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Salute mentale e resilienza, il problema e la cura della "permacrisi" tra Covid e guerra

Sono ormai anni che stiamo vivendo in una situazione di "permacrisi" ovvero di crisi permanente, che ha messo a dura prova la nostra salute mentale. Ne abbiamo parlato con il prof. David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi

Salute mentale e resilienza, il problema e la cura della "permacrisi" tra Covid e guerra

Non è certo una novità che gli ultimi quattro anni di crisi generalizzata, aggravata dalla pandemia di Covid, dalla guerra, da problemi economici e dall'allarme climatico, hanno messo a dura prova la nostra salute mentale; arrivando a far definire questo periodo come di "permacrisi", ovvero di crisi permanente. Se all'inizio l'emergenza è stata principalmente medica, ora ci si sta sempre più rendendo conto che il vero problema arriva dalla salute mentale della popolazione. Siamo stati sottoposti a pressioni importanti, restrizioni, paure, incertezze che a lungo andare hanno lasciato una traccia importante sia nella nostra psiche ma anche nel nostro corpo strettamente legato alla mente. Di questo argomento e dell'imporanza della resilienza, abbiamo parlato con il professor David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi (Cnop).

Professore, lo ha spiegato bene nell'incontro durante la giornata Nazionale della Psicologia, il periodo storico che stiamo vivendo, e che abbiamo vissuto negli ultimi 3 anni con la pandemia, a cosa può essere paragonato?
"All’inizio la pandemia è stata paragonata ad una emergenza, sul tipo delle calamità naturali, con la differenza però che ha colpito non un’area specifica, ma tutto il Paese e l’umanità nel suo complesso. Difficile fare paragoni. Un evento epocale che ha tanti caratteri di straordinarietà: è stata la prima vera pandemia dell’epoca moderna, oltretutto il dato straordinario, è che il capitolo non è chiuso, la pandemia rimane sullo sfondo come minaccia che può tornare in modo significativo. Tutto questo ha creato e crea grande incertezza, aumentata dal sommarsi della guerra, delle ricadute economiche e della crisi climatica che è sempre più evidente. Io ho parlato di “crisi permanente ad emergenze variabili” ma qualcuno è stato più bravo coniando il termine “permacrisi” per indicare appunto questa condizione di crisi permanente. Credo che tutto questo caratterizzi questo periodo come una accelerazione delle transizioni in atto".

Che tipo di impatto ha avuto ed ha tutt’ora la "permacrisi" sulla popolazione?
"Credo che sia un errore dire che "tutto è tornato come prima”, sia perché questo presuppone la chiusura della crisi che invece, in modo diverso, è ancora in atto in vario modo, sia perché in realtà ci sono molti segnali di processi di cambiamento, alcuni più visibili, come il rapporto con il lavoro o le diverse forme di malessere, altri più profondi e ancora sottotraccia, ma dei quali abbiamo segnali e che si evidenziano ad esempio, in positivo o in negativo, nel lavoro che facciamo con le persone. Questi processi sono come fiumi carsici, spesso ci vuole del tempo perché siano visibili. Teniamo presente che questo periodo così particolare, ha smascherato il senso di onnipotenza che ci ha inculcato la tecnologia, messo a nudo le nostre fragilità individuali e collettive, ha fermato la vita alla quale eravamo abituati, ci ha costretto a confrontarci con situazioni e sensazioni nuove, a comportamenti diversi, e a riflettere".

L’aumento di casi di violenza domestica piuttosto diffusa è, secondo lei, dovuto anche a questo?
"La convivenza forzata ha prodotto ricadute in varie direzioni, positive in molti casi, negative in altri. C’è stato un aumento delle crisi familiari e anche delle forme di violenza. Purtroppo, molte di queste non sono emerse perché la pandemia ha reso più complicato chiedere aiuto".

Cosa significa "resilienza" in psicologia?
"È la capacità di affrontare situazioni difficili nel modo migliore possibile senza farsi travolgere, e di risollevarsi dalle crisi. Gli studi hanno fatto emergere che, al di là della genetica, dipende in gran parte dalle nostre esperienze precoci e comunque, questo è un elemento cruciale, può essere sviluppata nel corso della vita, sia in base alle esperienze che facciamo, che grazie ad interventi psicologici, individuali o collettivi. Ecco perché si parla di “promozione della resilienza”. La scuola, ad esempio, è il contenitore ideale per sviluppare le capacità di resilienza dei ragazzi. Il servizio di psicologia scolastica, che dovrebbe essere strutturato finalmente anche in Italia, deve aiutare il sistema scuola in questo obiettivo essenziale".

