Non solo Inter. Ernesto Pellegrini "segreto" tra miracolo, cappello da cuoco e tomba di famiglia

Nel libro «Sembrava impossibile» un diario di umanità che va oltre i successi calcistici

Non solo Inter. Ernesto Pellegrini "segreto" tra miracolo, cappello da cuoco e tomba di famiglia
00:00 00:00

C’è Ernesto Pellegrini ex presidente dell’Inter. Ma, di questo, si sa molto. Poi c’è invece un Ernesto Pellegrini «sconosciuto», forse ancor più intrigante del personaggio noto al grande pubblico per le avventure (e disavventure) calcistiche. È lui: giovane col fiuto da business, evolutosi in adulto col bernoccolo degli affari; fino alle luci della ribalta grazie a riflessi di gloria nerazzurra. Un aspetto sportivo che riempirà i giornali di domani celebrando la sua scomparsa dopo 85 anni vissuti non pericolosamente ma neppure tranquillamente. Un «self-made men» divenuto tale quando il termine non esisteva ed era in voga il più ruspante «imprenditore con gli attributi»: espressione meno glamour ma che rende più l’idea... Ma non si vive solo di fatturati e management. Pellegrini mette a bilancio anche cuore, anima e solidarietà. Il libro «Sembrava impossibile: da 0 a 100 storie di imprenditori di successo» (Ed. Wise Society) scritto da Manila Alfano, Giorgio Gandola e Stefano Zurlo (con prefazione di Nicola Porro), il capitolo dedicato a Pellegrini (dal titolo «Il pallone e la forchetta») scandaglia proprio il Pellegrini meno convenzionale, perciò più interessante: l’uomo che non è ancora il ricco imprenditore, e il ricco imprenditore che quando diventa tycoon rimane uomo (nel senso di attenzione all’umanità bisognosa di aiuto). Un mix di sentimenti che si nutre di Fede (con la «F» maiuscola) in Dio, se pur intrecciandosi con la fede (con la «f» minuscola) per la sua Inter. Sarà forse per questo che Pellegrini può annoverarsi nella controversa categoria dei «miracolati». Lo racconta lui stesso agli autori di «Sembrava impossibile»: «Un giorno ero andato Ivana (la moglie ndr) alla messa celebrata da padre Emiliano Tardif nella chiesa delle suore Marcelline a Cernusco sul Naviglio, A Padre Tardif, vicino al Rinnovamento Carismatico, veniva riconosciuto il dono della conoscenza: nel corso delle celebrazioni eucaristiche annunciala la guarigione di qualcuno fra i presenti. Bene, da circa 20 anni io soffrivo di una doppia ulcera al duodeno che mi costringeva tutte ad assumere medicine. Dunque, rimasi sbalordito quando quella mattina Padre Tardif all’improvviso disse: “Fra voi c’è un uomo, ma Dio gli è vicino e come segno di questa vicinanza non avrà più alcun disturbo allo stomaco. Poi si avvicinò e mi disse: “Si faccia coraggio e dia testimonianza del dono ricevuto“. Il dolore era sparito. E non sarebbe, miracolosamente, più tornato».

Nello stesso capitolo Pellegrini confessa il suo passaggio da contabile della fabbrica di biciclette Bianchi a gestore della mensa col cappello da cuoco. Era l’alba di un «ragazzo di campagna» che sarebbe diventato uno tra gli imprenditori più famosi e visionari d’Italia. Che però, con il suo primo stipendio, onorò subito un impegno preso quando era ancora un ragazzino: «Andavo al cimitero di Linate, proprio nel punto in cui gli aerei si staccano da terra, vedevo la tomba dei nonni e mi dispiacevo.

“Quando avrò i soldi - pensavo fra me e me - costruirò per loro una magnifica cappella come quelle delle famiglie più importanti della zona“. E sono stato di parola. I primi guadagni li ho investiti per realizzare una tomba di famiglia». Ed è questo l’Ernesto Pellegrini che ci piace ricordare con più ammirazione.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica