “un territorio che ama più di ogni altro poiché è lì che può godersi il vero piacere di fotografare e che trova l’ispirazione che guida le sue avventure visive e umane (le due cose sono legate tra loro). La strada: è lì che bisogna andare, poiché vi si imparano molte più cose che a scuola, come ripete spesso ai suoi interlocutori”.

La mostra è arricchita dall'intervista video al curatore Gabriel Bauret e dalla proiezione di un estratto dal film del 2016, Robert Doisneau, le révolté du merveilleux, realizzato dalla nipote del fotografo, Clémentine Deroudille, capace di creare le stesse emozioni degli scatti di Doisneau; un documentario e alcune registrazioni d’archivio ci portano alla conoscenza della vita e del lavoro in studio di Doisneau, in tutte le fasi delle sue creazioni, racconta le prime pubblicazioni sui giornali, l’esperienza all’interno della Renault, l’occupazione e la liberazione, i felici anni del dopoguerra, la banlieue di Parigi e la nascita delle sue fotografie più rappresentative.

Robert Doisneau, considerato tra i più importanti esponenti del fotogiornalismo di strada del Novecento e uno dei padri della fotografia umanista francese insieme al suo conterraneo Henri Cartier-Bresson, nasce a Gentilly, nella Valle della Marna, nel 1912 e muore a Parigi nel 1994, dopo aver attraversato quasi tutto il Novecento. Un secolo di grandi trasformazioni culturali, sociali, scientifiche ed economiche che Doisneau ha ritratto con incisività, toccando temi come la guerra e la liberazione, il lavoro la povertà e il sociale, ma anche l’amore, l’infanzia, la moda, le emozioni, la musica, l’umanità nel racconto del quotidiano, volti e gesti per le strade del centro e della periferia della sua Parigi, lungo la Senna, nei bistrot, personaggi di ogni età ed estrazione sociale; come lui stesso ebbe a dire: “Le meraviglie della vita quotidiana sono così eccitanti; nessun regista può ricreare l’inaspettato che si trova nelle strade”.

Il Museo Diocesano possiede una Collezione permanente di quasi mille opere tra il II e il XXI secolo, costruita grazie a lasciti e donazioni di collezioni della Diocesi Ambrosiana e private. Il Museo è stato inaugurato nel 2001 e intitolato al cardinale Carlo Maria Martini nel 2017, con l’intenzione di farne una istituzione per la valorizzazione dell’ingente patrimonio ma anche promuovere la cultura artistica con importanti eventi; durante la stagione estiva ha proposto anche, aperitivi nel chiostro, eventi tematici e aperture notturne.

Alla mostra di Robert Doisneau ha affiancato un ricco calendario di appuntamenti collegati, Visita con aperitivo serale, Visite narrate per adulti, ragazzi e bambini di tutte le età, i Servizi Educativi del Museo accompagnano alla mostra di Doisneau e poi mettono alla prova i partecipanti con una serie di esercizi di fotografia con la macchina fotografica o uno smartphone; Percorsi per la scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di I grado e II grado, una passeggiata negli scatti di Doisneau per leggere come la città influenza il nostro modo di vivere; Laboratori che guidano alla riflessione sullo stato attuale di una strada cittadina e le possibili trasformazioni per adeguarsi ai cambiamenti e alle attuali esigenze.

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