Attualità

"Serve un approccio innovativo smoke free". Gregoire Verdeaux sferza l'Ue

Il vicepresidente per le relazioni esterne di Philip Morris International commenta su ilGiornale.it i recenti dati sul mercato nero delle sigarette. E bacchetta l'Ue: "Sia realista. Serve un approccio innovativo, aperto alle alternative smoke free"

"Serve un approccio innovativo smoke free". Gregoire Verdeaux sferza l'Ue

Bruxelles, Belgio. Gregoire Verdeaux, vicepresidente per le relazioni esterne di Philip Morris International (PMI), ci dà appuntamento nel cuore del quartiere europeo. In un edificio a pochi metri dai palazzi delle istituzioni Ue. Quando lo incontriamo, ha già tra le mani il più recente rapporto Kpmg sul consumo illecito di sigarette in Ue, Regno Unito, Norvegia, Svizzera, Moldavia e Ucraina. I dati del report, commissionato proprio da PMI, mostrano purtroppo un aumento dei tassi di consumo illegale, con la Francia capofila nel mercato dei prodotti contraffatti. E con l'Italia, al contrario, esempio virtuoso nel contenimento degli illeciti. Il top manager di origini francesi conosce già a memoria quelle evidenze, le cita con disinvoltura. E ne ha già tratto le più articolate conclusioni. Il nostro dialogo, difatti, inizia proprio da qui; dall’auspicio di Verdeaux che i governi adottino "approcci innovativi" per invertire la rotta e raggiungere l’obiettivo di un futuro smoke free.

A cosa si riferisce, nello specifico?

"Quando parliamo di consumo illecito di sigarette, osserviamo due fenomeni. Innanzitutto il contrabbando, quindi una sigaretta introdotta clandestinamente in un Paese. In questo caso le persone giocano con il prezzo e con le tasse più basse per acquisirlo. E poi ci sono le contraffazioni, quindi le sigarette fake. Di solito si trovano in un pacchetto che sembra quello del duty free e la gente si chiede: 'Perché è così economico? Sarà un pacchetto duty free…'. No, non lo è. In realtà quelle non sono nemmeno sigarette. Alcune persone considerano tutto ciò attraente per un fattore economico. C'era l’idea, in particolare in alcuni ministeri della Salute, che tassando il prodotto la gente avrebbe smesso. Ciò che il report di Kpmg sta mostrando da diversi anni è invece che, sfortunatamente, non si riesce a far sì che le persone smettano in quel modo. Se il prodotto è troppo costoso per via delle tasse, i fumatori si spostano sul mercato nero. Per questo offrire alternative è fondamentale. Se non offri alternative migliori - quindi parliamo di prodotti senza combustione, senza fumo - le persone sono in un vicolo cieco, perché la maggior parte di esse continua a fumare sigarette andando sul mercato nero".

Quali altre evidenze significative emergono dal rapporto?

"Guardando al recente report, il dato sulla media europea è un po' fuorviante, perché si potrebbe dire: ok, quindi c'è una piccola diminuzione nel consumo di sigarette in generale. Sì, ma c'è anche un certo aumento – per 500 milioni di sigarette – di prodotti illeciti. Nello specifico, possiamo osservare due Europe. Vediamo un'Europa meridionale e orientale che ha in questo momento sotto controllo il fenomeno del commercio illecito di sigarette. E poi c’è un’Europa per lo più settentrionale, del nord-ovest, che purtroppo spicca per diffusione del mercato illegale. Questo accade in una certa misura nel Regno Unito, ma soprattutto in Francia e Belgio, dove il fenomeno è ormai completamente fuori controllo. E dico completamente perché, quando si guarda alla tendenza degli ultimi tre anni, si vede un vero boom. Il mercato francese è passato dal 15% illegale a più del 30 % nell'arco di tre anni. Quindi, se mi limito a tracciare una traiettoria, temo che la maggior parte del mercato francese diventerà clandestino entro il 2024".

La prospettiva non è affatto rassicurante…

"Già oggi nel mio paese (la Francia, ndr) la criminalità organizzata è leader del mercato delle sigarette. Perché? Chiaramente, per la combinazione di una tassazione molto elevata con l'assenza di accesso alle alternative. Come ho spiegato, se aumenti eccessivamente la tassazione, sapendo che la popolazione di fumatori ha per la maggior parte un reddito modesto, e non offri una via d'uscita legale verso le alternative, spingi automaticamente quelle persone al mercato nero. È sbagliato il punto di partenza, cioè credere che con la tassazione quelle persone smetteranno di fumare. Questo ragionamento funziona solo sulla carta, se lavori in un ministero come burocrate. Ma nella vita reale di oggi, con un mercato aperto come l'Europa, con il contrabbando e i social network – in Francia è possibile ordinare sigarette contraffatte per 5 euro su Snapchat – è diverso. Se hai a che fare con la realtà, allora sai che stai solo spingendo le persone verso il mercato illecito".

