Finanza sostenibile

La Tassonomia Ue prende piede: la maggioranza dei fondi è sostenibili

La maggioranza assoluta dei fondi aperti, secondo Morningstar, abbraccia la sostenibilità. Ma solo una piccola quota lo fa fino in fondo

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La tassonomia europea sui fondi sostenibili inizia a produrre risultati e oggi emerge che la maggior parte dei fondi aperti attivi nell'Unione si sta conformando ad essa. Questo è quanto emerge dai dati Morningstar che hanno analizzato l'adeguatezza dei prodotti finanziari europei alla Direttiva Sustainability-related disclosure in the financial services sector (Sfdr) che qualifica con precisione l'attinenza di un prodotto di investimento agli standard di sostenibilità Esg.

Il 57% dei fondi, in quest'ottica, hanno raggiunto un grado positivo di attinenza alla sostenibilità Esg prescritta dall'Articolo 8 o dall'Articolo 9 della direttiva. Di fronte a un 43% di fondi che vede una prevalenza di prodotti normati dall'Articolo 6, cioè neutrali sul fronte dell'attenzione alla sostenibilità ambientale, sociale e di governance, la maggioranza assoluta degli investitori, il 53,8% ha avviato la transizione raggiungendo almeno la clausola dettata dall'Articolo 8, che prevede la promozione di strategie destinate a integrare in modo esplicito considerazioni ambientali e sociali nei piani operativi dei fondi.

Tali strategie non necessariamente mettono al centro dei piani industriali delle organizzazioni finanziarie la sostenibilità al livello della redditività, ma sicuramente rappresentano un punto di partenza per una grande attenzione agli obiettivi di sostenibilità. In quest'ottica, infatti, vengono messi da parte i prodotti che possono cagionare danni o problemi all'ambiente e si crea, seppur spesso in forma indiretta un nesso profondo tra sostenibilità e sviluppo.

"Il buon momento dei fondi Articolo 8 è continuato nel primo trimestre del 2023, con una raccolta netta di 25,4 miliardi di euro, nonostante le continue pressioni macroeconomiche, tra cui l'aumento dei tassi di interesse, l'inflazione e l'incombente recessione. Questo dato è più che doppio rispetto all'afflusso di 12,2 miliardi di euro del trimestre precedente", nota in un rapporto Morningstar. 4,4 miliardi di euro sono invece finiti nei Fondi conformi all'Articolo 9, che mettono la sostenibilità Esg al centro di qualsiasi opportunità di sviluppo finanziario. Tali fondi, i così detti "dark green", sono il 3,2% del totale e integrano in profondità la sostenibilità Esg nelle priorità delle scelte gestionali e nelle strategie di rischio presentate ai clienti. Rendendola dunque non una possibilità a cui aderire, seppur in forma crescente, ma un vincolo da tenere in considerazione su ogni profilo d'investimento.

L'Articolo 9 impone strumenti di engagement dei clienti per renderli partecipi agli obiettivi di sviluppo sostenibile. L'Articolo 8 si limita a un pur importante impegno di lotta al greenwashing. Nel primo biennio dell'applicazione della Sfdr, dunque, la maggioranza assoluta dei prodotti finanziari ha già incorporato la svolta "verde" in forma pragmatica. Ora l'obiettivo sarà rendere sempre più ampia la fascia dell'Articolo 9, quello che vincola maggiormente sostenibilità e sviluppo. In questa direzione rema la Tassonomia Green dell'Ue, che pone una cesura netta su cosa è sostenibile e cosa no a livello di prodotti d'investimento e lascia pensare che sempre più fondi si adegueranno, in futuro, quanto meno ai dettami dell'Articolo 8. La sostenibilità non è più un orpello ma un trend di mercato. E i prodotti devono conformarsi ai desiderata di investitori e portatori d'interesse.

In un trend che premia sempre di più chi decidere di costruire, passo dopo passo, la sostenibilità con le sue attività.

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