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Baghdatis, il Federer di Cipro è in finale

«Ho imparato a giocare studiando in Francia come ragazzo alla pari. Nel mio Paese ci sono otto campi»

Baghdatis, il  Federer di Cipro  è in finale

Marco Lombardo

«È incredibile». L’ultima volta che qualcuno disse la stessa cosa su un campo da tennis era il 1980, era Wimbledon, era Bjorn Borg che scuoteva la testa dopo aver battutto McEnroe, perché non poteva credere che qualcuno lo avesse portato fino al quinto set per cedere solo 8-6. Per SuperMac fu l’inizio della storia. «È incredibile»: la faccia di David Nalbandian ieri a Melbourne era più o meno la stessa di Borg, con la differenza che lui aveva appena perso davanti ad un cipriota, praticamente l’unico tennista di un Paese che non arriva ad avere dieci campi su cui giocare. Il cipriota in questione è Marcos Baghdatis, il primo finalista degli Australian Open, uno che in fondo è stato numero uno tra gli juniores, uno che a Melbourne ha già vinto il titolo tra i giovani, uno che - con le dovute cautele, per carità - assomiglia tanto a Roger Federer, perché fantasioso, perché diverte e si diverte, perché è educato in campo e fuori.
«È incredibile», l’ha detto ieri anche Marcos Baghdatis dopo aver recuperato due set a Nalbandian, dopo aver disputato il match più incredibile della sua carriera finendo in ginocchio, in lacrime e senza parole quando sul tabellone lampeggiava l’impensabile punteggio: 3-6, 5-7, 6-3, 6-4, 6-4. Una partita - questa sì - incredibile, fermata addirittura nell’ultimo game dalla pioggia che ha costretto gli organizzatori a sospendere il gioco 25 minuti per chiudere il tetto della Rod Laver Arena. Ripreso il match, è finito tutto in un attimo: «Non so proprio cosa dire - ha detto Baghdatis dopo l’ultimo ace -, ho giocato un tennis incredibile. Come ho fatto? Non ho pensato, ho semplicemente giocato».
Così adesso, alla sua prima volta nelle finali dei Grandi, Marcos ha dato ragione a papà Christos, che prima l’ha buttato in quella decina di campi («Anzi, no. Non sono più di otto») per spedirlo poi a Parigi quando aveva 13 anni: «Io volevo fare il calciatore. Ma lui andava pazzo per le racchette». A Cipro Baghdatis ha lasciato la famiglia e un fratello maggiore che oggi fa il maestro di tennis e il suo compagno di doppio in coppa Davis. A Parigi invece Marcos ha trovato rifugio come ragazzo alla pari in una famiglia che lo ha praticamente adottato e dove lui - appena va in Francia - risiede ancora. In Australia il problema più grande è stato quello di abituare Cipro e i suoi tifosi al tennis: «Qui a Melbourne c’è un piccolo gruppo di fan che mi ha adottato: ci sono ciprioti e greci. Ma loro conoscevano solo il calcio, il tennis l’hanno scoperto solo perché ci sono io». Così, prima della sfida vinta con Roddick negli ottavi di finale Marcos li ha presi da parte ha regalato loro qualche biglietto e ha spiegato le regole: «E soprattutto ho insegnato loro a non gridare durante gli scambi». Obbiettivo raggiunto. La curva è rumorosa ma educata e Cipro ha scoperto di avere un nuovo eroe nazionale, uno da finale dello Slam: «Adesso posso sognare di vincere questo torneo. Anzi, ora ci conto: ce la posso fare, davvero».

Certo, magari contro Federer. Talmente incredibile che potrebbe succedere davvero.

Risultati semifinali donne. Mauresmo (Fra) b. Clijsters (Bel) 5-7, 6-2, 3-2 ritiro per infortunio alla caviglia. Henin (Bel) b. Sharapova (Rus) 4-6, 6-1, 6-4

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