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«Chi uccide stranieri verrà ammazzato» Linea dura di Kabul

Fausto Biloslavo

da Kabul

«Se un ospite straniero della Repubblica islamica dell’Afghanistan viene ucciso, la punizione per il suo assassino è la condanna a morte». Si chiude così la fatwa, il verdetto islamico, emesso ieri dal consiglio degli ulema del disastrato Paese e adottato dalla Corte suprema di Kabul. Un verdetto rilasciato in seguito al rapimento di Clementina Cantoni, che fa espresso riferimento agli stranieri che chiedono la «grazia», un antico termine per indicare il visto ed il permesso di soggiorno in Afghanistan, con l’obiettivo di fare del bene. Ad annunciare la fatwa, in un’intervista esclusiva a il Giornale, è Fazli Hadi Shinwari, leader del Consiglio dei religiosi islamici e presidente della corte, massima istituzione giudiziaria del Paese. Nella copia fresca di stampa, che Shinwari ci consegna si legge che «l’incolumità dello straniero, che entra legittimamente in Afghanistan, le sue proprietà, la sua dignità, il suo onore sono protette e garantite secondo la sharia (la legge islamica ndr)». Un messaggio esplicito ai rapitori di Clementina: se l'ammazzate applicheremo su di voi la legge del taglione.
Shinwari, barbone bianco come il turbante, tunica nera, è considerato uno degli elementi più conservatori delle nuove istituzioni afghane. Anziano difensore della sharia voleva fortemente questa fatwa.
Come presidente della Corte suprema e capo del consiglio nazionale degli ulema, cosa pensa del rapimento di Clementina Cantoni?
«Secondo gli insegnamenti della sharia condanniamo fermamente questo atto criminale. Abbiamo deciso di emettere una fatwa, un verdetto islamico, che proibisce fermamente queste azioni. Chi viene nel nostro Paese rispettando le regole e ad aiutarci è intoccabile, secondo la legge islamica. In questo momento la segreteria sta battendo il testo della fatwa, che verrà letta per radio e sarà inviata anche all’ambasciata italiana».
Non pensa che si possa risolvere questa vicenda con uno scambio fra l’ostaggio e alcuni familiari in custodia della autorità afghane, che stanno a cuore a Timor Shah, l’autoproclamato rapitore di Clementina?
«Ha chiesto il rilascio di sua madre, ma posso dire che entrambi le parti devono ancora maturare una certa fiducia l’una nell’altra. Poi sarà possibile realizzare un accordo. Nel frattempo abbiamo dato ordine al magistrato che si occupa del caso della madre del presunto rapitore, di non lasciarla andare fino a quando la signora italiana sarà liberata».
Crede che Timor Shah sia solo un criminale?
«Lui è un assassino, che ha già ucciso e utilizza questi mezzi per ottenere il rilascio della madre e probabilmente di altra gente. Si disonora da solo».
Non esiste alcun mandante politico?
«Non ho sufficienti informazioni a riguardo, ma è indubbio che dietro a questi atti criminosi ci sono i nemici dell’Afghanistan. Esistono tante forze che non vogliono stabilità e pace nel nostro Paese ed usano i criminali per creare problemi. Non siamo in grado di indicarli per nome e cognome, ma non escludo che si tratti di interferenze da parte di qualche Paese vicino».
Il Consiglio degli ulema potrebbe negoziare per la liberazione di Clementina?
«Siamo i guardiani del Paese, non trattiamo con gente corrotta. Il ministero degli Interni sta portando avanti il negoziato. Anziani membri delle tribù sono stati incaricati di convincere Timor Shah a rilasciare la signora italiana».
Perché l’appello nelle moschee per rilasciare Clementina, dello scorso venerdì, è stato un po’ generico e debole?
«Quello che posso dire è che abbiamo emesso appositamente una fatwa che giudichiamo dura e precisa. Ci sono seimila ulema in tutte le province afghane e quando la sentiranno per radio ne terranno conto nelle loro moschee».
Cosa pensa dell’amnistia proposta dal governo ai talebani? «Quelli che non si sono macchiati le mani di sangue del popolo afghano possono reinserirsi nella società. Qualcuno ha già usufruito dell’amnistia, altri lo stanno facendo e altri ancora potrebbero pensarci in futuro. Per ora sono oltre un centinaio i talebani che l’hanno accettata, una trentina dei quali avevano posizioni di rilievo nel passato regime».
Chi sono i talebani più famosi amnistiati?
«Proprio la scorsa settimana erano miei ospiti a cena, presso la corte suprema, Abdul Wakil Mutawakil (ex ministro degli esteri talebano), Abdul Hakim Mujahed (ex ambasciatore in Pakistan) e altri».


Dall’amnistia sono esclusi mullah Omar, il capo dei talebani e Gulbuddin Hekmatyar, il vecchio signore della guerra che ancora oggi combatte contro il governo di Kabul?
«Per il momento sì, ma per il futuro si vedrà».

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