I cittadini di Bologna sono i più torchiati d'Italia, con 601 euro l'anno di tributi comunali, praticamente il doppio di quanto il Comune di Catanzaro «chiede» ai suoi residenti, ovvero 235 euro. Venezia al primo posto per le entrate tributarie, con 1.107 euro a testa, cifra su cui pesa però il dato relativo ai proventi della gestione del Casinò, seguita da Firenze che totalizza un singolare record: è la città che irroga più contravvenzioni, pari a 104 euro per abitante, nove volte più che a Potenza. Sono solo alcuni dati del Rapporto Civicum-Politecnico di Milano sui rendiconti 2008 di 21 grandi Comuni italiani, dal quale emerge che, l'anno scorso, i Comuni hanno speso mediamente 1.647 euro per abitante: il 2% in più rispetto all'anno precedente.
Nell'indagine sono rappresentati tutti i capoluoghi di Regione, ad eccezione di Aosta, per le specificità contabili della Regione, L'Aquila, «giustificata» causa terremoto, e Roma, che non ha approvato il bilancio 2008. Compresi nella ricerca sono anche i capoluoghi di provincia che fanno parte dell'Accountability club, promosso da Civicum con il Dipartimento per la Funzione Pubblica e l'Innovazione del ministro Brunetta. La mappa dei rendiconti 2008, sarà illustrata nel dettaglio il 27 novembre a Torino alla presenza di Sergio Chiamparino, nella sua duplice veste di sindaco e di presidente dell'Anci; Sergio Rizzo, giornalista e scrittore e Federico Sassoli de Bianchi, presidente di Civicum.
Un'indagine dalla quale emerge che «risparmiare sulla gestione dei Comuni è possibile. Quanto? Tanto da pagarci due Ponti sullo Stretto all'anno», sostiene Federico Sassoli, presidente di Civicum.
Ecco i dati principali «fotografati» dal Rapporto Civicum.
Le entrate. Il 2008 è stato un anno positivo per le casse comunali, che hanno incamerato, mediamente, il 3% in più rispetto all'anno precedente. Meno significativo appare il confronto con lo scorso anno delle singole componenti delle entrate. Il finanziamento di un Comune è composto da tre grandi voci: le entrate tributarie, quelle dovute a trasferimenti da altri livelli di governo (Stato e Regione) e quelle legate alla capacità di valorizzare beni e servizi dell'ente. Il 2008 è stato infatti caratterizzato dall'intervento normativo sull'Ici, che ha ridotto ovunque le entrate tributarie, compensando però questo fenomeno con un incremento dei trasferimenti dallo Stato.
Più significativa è l'analisi della composizione delle entrate dei singoli Comuni. Bologna mantiene la prima posizione nelle entrate tributarie: 601 euro per abitante (576 euro dei quali per le sole imposte comunali). Il che fa più del doppio degli italiani meno tassati in assoluto, gli abitanti di Catanzaro (235 euro), seguiti a ruota dagli abitanti di Trento (333 euro/abitante) e Bolzano (362euro/abitante). I Comuni con trasferimenti più elevati sono Trento (1.881 euro/abitante), Bolzano (1.332 euro/abitante) - in generale le regioni a statuto speciale hanno trasferimenti mediamente più elevati- e Napoli (1.263 euro /abitante); agli ultimi posti troviamo invece Pescara (379 euro/abitante) e Reggio Emilia (408 euro/abitante).
Le entrate extra-tributarie - si legge in una sintesi del Rapporto - sono un indicatore della capacità del Comune di far «rendere» le proprie attività, sotto forma di: pagamento dei servizi; dividendi delle società partecipate; proventi dai beni patrimoniali; contravvenzioni. Lo studio mostra che mediamente le entrate tributarie sono pari a 324 euro per abitante. Ma con oscillazioni molto forti: si va dai 1.107 euro di Venezia (su cui pesa però il dato relativo ai proventi della gestione del Casinò), ai 515 euro di Firenze, seconda città in classifica, ai 108 euro di Palermo. Firenze è la città che irroga più contravvenzioni (140 euro/abitante), quasi 9 volte in più rispetto a Potenza (16 euro/abitante).
