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Tim recupera 249 milioni. Segnale Vivendi sulla rete

Il tribunale annulla il sequestro legato all’inchiesta sui servizi a pagamento. Il gruppo francese: «Un accordo entro il 2025»

Tim recupera 249 milioni. Segnale Vivendi sulla rete

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Tim riporta a casa 249 milioni di euro. Il Tribunale di Milano, infatti, ha deciso di restituire la cifra sequestrata preventivamente lo scorso 8 febbraio, nonostante la compagnia non fosse indagata. La vicenda riguarda fatti avvenuti prima del 2019, nell’ambito di indagini su una presunta truffa sui servizi a valore aggiunto: in particolare, sarebbero stati sottratti soldi per servizi come meteo, giochi o suonerie mai richiesti. Pertanto, il giudice per le indagini preliminari aveva deciso di disporre il congelamento preventivo di 322 milioni, di cui 249 alla sola Tim. Una misura che era stata subito impugnata dall’azienda: la sentenza del 24 aprile ha accolto il ricorso della telco annullando l’ordinanza del Gip e disponendo la restituzione dei 249 milioni, riservandosi di depositare le motivazioni entro 30 giorni. Il titolo ha reagito bene, chiudendo la seduta di Borsa al +1,5% a 0,226 euro.
Il gruppo guidato da Pietro Labriola, all’epoca del sequestro, si era detto «sorpreso» del provvedimento dato che la stessa Tim, già nel 2019, aveva provveduto a segnalare i casi di irregolarità alla Procura di Roma, la quale, all’esito del procedimento, ha qualificato i fatti come «truffe ai danni di Tim». Inoltre, l’azienda ha «adottato ogni iniziativa per tutelare la propria clientela, provvedendo, tra il 2019 e il 2020, al rimborso di tutte le attivazioni irregolari di cui ha avuto contezza e al blocco dei servizi a valore aggiunto risultati interessati da attivazioni irregolari», precisava una nota.
Intanto, ieri il ceo Arnaud de Puyfontaine alla guida di Vivendi - primo azionista di Tim con il 23,7% - ha risposto a una domanda durante l’assemblea dei soci del gruppo francese riguardante la cessione della rete: «La situazione attuale è che Telecom Italia ha preso la decisione di vendere la rete dell’azienda per ridurre il debito», ha affermato il manager, «è una decisione che noi, come azionisti di riferimento della società, contestiamo nel merito delle condizioni economiche». La posizione di Vivendi, che tra l’altro ha intentato causa contro l’ok del cda che ha approvato la vendita a Kkr, è che pare esserci l’apertura a un accordo: «Siamo consapevoli che la transazione è sostenuta dall’establishment politico italiano», ha aggiunto De Puyfontaine, «non siamo contrari a questa decisione, ma come azionisti di riferimento vogliamo che siano rispettati i nostri diritti e la giusta valutazione della nostra quota». Insomma, Vivendi - che spera di chiudere il caso «entro il 2025» - sembra inviare una sorta di messaggio in bottiglia al governo per trovare qualcuno che rilevi la sua quota.

Difficile che segua una risposta.

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