Attualità

"L'aborto è un omicidio". E la vicedirettrice del Tg1 viene linciata

Polemiche per l'intervento pro-life di Incoronata Boccia a "Che Sarà" da chi grida alla censura per Antonio Scurati

"L'aborto è un omicidio". E la vicedirettrice del Tg1 viene linciata

Ascolta ora: ""L'aborto è un omicidio". E la vicedirettrice del Tg1 viene linciata"

"L'aborto è un omicidio". E la vicedirettrice del Tg1 viene linciata

00:00 / 00:00
100 %

Non solo Antonio Scurati. La puntata di ieri di "Che Sarà", in onda su Rai3, sta facendo discutere per il dibattito sull'aborto seguito a quello relativo all'ormai famoso monologo dell'autore di "M. Il figlio del secolo". Tra gli ospiti di Serena Bortone c'era anche Incoronata Boccia, vicedirettrice del Tg1 e conduttrice di "100 anni di notizie" su Rai3, che in queste ore si ritrova sotto il fuoco incrociato delle polemiche social per aver espresso la sua opinione sull'interruzione volontaria di gravidanza.

L'opinione di Boccia

A molti non sono andate giù le dichiarazioni fatte dalla giornalista sarda nel confronto in studio sull'emendamento al dl Pnrr relativo alla presenza di volontari pro-life nei consultori femminili. Parlando dell'aborto, Boccia ha specificato di non voler "giudicare le persone e le storie" ma di voler esprimere la sua opinione sul "principio", sostenendo che "stiamo scambiando un delitto per un diritto" ed affermando che "l'aborto è un omicidio". La vicedirettrice del Tg1 ha ricordato che questo concetto venne espresso da Madre Teresa di Calcutta durante il conferimento del premio Nobel per la pace ad Oslo il 10 dicembre 1979. In effetti, in quell'occasione la santa, venerata come tale dalla Chiesa cattolica, si disse convinta che "il mezzo più potente di distruzione della pace, oggi, è l'aborto".

Gli attacchi

Le parole pronunciate da Boccia nel programma di Serena Bortone hanno provocato un vespaio di polemiche sui social. C'è chi non si è limitato a criticarle ma si è spinto persino a chiedere la rimozione della giornalista dalla vicedirezione del Tg1 proprio nello stesso giorno in cui da sinistra sono piovute addosso accuse di censura alla Rai per la mancata partecipazione di Antonio Scurati allo stesso programma con un monologo sull'antifascismo poi pubblicato integralmente dal presidente del consiglio Giorgia Meloni sulla sua pagina Facebook. Ad esempio l'ex deputata Pd Anna Paola Concia su X da un lato ha parlato di "censura in Rai" per la vicenda Scurati, dall'altro sull'intervento di Boccia si è rivolta direttamente all'azienda di Viale Mazzini in un tweet scrivendo "Vogliamo denunciare?" e poi aggiungendo che la giornalista "non si può permettere neanche di dire che è un delitto". In un altro tweet sempre riferito alla vicedirettrice del Tg1, la già esponente dem ha scritto che "in Germania sarebbe stata rimossa".

Le reazioni della politica

Dopo le polemiche di questi giorni per il voto sull'emendamento al dl Pnrr relativo alla presenza di volontari pro-life nei consultori, le dichiarazioni di Boccia non sono passate inosservate nel mondo politico. Da sinistra c'è stata un'alzata di scudi contro la giornalista. Nel Pd hanno parlato la capogruppo alla Camera Chiara Braga e il responsabile Informazione nella segreteria nazionale del PD Sandro Ruotolo per il quale Boccia "non può rivestire il ruolo di dirigente del servizio pubblico". Critiche sono arrivate anche dalla senatrice Alessandra Maiorino del M5S e dal verde Angelo Bonelli secondo cui "siamo alla svolta integralista religiosa del governo e della Rai che attacca la legge 194". I componenti di Fratelli d’Italia della Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai, invece, hanno parlato di "un vergognoso linciaggio mediatico da parte della sinistra" subito dalla giornalista sarda. In Forza Italia, invece, si sono alzate le voci di Maurizio Gasparri e di Ugo Cappellacci a biasimare "l'intolleranza" e"l'incoerenza" della sinistra sulla libertà di espressione. Sempre dal partito guidato da Antonio Tajani interviene sulla polemica anche Andrea Orsini, deputato e membro di FI in commissione vigilanza Rai, che a IlGiornale.it ha commentato: "Si potrebbe dire che è una strana idea della libertà quella che difende il diritto all'aborto, ma non il diritto ad essere contrari all'aborto". Orsini ci tiene a sottolineare che "non c'è ancora, per fortuna, nessuna norma che imponga, per essere dei bravi giornalisti Rai, di essere favorevoli all'aborto. C'è ancora il diritto, che personalmente rivendico, di essere dalla parte della vita". Anche nella Lega Giorgia Latini, Alessandro Pagano e Susanna Ceccardi sono intervenuti per criticare "l'ipocrisia della sinistra" sul caso Boccia e per chiedere il rispetto della libertà d'opinione.

Libertà d'opinione

Esiste ancora la libertà d'opinione sull'aborto? Da tempo, ormai, chi esprime la sua contrarietà all'aborto è vittima di duri attacchi e tentativi di delegittimazione. Eppure la condanna dell'interruzione volontaria di gravidanza è una verità di fede per la Chiesa cattolica e di recente papa Francesco l'ha ribadita con parole molto più forti di quelle utilizzate da Boccia sui Rai3. Per Bergoglio l'aborto corrisponde ad "affittare un sicario per risolvere un problema". Prima di lui, Giovanni Paolo II amava citare il Concilio Vaticano II e qualificare l'aborto come "abominevole delitto". Anche nell'Islam, la scuola giuridica malikita ritiene l'interruzione volontaria della gravidanza illecita in qualsiasi momento.

Queste posizioni sull'argomento non sono esclusiva religiosa ed in passato poteva capitare che grandi intellettuali atei e di sinistra si esprimessero contro l'aborto con parole analoghe a quelle ascoltate a "Che Sarà" ieri: ad esempio Pier Paolo Pasolini in un articolo su Il Corriere della Sera del 19 gennaio 1975 scrisse di essere "traumatizato dalla legalizzazione dell'aborto, perché la considero, come molti, una legalizzazione dell'omicidio". Nel 1981 il dibattito sull'argomento in Italia non era ostracizzato come ora tant'è che si tennero dei referendum abrogativi per proporre la parziale abrogazione della legge 194 che non trovarono il consenso della maggioranza degli italiani.

Il dibattito referendario testimonia però come quarant'anni fa non si rischiasse di essere oggetto di richieste di rimozione solamente per aver espresso un'opinione di condanna sull'aborto.

Commenti