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Ilva riparte, stretta sul cavaliere bianco

Entro fine anno attivi tre altiforni, poi gli elettrici. Presto altri 150 milioni e a maggio i pretendenti

Ilva riparte, stretta sul cavaliere bianco

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Prende forma il piano per il rilancio dell’ex Ilva. Un cronoprogramma per la ripartenza degli impianti e l’avvio di una parziale conversione ai forni elettrici con, in parallelo, l’analisi dei potenziali futuri acquirenti privati.
A tratteggiarne i dettagli della nuova Ilva sono stati ieri i ministri competenti, in particolare il ministro delle Imprese Adolfo Urso, alla presenza del sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano, dei tre commissari e dei sindacati, tutti riuniti a Palazzo Chigi.
Il nuovo piano ruota attorno all’obiettivo di due impianti in marcia entro agosto (ora ne funziona solo uno; Afo4) e di tre impianti entro il 2025. L’obiettivo prioritario resta quello di far risalire la produzione ora ferma ai minimi storici: 1,6 milioni di tonnellate. Poi, tra un anno, partirà la trasformazione elettrica (parziale) del sito siderurgico: quella che viene definita la decarbonizzazione del sito. Nel primo semestre 2025 prenderà avvio, infatti, la costruzione di due forni elettrici che, secondo il commissario Giovanni Fiori, «entreranno potenzialmente in funzione dal secondo semestre 2027, presso lo stabilimento ex Ilva di Taranto, in sostituzione di Afo1 e Afo4».
L’obiettivo è quello di sostenere un piano da 6 milioni di tonnellate di acciaio come obiettivo massimo al 2026 con i forni attuali a carbone. Ma l’impresa è ardua. Molto dipenderà dai prossimi mesi, dalle risorse disponibili e dal mercato.
Se la ripartenza e la conversione degli impianti sono e saranno dunque lunghe, non altrettanto si può dire del passaggio ai privati. Lo Stato che due mesi fa ha commissariato l’azienda sta infatti cercando di coinvolgere in tempi brevi i soggetti interessati.
«Nella seconda metà di maggio sono state programmate delle visite presso gli stabilimenti ex Ilva di società che hanno manifestato interesse per il possibile acquisto del polo siderurgico», avrebbe riferito il ministro Urso. Alla finestra sono da mesi diversi soggetti e in particolare la cremonese Arvedi, gli ucraini di Metinvest, gli indiani di Vulcan Green Steel (Jindal) e di Steel Mont.
Intanto, sul fronte finanziario, nuove risorse sono in arrivo. ll governo predisporrà «un’altra norma per spostare altri 150 milioni di euro da ex Ilva in amministrazione straordinaria ad Acciaierie d’Italia, poi arriveranno i 320 milioni del prestito ponte», ha detto Francesco Rizzo dell’Usb uscendo da Palazzo Chigi al termine dell’incontro tra il governo e i sindacati. La norma dovrebbe arrivare a breve perché la situazione «è critica», ha aggiunto prevedendo «che rischiano di essere esclusi nel tempo dal ciclo produttivo 4mila-5mila lavoratori». Solo una previsione, per ora, visto che non si è parlato esplicitamente dei livelli occupazionali.
Al momento i sindacati si dicono «non soddisfatti» perché il piano è troppo generico e non prevede da subito la «ripresa produttiva».


Per accelerare il prestito ponte il piano industriale illustrato ieri, e nel quale è prevista la costruzione dei forni elettrici, sarà presentato a breve a Bruxelles.

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