Calcio

Inter-Milan, la partita a scacchi tra Pioli e Inzaghi

Esaminiamo una per una le chiavi tattiche di questo scontro di altissima classifica e quali potrebbero essere le mosse e contromosse nella sfida tra i due tecnici delle squadre milanesi

Inter-Milan, la partita a scacchi tra Pioli e Inzaghi
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Una striscia negativa da dimenticare, un dominio nella stracittadina che fa male da gettarsi alle spalle. Dopo quattro sconfitte consecutive il compito del Diavolo è apparentemente semplice: vincere, convincere e insinuare il dubbio nelle menti degli uomini di Inzaghi che, quest’anno, le cose saranno più complicate. Prima del calcio d’inizio di questa partita attesissima, proviamo ad esaminare le varie questioni che i due tecnici stanno affrontando e le chiavi tattiche di questo derby d’altissima classifica.

Milan fisico, Inter più creativa

Dopo una serie di sconfitte mai viste nella secolare storia del derby della Madonnina, la rivoluzione estiva del Diavolo era stata voluta dalla società per rimescolare le carte e cambiare le dinamiche di una partita che, alle volte, sembrava segnata ancora prima di iniziare. L’approccio analitico della gestione Carnevale ha dato un verdetto implacabile: il Milan è poco fisico, subisce troppo la forza muscolare dei rivali. Agli esteti del calcio parlare di differenza di stazza e di altezza complessiva fa rabbrividire ma il calcio moderno tiene molta considerazione di questi fattori. Se l’Inter ha perso centimetri e peso nel passaggio tra Onana e Sommer, Pioli potrà sfruttare la maggiore forza ed altezza dei suoi.

Loftus-Cheek Roma Milan Fotogramma

Le conseguenze in campo si vedranno subito, già a partire dal binario destro, a lungo nota dolente degli ultimi Milan. Visto che ignorare le sgroppate di Pulisic sarà impossibile, potrebbero guadagnare spazio Leao e Theo dall’altra parte, decisivi nell’ultima vittoria del Diavolo l’anno scorso. La nuova mediana costretta a fare a meno del lungodegente Bennacer è più fisica ma ha piedi meno buoni. Dipenderà molto da come andrà il duello a centrocampo: se dovessero esserci le sportellate come a Riyadh, il Diavolo se non altro reggerà meglio l’impatto. Con così tanti cambiamenti, però, difficile capire come andranno veramente le cose.

Il duello delle panchine

L’Inter ha cambiato molto meno, sia per gli annosi problemi finanziari, sia perché partiva da una rosa più equilibrata. Eppure l’ineffabile Marotta è riuscito a migliorare comunque la qualità complessiva. Thuram non ha l’esperienza e il cinismo davanti alla porta di Dzeko ma è più difficile da ingabbiare, specialmente visto che dovrà affrontare una difesa milanista in piena emergenza. Dumfries e Dimarco, reduci da prestazioni molto positive con le nazionali, spingeranno forte ma, inevitabilmente spenderanno parecchie energie. La differenza, quindi, potrebbe venire dal confronto tra le panchine, dove la Beneamata vince a mani basse. Quale altra squadra potrebbe permettersi di tenere in panchina il Frattesi scatenato visto con la maglia dell’Italia?

Sanchez Cile Colombia

Carlos Augusto e Cuadrado non si sono visti molto finora ma la stagione è lunga e, specialmente quando gli impegni diventeranno più pesanti, averli a disposizione potrebbe fare la differenza. Il problema, in realtà è che sia il colombiano che Alexis Sanchez non sono al meglio: il cileno ha giocato parecchio col Cile ed avrà solo un allenamento nelle gambe mentre Cuadrado soffre per una tendinite. Il Milan ha fatto incetta di nuovi acquisti ma nessuno di loro, da Chukwueze ad Okafor fino all’ultimo arrivato Jovic, sembra in grado di far pendere la bilancia dalla parte dei rossoneri. A partire dal 60’, specialmente se il ritmo dovesse essere alto, il derby potrebbero deciderlo le seconde linee.

Il rebus difesa di Pioli

Come diceva il compianto Freak Antoni, se la fortuna è cieca, la sfiga non solo ci vede benissimo ma spesso prende pure la mira. Come spiegare altrimenti il fatto che, dopo il doppio giallo sconsiderato beccato da Tomori all’Olimpico, sia arrivato l’infortunio con la nazionale del sostituto Kalulu? Scendere in campo in una partita così importante con la difesa affidata all’esperienza del solido Simon Kjaer non è certo la scelta che Pioli avrebbe voluto fare. Il danese si è conquistato il cuore dei tifosi con una serie di prestazioni commoventi nell’anno dello scudetto ma, ultimamente, non sembra più così dominante come una volta.

Kjaer Danimarca San Marino

La voglia di tornare ai vertici non gli manca e la sua esperienza potrebbe essere determinante quando si tratterà di fermare le puntate in area e le combinazioni della nuova coppia Thuram-Lautaro ma, al momento, è un’incognita della quale i fedelissimi del Diavolo avrebbero fatto volentieri a meno. Il problema dei problemi, insomma, è che, nonostante una serie di arrivi fin troppo nutrita, quando si parla della difesa, le alternative non sono molte. La scommessa fatta in estate è che, rafforzando la mediana con gente che sa come bloccare le fonti del gioco avversarie, si possa anche permettersi di soffrire un attimo di più in area di rigore. Un azzardo che potrebbe rivelarsi un autogol se il filtro a centrocampo non impedirà all’Inter di prendere il controllo della tre quarti ed approfittare degli inevitabili errori.