Prof. Davide Lazzari
Prof. David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi (Cnop)

Perché è importante puntare sulla resilienza e come questa può migliorare le cose?
"Per comprendere meglio possiamo fare il paragone della resilienza psicologica con la forma fisica. Non parlo di essere palestrati ma della condizione che si ottiene con un'attività motoria equilibrata. Tutti ormai sanno che questa diventa un fattore di prevenzione importante, ma anche un modo per sentirsi meglio nella quotidianità. Allo stesso modo, possiamo avere un'idea di come una maggiore resilienza psicologica ci può aiutare in tanti modi. Che non vuol dire indossare una corazza psicologica, diventare insensibili, ma, essere più flessibili, costruttivi, capaci di gestire meglio le difficoltà. In un mondo sempre più complesso, che sfida in molti modi le nostre possibilità, promuovere la resilienza diventa un obiettivo fondamentale a livello sociale. Così come abbiamo promosso l’attività fisica sin dal renderla obbligatoria nella scuola, allo stesso modo se aiutiamo la psiche la psiche ci aiuterà".

Secondo lei ci si è realmente resi conto della situazione che stanno vivendo le persone in questo momento?
"Noto una difficoltà a comprendere, soprattutto da parte dei tecnici e delle istituzioni. Ci sono tre motivi in particolare, quello di pensare che il disagio è solo legato a fattori economici, e quindi risolvibile solo su quel piano, pensare in termini dicotomici mente-corpo e salute-malattia, che impedisce di vedere che una psiche sofferente condiziona il corpo e può farlo ammalare. Non dare importanza a quel territorio tra salute e malattia che oggi riguarda milioni di persone che stanno male, anche se non hanno sviluppato una malattia fisica o psichica. Sono varie forme di disagio che condizionano la vita e che, se non affrontate, in buona parte finiscono con l’aggravarsi. Un aiuto, un ascolto, in questa fase è strategico perché può evitare l’escalation. Molte di queste situazioni arrivano al pediatra o al medico di famiglia, che però non ha a fianco uno psicologo di base che può intervenire e fare opera di prevenzione fondamentale. Anche a livello economico i benefici in questo senso sono importanti".

Di cosa ci sarebbe bisogno a suo parere?
"Di un pensiero di sistema che sia in grado di valorizzare le infrastrutture sociali esistenti, parliamo della scuola, dei servizi sanitari e sociali, di quelli per il lavoro; per attuare programmi di promozione della resilienza, per intercettare precocemente le situazioni di sofferenza e aiutare il cittadino in una logica di rete in relazione ai suoi specifici problemi".

Come si attua un adeguato percorso di aiuto per chi ne necessita?
"Oggi disponiamo di interventi psicologici e psicoterapici validati e di provata efficacia, che si declinano in modo diverso per le diverse problematiche o fasce d’età, a livello individuale, di gruppo e di comunità. C'è una gamma di risposte molto articolate che sono frutto di esperienze e sperimentazioni a livello internazionale, e che in molti casi hanno avuto valutazioni anche in termini economici di costo-benefici. Per le situazioni più diffuse, ad esempio, la psicologia è più efficace e vantaggiosa dei farmaci".

Quali sono i segnali di allarme della nostra salute mentale che non dobbiamo sottovalutare?
"I sintomi sono molto soggettivi, ma in generale si avverte uno stato di malessere che può esprimersi sul piano psicologico e anche sul piano fisico. Affaticamento, nervosismo, umore negativo, nervosismo, problemi di sonno, digestivi, tensione muscolare, sono tutti segni, soprattutto se ricorrenti e frequenti, che non stiamo bene anche se non c’è ancora una malattia in senso stretto. Poi ci sono i sintomi specifici dei diversi disturbi psichici, a partire da ansia e depressione. Non dobbiamo fare allarmismi ma neanche ignorare i messaggi che ci arrivano. Consultare un esperto, anche solo per comprendere meglio, è importante per farsi aiutare e per imparare ad aiutarci".

I percorsi psicologici, seppur fondamentali, sono però qualcosa che non tutti possono permettersi e alla fine è sempre la fascia più debole della popolazione, la più povera, che forse ne avrebbe maggiore bisogno, a rimanere tagliata fuori. Il Bonus psicologo è sufficiente e soddisfa davvero la richiesta?
"Accanto al potenziamento del pubblico va anche valorizzata la collaborazione con il privato, che oggi copre l’80% dei bisogni. Il bonus psicologico va in questa direzione, perché consente alle persone che vivono un disagio, e non hanno risorse economiche per accedere ad un aiuto. È uno strumento molto innovativo, che ora è diventato strutturale e incontra il gradimento dei cittadini, soprattutto dei più giovani, ma c’è bisogno di maggiori risorse e speriamo che Governo e Parlamento le possano mettere in campo, rispondendo a questa esigenza".

Le giovani generazioni quanto sono state colpite, e quali effetti futuri si avranno se non si interviene?

"Le forme di disagio nelle prime fasi della vita, lasciano purtroppo tracce che condizionano in vario modo lo sviluppo futuro. La ricerca in questo è sempre più chiara. Quindi proteggere il benessere psicologico diviene un elemento fondamentale; teniamo presente che la maggior parte delle vulnerabilità che si manifestano nella vita adulta, nascono da ferite non risolte nell’infanzia e nell’adolescenza.

Offrire ai ragazzi possibilità di ascolto, strumenti di aiuto così come attività di promozione delle risorse psicologiche, è fondamentale, rappresentano un investimento indispensabile per lo sviluppo del capitale umano e il futuro del Paese".

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