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Anche i falchi Bce hanno cambiato idea Per completare il Pnrr serve più tempo


La consigliera tedesca Schnabel: «Il Next Generation EU è una possibilità unica, non possiamo permetterci di fallire». In gioco c’è il futuro stesso dell’Unione

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L’orizzonte del Pnrr e, soprattutto, la sua scadenza nel 2026 andrebbero ridisegnati. A dare voce a un’ipotesi che a Bruxelles sembra prendere sempre più piede è stata un’insospettabile: Isabel Schnabel, consigliera tedesca della Bce ed esponente del rigorismo monetario che a Francoforte il governatore Panetta ha sempre criticato. Ieri, durante la lezione tenuta allo European University Institute di Firenze, Schnabel ha motivato il proprio punto di vista. «I dati recenti indicano rallentamenti nell’attuazione dei Pnrr», dovuti anche al metodo di funzionamento del piano.

In particolare, due aree richiedono una «riflessione»: il sistema di controllo, che ha portato a ritardi nelle richieste di pagamento, e l’orizzonte «ambizioso» del 2026 che rischia di creare «pressioni inflazionistiche ingiustificate» e spinge a scegliere «progetti facili da realizzare».

Insomma, è un orientamento «tedesco» perché il chiodo fisso di Schnabel è tenere a bada l’inflazione e, se gli Stati si affretteranno a chiudere i cantieri, nuove impennate non sono da escludere a priori. Questi problemi, ha aggiunto, «richiedono un’attenta considerazione, poiché non possiamo permettere che il Next Generation Eu fallisca». Secondo Schnabel, la Bce ha messo in gioco la propria credibilità con il Recovery Fund con «uno strumento fiscale centrale per fornire stabilizzazione attraverso risorse comuni, che sostiene la politica monetaria» e «aumentando la liquidità delle obbligazioni Ue e rafforzando i mercati dei capitali dell’area euro, facendo così progressi verso la creazione di un asset sicuro veramente europeo».
Il futuro dell’integrazione europea dipende da quei fondi e non si può rovinare tutto privilegiando spesa corrente a breve termine e non impegnandosi negli investimenti programmati che richiedono più tempo. Si tratta, quindi, di un’implicita ammissione della necessità di un allungamento dei tempi dei Pnrr che scadono il 30 giugno 2026. Una possibilità alla quale di recente aveva accennato anche l’ad di Cassa depositi e prestiti, Dario Scannapieco. Le pressioni inflazionistiche derivanti da una concentrazione della domanda nei due anni della fine prevista del Piano (2025 e 2026) devono essere tenute sotto controllo, di qui anche l’opportunità di una proroga. Anche perché la componente tedesca della Bce non ritiene corretto abbassare i tassi nell’immediato. «La politica monetaria deve rimanere restrittiva fino a quando non sarà certo che l’inflazione tornerà in modo sostenibile all’obiettivo del 2% nel medio termine», ha sottolineato Schnabel aggiungendo che occorre «evitare di essere costretti ad adottare una politica simile a quella degli anni ’70», con ribassi e rialzi ravvicinati. Un altro tema di fondamentale importanza, ha rimarcato, è «l’efficacia con cui i governi utilizzeranno i fondi per rendere le nostre economie adatte alle sfide», a partire da quella sulla produttività. Secondo Schnabel, l’Italia e tutta l’area euro dovrebbero far crescere dimensionalmente le imprese sul modello Usa, anche per abbassare i prezzi.
Intanto, la premier Giorgia Meloni, a Gioia Tauro per firmare un’intesa con la Regione Calabria, ha ricordato che l’Italia è «la prima nazione in Europa ad aver presentato tutti gli obiettivi della quinta rata e, nel frattempo, abbiamo rinegoziato il piano».
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