Mondo nel pallone

Champions League e non solo: Istanbul, terra di riscatto per molti italiani

La finale che si terrà il prossimo 10 giugno nella metropoli turca porta con sé una serie di elementi storici, riguardanti anche nostri connazionali, che potrebbe far vivere un sogno a uno dei tre club di Serie A in lotta per il titolo europeo

Champions League e non solo: Istanbul, terra di riscatto per molti italiani

Per parafrasare il titolo di una vecchia canzone dei Clash: "Istanbul calling". I sorteggi dei quarti di finale di Champions League hanno stabilito il percorso che le migliori otto squadre calcistiche d'Europa dovranno compiere verso la finalissima del prossimo 10 giugno che si terrà proprio nella città turca. Uno scenario che può essere occasione di un riscatto per molti tesserati e molti club; sotto tanti punti di vista. Del resto la Turchia, negli ultimi anni, ha accolto diversi giocatori e allenatori italiani (o che comunque hanno militato in Serie A) e l'atto finale che avrà luogo all'Atatürk Olympic Stadium sarà lo scenario di molte storie potenziali.

La Champions riscriverà la storia per ognuno degli 8 club

Partiamo da una curiosità: per quanto sia molto difficile che possa accadere, la finale di Champions League potrebbe teoricamente vedere la sfida tra il Milan e il Real Madrid di Ancelotti. Così fosse, sicuramente uno dei due (o il club rossonero o Carletto) si prenderebbe una gustosa rivincita rispetto alla clamorosa rimonta subita 18 anni fa, sempre in finale e sempre all'Atatürk di Istanbul, dal Liverpool allenato all'epoca da Rafa Benitez. Per lo sconfitto significherebbe inevitabilmente restare impigliato nell'incubo geografico dettato dallo stadio della metropoli turca.

Ma, al di là di questa rievocazione storica, anche le altre sei concorrenti alla Coppa dalle grandi orecchie avranno voglia di riscrivere la storia; per motivi uno più diverso dall'altro. C'è chi vorrebbe strappare il titolo detenuto ora dal Real per tornare immediatamente sul tetto d'Europa: sia che si chiami Bayern Monaco (a tre anni di distanza) sia che si chiami Chelsea (appena due anni dopo l'ultima volta). C'è chi sogna di mettere fine a un periodo medio-lungo di digiuno di vittorie europee: se l'Inter manca all'appello da 13 anni - con quello straordinario triplete sotto l'ala di Mourinho - la sua sfidante ai quarti, il Benfica, vuole con tutto il cuore spezzare quella maledizione che Béla Guttman gli scagliò nel lontano 1962, poco dopo essere stato cacciato come allenatore, seppur fresco vincitore dell'ultima Coppa dei Campioni che la squadra portoghese porterà a casa nella sua storia: "Senza di me, il Benfica non ne vincerà mai più una". Ma c'è anche chi sogna una storica prima volta assoluta: o la corazzata del Manchester City o la sorpresa totale del Napoli.

Quanti italiani nella Turchia calcistica

Ma, si diceva: Istanbul chiama. E non lo sto facendo solamente adesso, in vista dello showdown di fine primavera, ma è ormai da anni che lo fa. Tra grandi campioni ormai giunti al tramonto o talenti emergenti che sono intenzionati ad esplodere, la Turchia ha accolto una decina di calciatori provenienti dai più importanti campionati europei: Drogba, Ozil, Mata, insieme ad altri big che hanno condiviso importanti esperienze in Serie A, come Sneijder, Icardi, Mertens, Hamsik, Pjanic. Ma in terra ottomana si è respirato anche una fortissima aria tutta italiana. Andrea Pirlo è sulla panchina del Fatih Karagümrük: una vera e propria colonia italiana dove giocano Fabio Borini, Matteo Ricci, Andrea Bertolacci, Emiliano Viviano e Davide Biraschi.

Ci sono poi anche Stefano Okaka, in forza all'İstanbul Başakşehir, e Joao Pedro, passato in estate dal Cagliari al Fenerbahçe. Emanuele Viviano è il portiere del Fatih Karagümrük. Vincenzo Montella e Francesco Farioli, invece, allenano rispettivamente l'Adana Demirspor e l'Alanyaspor. In passato l'unico giocatore a indossare la maglia del Galatasaray fu Morgan De Sanctis nel 2008; proprio recentemente si è aggiunto Nicolò Zaniolo. In panchina sono passati due ct della Nazionale: Roberto Mancini nel 2013 e Cesare Prandelli nel 2014. Menzioni importanti anche per Mario Balotelli, rimasto una stagione all'Adana Demirspor, Andrea Poli all'Alanyaspor, Alessio Cerci e Federico Macheda al MKE Ankaragücü e Simone Scuffet al Kasimpasa.

Insomma: un'ampia colonia italiana sarebbe anche pronta ad assistere (fisicamente o da lontano che sia) a un grande trionfo di una squadra italiana. Già sappiamo che solo una, al massimo, può volare in finale: toccherà a Napoli, Inter e Milan decretare quale. Benfica permettendo, naturalmente. L'occasione di riscatto è là: a portata di mano.

Alla faccia di chi, dopo il secondo Mondiale consecutivo mancato dalla Nazionale azzurra, dava già per morto il calcio italiano.

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