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Concita De Gregorio offende i disabili. Le sue scuse sono solo a metà

La giornalista di Repubblica finisce nell'occhio del ciclone per un suo editoriale in cui dà dei "cerebrolesi" ai ragazzi che avevano spaccato una scultura: ira delle associazioni del settore

Concita De Gregorio offende i disabili. Le sue scuse sono solo a metà

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Concita De Gregorio scivola su una gaffe contro la disabilità e, dopo le molteplici contestazioni che le sono arrivate, chiede scusa: ma fino a un certo punto. Tutto riguarda due distinti suoi editoriali scritti per Repubblica nei quali l'ex conduttrice di In Onda non sembrerebbe avere colto pienamente alcune sue sbandate.

Tutto è partito da quando, nel Varesotto, un gruppo di sei ragazzi ha danneggiato una scultura di Enrico Butti mentre era intento a girare un filmato all'interno di Villa Alceo a Viggiù. Un danno di circa 200 mila euro. "I ragazzi – ha raccontato il custode – non hanno rispettato il divieto di entrare nella fontana e sono stati ripresi dalle telecamere mentre due di loro si abbracciavano alla statua facendola cadere e distruggendola, mentre quattro loro compagni giravano video con i telefonini". La De Gregorio ha commentato così la vicenda con parole durissime: "Allora dunque, ci sono questi cretini integrali, decerebrati assoluti che in un tempo non così remoto sarebbero stati alle differenziali, seguiti da un insegnante di sostegno che diceva loro vieni tesoro, sillabiamo insieme, pulisciti però prima la bocca. Ecco ci sono questi deficienti, nel senso che letteralmente hanno un deficit cognitivo, non è mica colpa loro, ce l'hanno".

Le proteste e la replica della De Gregorio

Tra i primi, insieme a molte associazioni del settore, a criticare aspramente la giornalista è stato Gianluca Nicoletti: "Una frase del genere. Sembra piuttosto scritta da uno di quei bei tipi che ogni tanto attaccano sui social, lo fanno per cose che si scrivono o dicono non in linea con i loro punti di vista, prendendo però la disabilità psichica come esempio di una probabile incapacità a esprimere pensiero". E poi, raccontando l'esperienza di suo figlio, ha aggiunto: "Non posso per onestà verso mio figlio Tommy e i tanti come lui fare finta di non aver letto. Anche perché altri genitori me l'hanno fatto notare da parecchie ore. Volevo solo se possibile far riflettere Concita sul fatto che, grazie a battaglie che qualcuno ha fatto prima di noi, le scuole differenziali in Italia non ci sono più dal 1977 quando furono abolite dalla legge 517, con l'introduzione, un paio di anni dopo, della figura dell'insegnante di sostegno. Le due realtà quindi non sono mai coesistite".

Sull'edizione di Repubblica di sabato è poi la stessa Concita De Gregorio a replicare, apparentemente chiedendo scusa: "Cerebrolesi non è un insulto ma una condizione, mi hanno scritto. Completamente d'accordo. Chiedo sommessamente scusa”. Poi aggiunge “I normodotati che distruggono statue per postare una foto su Instagram non hanno nessun danno". Ma ecco che poi arriva la toppa peggio del buco: "A margine penso che sia comunque la morte del contesto. Autorevolissimi pensatori e filosofi, financo semplici scrittori lo hanno spiegato prima e meglio di me. Mi limito a confermare. Il linguaggio politicamente corretto e il comportamento che ne consegue stanno paralizzando il pensiero e l'azione. Specie a sinistra".

La presa di posizione di Faraone

Il contesto, quindi, viene utilizzato come arma per giustificare la sua gaffe. Ma diventa poi ancora più netto il giudizio del deputato di Italia Viva Davide Faraone, in prima fila sui temi della disabilità: "A Concita De Gregorio mi piacerebbe offrire soltanto un consiglio: provi a pulire la bocca ad un disabile che sbava e vedrà che non le farà poi così tanto schifo. Le servirà semmai a rispettarlo, a conoscerlo, ad abituarsi alla sua presenza nella società, a mostrare la stessa attenzione che mostra giustamente per la statua ottocentesca distrutta da un influencer senza coscienza. Provi a sillabare con lui - prosegue - così come fanno tanti volontari nel nostro Paese, tanti valorosissimi insegnanti di sostegno, assistenti alla comunicazione. Provi a passare un po' di tempo con loro, così come dedica del tempo ad ammirare un quadro, una statua, un monumento e vedrà che le verrà naturale rispettarli, indignarsi se qualcuno osasse offenderli così come si indigna opportunamente a difesa di un'opera d'arte".

La conclusione di Faraone non lascia spazio a ulteriori repliche: "Capirà che così come i manicomi, anche le scuole differenziali nel nostro Paese, per fortuna, ce le siamo lasciate alle spalle, proprio per costruire percorsi di inclusione, di scambio tra i ragazzi, che vivono naturalmente la convivenza e mai si sognerebbero di insultare qualcuno paragonandolo al proprio compagno di classe.

Le suggerirei anche di frequentare un po' di mamme e papà di persone con disabilità, la aiuterà a comprendere che 'il deficit cognitivo' può portarti a non comprendere un'offesa, 'il decerebrato assoluto' può non percepire la violenza fisica o verbale, ma ci sarà chi incasserà per conto loro, chi si sarà sentito umiliato leggendo il suo pezzo".

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