L'Italia invece si è confermata best practice in Europa. Cosa ha permesso questo risultato?

"La combinazione vincente è sempre la stessa. Ovvero è necessario avere un approccio ragionevole rispetto alla regolamentazione dei prodotti. Le istituzioni devono essere consapevoli che comprare le sigarette non è come acquistare un frigorifero o un'auto. Questo è un prodotto che le persone comprano ogni giorno, ed è per questo che sono in grado di passare facilmente a un fornitore diverso, se lo desiderano. Inoltre bisogna riconoscere la differenza sostanziale tra sigarette convenzionali e prodotti senza combustione, cosa che sta già accadendo in Italia. Ovviamente, la seconda componente è l'applicazione della legge e una buona cooperazione tra settore pubblico e industria. In Italia l'attenzione da parte delle forze dell'ordine è altissima e collaboriamo, ad esempio, con la Guardia di Finanza sulla formazione specifica e sulla fornitura di perizie scientifiche in caso di sequestri. Ma non ci fermiamo qui, abbiamo anche un memorandum con l'Arma dei Carabinieri sui reati di altra natura, quelli predatori in tabaccheria, per migliorare la sicurezza del personale e dei consumatori nei punti vendita".

E come sta andando?

"Quando il 15-20% del mercato utilizza prodotti senza combustione, si stabilisce una tendenza. In città come Roma abbiamo picchi di oltre 20%. Per essere onesti, però, a volte è difficile raggiungere una certa popolazione di fumatori. Questo accade ad esempio nel Regno Unito, dove si è registrato un successo nella diminuzione delle sigarette tradizionali. Ma ancora una volta, le medie sono fuorvianti. Se consideriamo Londra, infatti, la media dei fumatori è molto bassa. Ma se guardiamo al nord-est dell'Inghilterra, dove ci sono più persone della classe operaia, più disoccupati, purtroppo in molti rimangono ancora legati alle sigarette. Si tratta quindi di un percorso avviato ovunque e che l'Italia sta intraprendendo nella giusta direzione".

Cosa si aspetta dall'Unione Europea su questi temi?

"Vorremmo che le istituzioni europee diventassero realiste e che prendessero atto che l'idea di tassare i fumatori per farli smettere è un errore. A maggior ragione lo è con un livello di offerta illecita così elevato in Europa. All’interno dell’Europa. Quello a cui assistiamo, infatti, è un problema di sigarette contraffatte made in Europe, in alcuni casi made in Belgium. Perché il Belgio, in particolare, si trova al crocevia di mercati con una tassazione molto elevata. Per questo le istituzioni europee dovrebbero smettere con l’ideologia e dire: ok, guardiamo a ciò che ha funzionato".

E quindi come dovrebbero agire?

"Non so se Bruxelles sia in grado di imparare dall’Italia, dalla Romania e dalla Polonia, ma questo è un buon test. So molto bene che, di solito, le istanze sono per lo più proposte da alcuni Paesi fondatori, come quello che io conosco meglio. Ma penso che per questa volta sarebbe bene che l'Europa si prendesse una pausa e dicesse: ok, le misure a contrasto del commercio illecito fin qui non hanno funzionato e ora bisogna reagire".

A livello di istituzioni, talvolta c’è la tendenza a equiparare le sigarette tradizionali ai prodotti senza combustione. Questo cosa comporta?

"Questo significa che stai creando un vantaggio strutturale per le sigarette illecite. Se non crei una differenza positiva tra prodotti smoke free e sigarette tradizionali, se metti tutto sullo stesso livello, allora il crimine organizzato ti dirà: io ti offro la sigaretta tradizionale, che conosci meglio, a metà prezzo. Pertanto, la capacità delle alternative potenzialmente meno dannose di competere con le sigarette illecite riguarda la differenziazione. Se equipari tutto, è un danno".

La conferenza delle parti (Cop10) sulle politiche di controllo del tabacco, in programma a novembre a Panama, per sarà dunque un momento decisivo in questo senso…

"Sì. E infatti spero di essere riuscito a convincervi che questo non è solo un problema di salute pubblica, ma è anche una questione fiscale, di criminalità e sicurezza. Spero che, quando la conferenza delle parti si riunirà per discuterne, tutti abbiano questo ben in mente. In quella sede non si tratterà solo di avere grandi idee sulla carta, ma bisognerà tradurle nella vita reale.

Se prendono le decisioni sbagliate, allora quello che faranno è favorire il crimine organizzato sulle sigarette".

Commenti