Corre come un pazzo, il pedale affondato, in cerca di una soluzione rapida ad un problema intricato. Ben ha finalmente capito di amare Elaine, ma potrebbe essere troppo tardi. Fortuna che il bolide che guida lo spinge lungo il nastro d'asfalto ad una velocità sostenuta, tenendo comunque la strada magnificamente. Ma poi, sollecitata allo spasmo, l'Alfa Romeo Duetto resta a secco. Senza benzina. E Ben è costretto a cercare la chiesa dove Elaine sta per sposarsi a piedi. A tentare un'impresa alquanto complessa.
Corre l'anno di grazia 1967 e con "Il laureato" sboccerà la carriera artistica di un ancora imberbe Dustin Hoffman. Nella fortunata pellicola di Mike Nichols, accanto a lui, c'è un'altra quasi debuttante, Katharine Ross. E fende lo schermo anche la seducente Anne Bancroft. Le musiche, interpretate da Simon & Garfunkel, le firmano Dave Grusin e Paul Simon. Chi non si è mai sciolto ascoltanto The sound of silence? Chi non ha mai provato ad intonare, anche soltanto sotto la doccia, la deliziosa melodia di Mrs Robinson? Nichols ci vince un oscar, con questo apparecchiamento qua.
Ma c'è quell'altra protagonista che lo aiuta assai. La Duetto che sgasava all'inizio del pezzo, che poi sarebbe la fine del film. Strana genesi, la sua. Senza un signore di origini austriache invaghitosi delle sinuose linee dell'Alfa Romeo, delle sue ruggenti prestazioni, di quei sentimenti meccanici, la storia non avrebbe mai nemmeno iniziato ad avvitarsi. Il nome era Max Hoffmann. Cercava un modello fatto su misura per grattare la pancia all'America più facoltosa. Uno in grado di sfidare senza sussulti Porsche, Bmw, Mercedes.
La produzione di questa prima spider, la Giulietta, era opera di Pininfarina. Il design rapiva valanghe di pupille, perchè sprizzava dolce vita da ogni poro. Non serviva essere un disinvolto connaisseur per slacciare i freni emotivi. Poi c'erano le prestazioni, praticamente in tutto superiori a quelle delle colleghe che, si presumeva, dovevano essere più rinomate. Quella era la strada che avrebbe portato fino alla Duetto, nome scelto quasi casualmente, frutto di un concorso a premi, e poi aspramente contestato da un'azienda dolciaria che produceva una merendina omonima.
I buoi però erano già scappati dalla stalla. "Suo padre gli ha comprato un'Alfa Romeo hai presente cosa significa?'", dice la madre di Dustin Hoffmann nel film. Significava molte cose, in effetti. Quell'auto diventà iconica in fretta, conquistando entrambi i lati dell'oceano. A metà degli anni Sessanta i disegnatori della Pininfarina, capitanati da Aldo Brovarone e Franco Martinengo, presentarono un bozzetto che convinse subito. Traeva ispirazione dall'Alfa Romeo 6C 3000 CM Superflow. Seguì un intelligente battage pubblicitario, che vedeva spuntare la vettura in contesti multiformi, per addentare un target cospicuo.
Il modello di prima generazione ereditava il motore 1.6 bialbero con 109 CV della Giulia Sprint GT: era facilmente riconoscibile per via di quella caratteristica forma a osso di seppia che assumeva la carrozzeria. Nel 1967 - l'anno del film - la gamma si allarga con l’ingresso della più esuberante 1750 con 118 CV e un anno più tardi con la Spider 1300 Junior da 89 CV. La produzione andrà avanti per 28 anni di fila, evolvendosi costantemente, testimoniando la deflagrazione lunga di un successo.
A bordo
della sua spider rossa Hoffman ancora non lo sa, ma sta guidando un mito destinato a rimanere inciso per sempre nei sentimenti di cinefili, appassionati di motori e tutti quelli che non rientrano nelle prime due categorie.
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