O Giroud o niente?

Se la retroguardia fa preoccupare non poco i tifosi del Diavolo, in avanti tutto sembra funzionare al meglio, almeno fino a quando ci sarà il solito Giroud a risolvere le partite. Se nel mercato estivo si è pensato a rinfoltire il centrocampo, offrendo una serie di soluzioni convincenti a Pioli, il tanto sospirato vice-Giroud non è mai arrivato. Visto che il centravanti transalpino sta per compiere 37 anni e che ha una caviglia non al massimo, i grattacapi non mancano. Le quattro reti segnate finora sono un po’ fuorvianti, visto l’alto numero di rigori calciati ma le opzioni a disposizione del tecnico rossonero non sono particolarmente rassicuranti.

Giroud Francia Irlanda

Okafor, sebbene a Salisburgo segnasse spesso e volentieri, non è una punta vera mentre il Jovic visto ai tempi dell’Eintracht avrebbe tutto quel che serve per gonfiare la rete. Peccato che da allora siano passati diversi anni e parecchie delusioni, sia a Madrid che a Firenze. Immaginarsi che risolva una partita da solo, senza aver mai giocato col resto del gruppo, è alquanto improbabile ma nel calcio si sono viste cose ancora più strane. Se il francese dovesse non essere al meglio o se, Dio non voglia, si facesse male, Pioli sarà costretto ad inventarsi qualcosa. L’inventiva non gli manca ma per fare breccia nella migliore difesa d’Europa servirebbe ben altro.

Krunic contro Calhanoglu

Ai tifosi non ha mai fatto impazzire ma a sentire Pioli ed i suoi compagni di reparto, se non ci fosse uno come Rade Krunic andrebbe inventato. Sembra un calciatore di altri tempi, schivo, un po’ noioso, neanche troppo atletico ma sempre lì, al posto giusto, pronto a muoversi quanto basta per rovinare i piani degli avversari. Il tecnico emiliano è salito sulle barricate quando Moncada e Furlani volevano farlo partire in direzione Istanbul. Al centro, con Loftus-Cheek e Reijnders a svariare sulle fasce, serve come il pane. Il problema è che, dall’altra parte, ci sarà un ex cui non dispiace infierire sul Diavolo. Limitare l’estro di Calhanoglu sarà il compito principale di Krunic, uomo d’ordine come non si vedeva più o meno dagli anni ‘90.

Krunic Calhanoglu 2023

Pioli l’ha voluto arretrare, dandogli un compito allo stesso tempo semplice ed incredibilmente complesso: sbrogliare le situazioni prima che diventino pericoli seri. Se col Toro doveva annullare un cliente poco simpatico come Vlasic, stavolta avrà a che fare con l’ex milanista. Quando dovrà impostare le ripartenze, difficile che faccia robe da highlights: il suo calcio è più concreto, meno appariscente. Sbagliare poco e fare salire la squadra: sembra facile ma non lo è affatto. L’estro e la dinamicità del turco contro la calma olimpica di uno che sembra capitato lì per caso ma che contribuisce sempre in maniera importante, sia in campo che nello spogliatoio. Non sarà quella che appassiona i tifosi ma, forse, sarà questa la battaglia decisiva del derby.

Il ballottaggio Acerbi-De Vrij

L’immortale massima del calcio, buona oggi come cent’anni fa, dice che “squadra che vince non si cambia”. Visto che si ritrova tra le mani l’unica difesa imbattuta nei cinque campionati principali d’Europa, Simone Inzaghi vorrebbe lasciare tutto esattamente com’è. Peccato che uno dei suoi pretoriani, Francesco Acerbi, abbia recuperato in pieno e, dopo aver saltato la pausa nazionali, vorrebbe riprendersi la titolarità per il derby. L’anno scorso il tecnico nerazzurro non poteva fare a meno dell’ex laziale, forse una delle sorprese più inaspettate della corsa Champions dell’Inter. Farlo debuttare proprio nel derby, dopo il problematico recupero dall’infortunio che l’ha tenuto fuori finora, sarebbe più una mossa del cuore.

De Vrij Olanda Grecia Fotogramma

Meglio confermare Stefan De Vrij, che finora non ha sbagliato praticamente niente, confermando di poter contribuire ancora alla causa interista. D’altro canto, però, scompaginare i piani di Pioli mettendo in campo Acerbi potrebbe essere una mossa azzeccata, tanto da fare la differenza in quella che si preannuncia come una partita equilibrata. Che Acerbi scalpiti per tornare in campo è certo ed Inzaghi l’ha avuto a disposizione per due settimane. Alla Pinetina si mormora che stia alla grande ma dovrebbe spuntarla De Vrij. Il titolare, in realtà, dovrebbe essere l’azzurro ma, forse, non è il momento giusto per sperimentare.

Quando di fronte hai gente come Leao e Pulisic, meglio andare sul sicuro.

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