Il birrificio è quello di sempre. Da 146 anni. Una combinazione suggestiva tra tecnologia e arte, tra stile liberty e moderne strutture produttive. E pure gli ingredienti della bevanda spillata sono gli stessi: niente si inventa, se la ricetta funziona. Nel cuore della Valganna, in provincia di Varese, si respirano aria di tradizione e modernità: il Birrificio Angelo Poretti di Induno Olona è infatti la testimonianza - in piena attività - di una storia iniziata nel 1877, quando l'omonimo fondatore avviò in quel luogo una produzione di birra, dopo aver aver catturato i segreti dei migliori artigiani in Austria, Boemia e Baviera. Oggi il marchio tutto italiano appartiene al gruppo Carlsberg, che nel medesimo stabilimento del varesotto (oggi chiaramente potenziato e ampliato) ha stabilito la propria sede produttiva nel nostro Paese.
L'antico birrificio in piena attività
La nota romantica certo non sarà sfuggita agli amanti della bevanda ottenuta dal luppolo. La sala di cottura realizzata nel 1908, ad esempio, preserva ancora oggi le stesse caratteristiche estetiche dell'epoca ed è il cuore pulsante dell'azienda. Il birrificio è peraltro aperto a visite guidate e degustazioni. Ma il luogo in questione non è un museo di antiche memorie industriali; gli impianti sono infatti in funzione e anzi rappresentano una delle maggiori realtà produttive del settore in Italia. "Siamo il terzo produttore di birra del Paese, con oltre 1,3 milioni di ettolitri prodotti, e siamo presenti su tutto il territorio nazionale con un portafoglio di brand, nazionali e internazionali", spiega a ilGiornale.it Olivier Dubost, managing director di Carlsberg Italia, citando marchi come Birrificio Angelo Poretti, Tuborg, Grimbergen o la nuova 1664 Blanc.
Il giro d'affari
Per quanto riguarda il giro d'affari, il top manager riferisce che nel 2022 il gruppo ha registrato un incremento del fatturato del 22% sull'anno precedente. "Per noi sono ottimi risultati, anche perché confermano il nostro contributo a generare un impatto positivo su tutto il territorio: nel 2022 abbiamo contribuito a creare oltre 7.300 posti di lavoro nel sistema-Paese e stimiamo che ogni persona che lavora in Carlsberg Italia abbia generato 26,5 posti di lavoro medi", ha commentato al riguardo Dubost, citando i dati ESG (Environment, Social, Governance, ndr) elaborati dall'azienda per l'anno passato. I numeri, come sempre accade nelle realtà imprenditoriali, si traducono poi in obiettivi e quelli descritti dal top manager riguardano l'innovazione, la sostenibilità, il legame col territorio. Una prospettiva a quanto pare necessaria per convincere il consumatore italiano, sempre più orientato al prodotto di qualità. E infatti condivisa anche dal principale competitor.
Sostenibilità, innovazione e territorio
"La nostra missione è produrre birra per un oggi e un domani migliori. Lo facciamo investendo innanzitutto in sostenibilità e crediamo nell'innovazione, perché vogliamo puntare sempre più su brand premium in grado di soddisfare i consumatori con esperienze elevate di consumo", ci racconta ancora Dubost. Ma a incuriosire è soprattutto l'attenzione che il gruppo dichiara di voler mantenere nella tutela del suo marchio made in Italy e del birrificio diventato sede italiana dell'azienda. "Data l'importanza del luogo storico in cui produciamo, continuiamo a investire nella tutela del patrimonio storico-culturale e nell'innovazione tecnologica. Il Birrificio racchiude oltre 140 anni di tradizione in cui passato, presente e futuro convivono perfettamente in uno splendido esempio di architettura industriale e bellezza storica. Nell'ultimo anno, abbiamo investito nel rinnovamento tecnologico del Birrificio Angelo Poretti e il risultato è un sito che valorizza il gioiello industriale ereditato", sottolinea il managing director di Carlsberg Italia.
La tecnologia anti-spreco
Le sfide del gruppo sono quelle legate al mercato ma anche all'aumento del costo delle materie prime. Sul punto, dall'azienda ci spiegano come una delle strategia adottate per contenere il fenomeno sia l'utilizzo della tecnologia "DraughtMaster", grazie alla quale "i clienti possono contare su un sistema di spillatura quasi fino all’ultima goccia (residuo massimo <5% del totale dei 20 litri)". E questo - argomentano - perché "il fusto in Pet consente di utilizzare tutto il prodotto al suo interno.
Inoltre, la birra rimane freschissima e di qualità per 30 giorni". Il vantaggio per il consumatore? Quello di trovare una birra di qualità "per lungo periodo". L'antica tradizione birraia va rispettata, certo, ma non tutte le innovazioni vengono per nuocere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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