Le spese. I 21 Comuni analizzati hanno avuto complessivamente, nel 2008, spese correnti per quasi 10 miliardi di euro e investimenti per 2,9 miliardi. Nonostante i tentativi di ridurre le spese delle amministrazioni pubbliche, anche nel 2008 le spese (mediamente 1.647 euro/abitante) sono aumentate del 2% rispetto all'anno precedente; desta qualche preoccupazione il fatto che questo effetto sia il risultato di un incremento più marcato della spesa corrente (+3%) e di una riduzione dell'1% degli investimenti.
Le politiche a cui i Comuni italiani destinano le proprie risorse in modo prevalente sono quelle relative a: territorio e ambiente (19%), settore sociale (19%), viabilità e trasporti (10%) e istruzione pubblica (10%) per quanto riguarda la spesa corrente; nonchè viabilità e trasporti (35%) territorio e ambiente (22%) per quanto riguarda gli investimenti. Rispetto al 2007, si è evidenziato un aumento significativo delle risorse dedicate alla viabilità, al settore sociale e, anche se in misura minore, alla polizia locale.
Analizzando i dati per aree di spesa emergono delle priorità a seconda delle aree geografiche in cui sono collocati i diversi Comuni. Nel Nord Italia si spende prevalentemente per istruzione, cultura e settore sociale. Nel Centro «vincono» viabilità e trasporti; mentre nel Sud la più gran parte delle risorse viene assorbita da territorio e ambiente. Qualche esempio: Torino figura al primo posto per le spese investite in istruzione con 209 euro pro capite, fanalino di coda Catanzaro con 70 euro. Per la polizia locale è sempre Torino la città che spende di più (111 euro pro capite) contro Reggio Emilia che registra la spesa più bassa, pari a 38 euro.
Venezia (con 375 euro) e Firenze (con 568) sono le città che più investono in viabilità e trasporti, contro Trieste (41) e Ancona (19) che si piazzano agli ultimi posti. E ancora: Bolzano spende per il settore sociale ben 517 euro contro gli 84 di Potenza. E sempre Bolzano investe 95 euro pro capite per la cultura, dieci volte più di Bari.
Far marciare un Comune costa molto, moltissimo. A volte troppo. I costi sostenuti per far funzionare la «macchina comunale», incidono mediamente per il 26% sulla spesa corrente dei Comuni, con un valore massimo per Napoli pari al 37% e un valore minimo per Modena pari al 16%. Sempre in termini medi, la spesa di auto-amministrazione, è passata da 335 euro/abitante nel 2007 a 337 euro/abitante nel 2008. Tuttavia, quasi la metà dei Comuni analizzati ha ridotto le spese di auto amministrazione e solo sei Comuni le hanno aumentate in misura superiore al 5%: Venezia, Cagliari, Genova, Trieste, Torino e Perugia.
Sono chiaramente possibili - si legge nel Rapporto - significativi margini di miglioramento. Se infatti tutti i Comuni riuscissero a ridurre i costi di auto-amministrazione, in modo da avere un'incidenza sul totale delle spese correnti in linea con il valore minimo rilevato nell'analisi (16% di Modena), si potrebbero «recuperare» risorse per 1.126 milioni di euro, che potrebbero essere utilizzate per l'erogazione di servizi al cittadino. Napoli, da sola, potrebbe risparmiare 293 milioni di euro ogni anno, ma anche Milano (con un risparmio potenziale di 170 milioni di euro) presenta degli importanti margini di miglioramento.
«Fatti i conti, e visto che nelle nostre città vive il 12% della popolazione - osserva Federico Sassoli de Bianchi, presidente di Civicum - il risparmio annuale potrebbe essere intorno ai 10 miliardi di euro. Quasi due ponti sullo Stretto!».
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