Anche chi per ragioni anagrafiche non ha vissuto in diretta quel "magic moment" per qualche motivo psicologico e sociale che potremmo riassumere col nome di "memoria collettiva" considererà familiare la voce che, dai microfoni della Rai l'11 luglio 1982 scandì ritmicamente tre parole: "Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo". Fu Nando Martellini, giornalista Rai, a raccontare con maestria l'apoteosi madrilena della spedizione azzurra, conclusasi con la vittoria per 3-1 contro la Germania ovest. La terza vittoria mondiale per la Nazionale azzurra, con il presidente della Repubblica, Sandro Pertini, irrefrenabile in tribuna. Un bel libro, "Nando Martellini, al limite del ricordare", a cura di Cesare Borrometi e Pino Frisoli (Oligo editore), ripercorre quella e altre bellissime pagine di sport narrate da Martellini nel corso della sua lunghissima carriera. Nella foto di copertina campeggia il giornalista, sorridente, con le mani appoggiate su un pallone di cuoio e la maglia azzurra dell'Italia.
Come scrive Massimo De Luca nella prefazione leggere questo libro è come farsi un giro su una macchina del tempo, un'esperienza straordinaria che permette ai lettori di gustarsi lo sport di un'altra epoca, i campionati di calcio della fine degli anni Quaranta, nell'immediato dopoguerra, le Olimpiadi degli anni Cinquanta e Sessanta e le mille avventure della Nazionale azzurra di calcio. Non ci piace eccedere nei complimenti e non lo riteniamo mai utile, però consentiteci un'eccezione: questo libro è buono come il pane appena sfornato, non può mancare dagli scaffali di chi ama il calcio (e lo sport più in generale). È un pezzo di storia, della nostra storia, che a tratti fa anche tenerezza. Pensate, c'è stato un periodo in cui, per colpa di un satellite, l'Early Bird (le cui batterie erano scariche), le immagini delle Olimpiadi del 1968 in Messico rischiarono di non essere mai viste in Europa. Ci pensò la Nasa a risolvere i problemi, con una promessa: "Se all'ultimo momento non ci saranno esigenze di estrema importanza, il satellite (Intelsat F23 ndr) sarà vostro. Contateci". Andò tutto bene, anche se fino all'ultimo i giornalisti (e i dirigenti Rai) temettero di non poter avere il ponte per trasmettere in diretta le immagini. Anche perché quell'unico satellite serviva a moltre altre comunicazioni.
Molto interessante anche il capitolo sulle partite di campionato trasmesse in differita. Un tempo, infatti, intorno alle 19 della domenica sulla Rai veniva mandata in onda la telecronaca di un tempo di una partita (non per forza la più importante della giornata). La scelta stessa della gara da trasmettere era un "cinema": raramente si trattava di un derby, "perché questo genere di gare soddisfa l'interesse di una sola città, mentre si cerca di allargare il più possibile il pubblico direttamente legato alla trasmissione". E bisognava soddisfare anche la necessaria rotazione, per non far vedere sempre le stesse squadre. Oltre alle disponibilità delle apparecchiature tecniche: la centrale elettrica, le telecamere, la sala regia... con il rischio di mandare in onda un "brutto 0-0" sempre in agguato. Perché, al di là degli sforzi meritori di chi programmava il calendario, nessuno poteva prevedere il risultato né tantomeno lo spettacolo che si sarebbe visto in campo. Pensate come sarebbe cambiato il calcio, nei primi anni Novanta, con le prime partite mandate in diretta sulle pay-tv, dapprima solo l'anticipo del sabato e il posticipo della domenica.
Di aneddoti gustosi ce ne sono davvero tanti nel libro. Come dicevamo prima, è una piccola miniera di cultura (sportiva e di vita) da cui attingere a piene mani. Abbiamo rivolto alcune domande ai due curatori, Pino Frisoli e Cesare Borrometi, per cercare di capire meglio cosa li ha spinti a fare questo lavoro e come hanno lavorato.
Com'è nato questo libro?
Frisoli - "L'idea è nata da Cesare Borrometi, come me appassionato di storia della televisione e dello sport televisivo di quegli anni. Tutti e due siamo cresciuti e ci siamo appassionati allo sport anche grazie alle telecronache di Nando Martellini, pensiamo per esempio alla Nazionale e alle partite di Serie A della domenica alle 19.00".
Borrometi - "Pensai già una decina d'anni fa, quando si stava avvicinando il decennale della scomparsa di Nando Martellini, di dedicare a quest'ultimo una monografia diversa dal solito, svelando un lato poco noto del radiotelegiornalista romano: l'autore di articoli per la carta stampata, specie per conto di guide settimanali ai programmi della radio e della tv, specialmente in occasione dei 'lanci' di avvenimenti agonistici destinati poi ad essere trasmessi. La cronaca era destinata a diventare storia e quindi ecco i raccordi che Pino Frìsoli ed io abbiamo realizzato, soprattutto a beneficio dei lettori più giovani, che non vissero quelle partite o quelle gare che le parole scritte da Martellini proiettavano ovviamente nella dimensione... futura".
Che lavoro ha richiesto?
Frisoli - "È stato un lungo lavoro di ricerca e selezione degli articoli".
Borrometi - "C'è voluto qualche anno per creare questa antologia, selezionando ciò che poteva assumere nei lettori, specie quelli più preparati nelle tematiche sportive, soprattutto valore di curiosità, ferme restando le imprese mondiali dei nostri 'Moschettieri' azzurri del calcio, che furono descritte ai telespettatori proprio da Nando Martellini, guadagnandosi quest'ultimo una certa e meritata dose "d'immortalità'".
Quale aneddoto via ha colpito di più?
Borrometi - "Tra gli aneddoti prescelti ho apprezzato in modo particolare la descrizione di quel clima di amicizia che Martellini e gli altri commentatori italiani creavano assieme ai colleghi telecronisti degli altri Paesi. Ognuno faceva da ambasciatore del proprio Stato, specie nelle occasioni sia liete che tristi che caratterizzavano le singole nazioni; si parlava non solo di sport, ma anche dei fatti che coinvolgevano le varie comunità... e alla fine delle telecronache, al ritorno in albergo, si puntava su un po' di sana goliardia, che sinceramente non guastava".
Frisoli - "Direi due in particolare. Quello sulle critiche e i commenti favorevoli dopo Olanda-Italia del 20 novembre 1974 che ho definito i social prima dei social, quando il pubblico scriveva ai giornali per criticare o apprezzare una telecronaca che in questo caso divise in due tra chi lo aveva indicato come troppo tifoso e chi invece come troppo critico verso la partita della Nazionale italiana e l'altro su come veniva scelta la partita da trasmettere la partita della domenica alle 19.00 cercando di accontentare tutti, anche questa impresa complicata".
Nando Martellini
AL LIMITE DEL RICORDARE
Curato da Cesare Borrometi, Pino Frìsoli
Oligo Editore (pagg. 460, euro 22).
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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