"Berlusconi aprì ai giovani. Errore temere noi ragazzi"

Il sindaco di Carate Luca Veggian, che ha portato Forza Italia al 20 per cento, chiede il rilancio "eliminando i troppi personalismi"

"Berlusconi aprì ai giovani. Errore temere noi ragazzi"
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Merito, radicamento e consenso: «La linea per far crescere il partito l'aveva già tracciata il presidente Silvio Berlusconi. Voleva rinnovare Forza Italia dando ancora più spazio ai giovani» racconta Luca Veggian, sindaco azzurro di Carate Brianza dal 2018 e confermato alle scorse comunali con tanto di record per Forza Italia, primo partito del centrodestra con quasi il 20 percento dei voti. «Molti amministratori locali si stanno avvicinando, c'è un'inversione di tendenza e per tanti è un ritorno. Dobbiamo aprirci a tutti i moderati». Lo scorso primo giugno, poco prima della sua scomparsa, Veggian ha incontrato il Cavaliere a Villa San Martino: «Mi ha nominato coordinatore dei sindaci azzurri della Lombardia. Ripartire da chi ha i voti sul territorio era già una sua idea».

In Lombardia il partito è già a lavoro. Prima l'assemblea regionale, poi il week-end di tesseramento.

«In assemblea tutti gli interventi andavano nella direzione dell'unità. È sbagliato pensare ancora a personalismi o a lotte tra correnti. In questo momento bisogna guardare solo l'obiettivo comune, rilanciare Forza Italia».

In che modo?

«Berlusconi voleva aprire il partito ancora di più ai giovani. Diceva che chi ha fatto due, tre o quattro legislature potrebbe non avere più la giusta motivazione. Abbiamo la fortuna di contare su una vastità di sindaci, assessori e consiglieri: è sbagliato aver paura dei ragazzi che provengono dal territorio e non farli crescere».

Una prima riorganizzazione c'era stata proprio pochi mesi fa, anche in Lombardia.

«Mi ritrovo pienamente nella strada che ha tracciato il nuovo coordinatore Alessandro Sorte, mettendosi anche lui in gioco. A volte sono state tenute in disparte figure che avevano consenso. Per paura, ma se non fai crescere gli amministratori non cresce nemmeno il partito. E poi persone come Sorte o il coordinatore dei Giovani Stefano Benigni non sono calate dall'alto, hanno vissuto Fi fin dagli albori. Con entrambi siamo stati fianco a fianco per 12 anni nel movimento giovanile».

Come si ritorna stabilmente in doppia cifra?

«Forza Italia è il contenitore naturale per i moderati. A Carate Brianza, sommando i voti azzurri a quelli delle liste civiche, superavamo il 53 per cento. La casa dei moderati non si ferma ai confini del partito, ma è molto più grande. Le civiche non trovano sempre una collocazione quando mettono il naso fuori dal Comune. Questo rinnovamento dovrà renderci attrattivi e in grado di rappresentarle».

Ora tocca al coordinatore nazionale Antonio Tajani. Che periodo si apre?

«Tajani ha già dimostrato il suo valore e quanto tenga a Forza Italia. È una figura di rilievo che fa la differenza in un partito come il nostro che ha un indirizzo chiaro riformista ed europeista: ce lo teniamo stretto. Questa stagione congressuale farà bene a Forza Italia. Anche i nostri big hanno sempre dimostrato di avere consenso, non hanno problemi a mettersi in gioco. Chi è abituato a fare politica sul territorio non può che accogliere questa nuova sfida».

Ricordi dell'ultimo incontro con il Cavaliere?

«Nominandomi seduta stante coordinatore dei sindaci lombardi, mi ha chiesto di individuare quelli che avevano più consenso, ricreare un database degli amministratori locali e organizzare delle

riunioni. Ci aveva anche messo a disposizione alcune sue sale e auditorium per ritrovarci. Ha lavorato tutto il pomeriggio sui dossier e pensava già alle prossime candidature. In mano aveva delle bozze di liste per le europee».

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