La stanza di Feltri

No, il patriarcato non abita in Italia

Cara Vittoria, certe statistiche sempre impressionano, non soltanto quando a perire sono le donne. Nel 2024, ad esempio, abbiamo già quasi 200 morti sul lavoro. Ma chissà perché per questi decessi non ci indigniamo, come se crepare mentre stai sgobbando per guadagnarti il pane fosse tutto sommato un rischio accettabile

No, il patriarcato non abita in Italia

Direttore Feltri,

dopo l'uccisione di Sara Buratin per mano del suo ex marito sale a quindici il numero dei femminicidi da inizio anno. Il dato fa impressione, la media è di due donne assassinate alla settimana. Forse

sarebbe il caso di ammettere che in Italia il patriarcato esiste e non è una invenzione della sinistra. Le chiedo di essere onesto: lei cosa ne pensa?

Vittoria Strati

Cara Vittoria,

certe statistiche sempre impressionano, non soltanto quando a perire sono le donne. Nel 2024, ad esempio, abbiamo già quasi 200 morti sul lavoro. Ma chissà perché per questi decessi non ci indigniamo, come se crepare mentre stai sgobbando per guadagnarti il pane fosse tutto sommato un rischio accettabile. Eppure siamo una Repubblica fondata sul lavoro, così come sancito nell'articolo 1 della nostra Costituzione, dunque il lavoro, che rappresenta altresì un diritto e non solo un dovere, dovrebbe essere considerato per quello che è: il valore fondativo della Repubblica, da tutelare.

Mi sorge quasi un sospetto, ovvero che i morti sul lavoro non ci interessino in quanto a spegnersi sono quasi tutti individui di genere maschile. E di sesso maschile è anche la stragrande maggioranza di coloro che vengono ammazzati ogni anno. Però l'omicidio fa scalpore solo se la vittima è donna. Allora scendiamo nelle piazze, protestiamo, come se colpevole di questi crimini fosse lo Stato, puntiamo il dito contro il governo, contro la maggioranza, contro il centrodestra, giudicato sessista, come se i politici di destra ammettessero o giustificassero il femminicidio.

A me fa orrore che vengono trucidati i bambini, o anche i genitori, o gli anziani, i maschi e le femmine, a prescindere dai motivi e dai moventi. Non valuto la gravità di un omicidio in base al sesso della vittima. Non ritengo neppure che alcune vittime abbiano più valore di altre.

Intendo confortarti: l'Italia è uno dei Paesi con il minore indice di omicidi in Europa. E la quota di morti ammazzati seguita a diminuire di anno in anno.

Certo, non basta. Certo, è terribile che siano già 15 le donne massacrate dal primo gennaio ad oggi. Certo, abbiamo ancora tanto da fare, in particolare

dobbiamo incoraggiare le signore ad acquisire quella indipendenza materiale che rende possibile la loro emancipazione dal compagno, o dal marito. Più una donna è economicamente vincolata al partner, minore è la sua libertà di scelta e di autodeterminazione, quindi più esposta ella sarà ad abusi, vessazioni, violenze, angherie, molestie.

Rispondo alla tua domanda con l'onestà che mi chiedi, alla quale peraltro non saprei rinunciare. Il patriarcato in Italia non esiste. La nostra costituzione stabilisce la piena e totale parità di uomo e donna, all'interno delle famiglie è prevalente questa condizione di assoluta parificazione, così in ambito lavorativo, anzi, occorre ammettere altro, ossia che le donne si stanno sempre più affermando ai vertici delle istituzioni, dei consigli di amministrazione, degli organi decisionali, del potere in generale. Il cosiddetto gentil sesso dalle nostre parti non è sottomesso.

A guidare l'esecutivo è una donna, Giorgia Meloni. Anche la sinistra, che non aveva mai eletto una donna come presidente di Regione ora ne ha una, Todde in Sardegna. I progressisti sono indietro in questo ambito, eppure si atteggiano a femministi e tacciano gli avversari di maschilismo. Il Pd ha eletto una donna, Elly Schlein, quale segretario solamente come reazione e risposta alla nomina di Meloni alla guida del governo. Insomma, sono più patriarcali i radical-chic che non i loro antagonisti politici, se proprio vogliamo dirla tutta.

Dove sta questo patriarcato in Italia? È donna il presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano. È donna l'ex presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, prima signora a ricoprire tale carica. È donna anche l'ex presidente del Senato, Elisabetta Casellati, pure ella prima donna a ricoprire tale carica. È donna il presidente della Borsa Italiana, Claudia Parzani. È donna

il vicepresidente della organizzazione mondiale di ingegneria, Ania Lopez, italiana. Potrei continuare, ma mi fermo qui. Le italiane si affermano in ogni campo, persino in quelli che ritenevamo essere aree di competenza di esclusivo appannaggio maschile, cioè nella finanza, nelle scienze.

Il patriarcato esiste altrove. E inviterei quanti lo vedono radicato nella società italiana a volgere lo sguardo verso i Paesi arabi o verso l'Iran, ad esempio, dove oggi, venerdì primo marzo, 61 milioni di elettori sono chiamati alle urne ma si stima un astensionismo quasi all'80% a causa della sanguinaria repressione del movimento «Donna, Vita e Libertà», sorto in seguito all'uccisione della 22enne Mahsa Amini nel settembre del 2022, repressione la quale ha prodotto, nel giro di un anno e mezzo, oltre 18mila arresti, 600 vittime, migliaia e migliaia di feriti, la cui colpa è stata quella di pretendere per il genere femminile il riconoscimento di quelle libertà inviolabili che appartengono ad ogni essere umano, a prescindere dal sesso. Inclusa la libertà di non indossare il velo, di non nascondersi, di non vivere soffocate in metri e metri di stoffa.

Mi capita di scorgerlo, il patriarcato, pure nelle strade di Milano. Lo vedo, sì, esso è rappresentato bene nell'immagine di quelle donne che indossano il burqa e che camminano insacchettate al fianco dei mariti-padroni. E se non sono libere nemmeno per strada, com'è la loro esistenza da detenute tra le quattro mura?

Ci hai mai pensato?

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