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Noah, cosa non ha funzionato nel film con Russell Crowe?

Noah è il film con cui il regista Darren Aronofsky ha cercato di portare sul grande schermo la sua rilettura della storia di Noé, con risultati non proprio entusiasmanti

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Noah è il film del 2014 che va in onda questa sera, in seconda serata, alle 23.20 su Rai Movie. Diretto da Darren Aronofsky - che viene dal bellissimo The Whale con cui Brendan Fraser ha vinto l'Oscar - Noah è un film che si pone l'obiettivo di portare sul grande schermo uno degli eventi più conosciuti della Bibbia, quello del Diluvio Universale e dell'Arca di Noé. Il risultato, però, non è riuscito a convincere tutti.

Noah, la trama

Noah (Russell Crowe) è un uomo apparentemente normale, che vive la sua vita insieme alla sua famiglia. Ultimo discendente di Set, uno dei tre figli di Adamo ed Eva, Noah comincia ad avere delle visioni in cui Dio gli chiede di costruire un'arca per salvare gli animali, mentre Lui si occuperà di salvare la corruzione che i discedenti di Caino hanno riversato nel mondo. In cerca di risposte sul messaggio inviato da Dio, l'uomo si fa accompagnare dai figli Sem (Douglas Booth) e Cam (Logan Lerman) alla dimora di suo nonno Matusalemme (Anthony Hopkins), con la speranza che possa indicargli la via. Dopo aver adottato la piccola Ila (Emma Watson) per volere di sua moglie (Jennifer Connelly), Noah finisce col comprendere davvero la portata della missione che gli è stata richiesta e decide di mettersi al lavoro. Pianta un seme dell'Eden e guarda crescere una foresta dalla quale potrà estrarre il legno necessario per la sua impresa titanica. Intanto, però, la vita va avanti e dubbi, tradimenti e gelosie metteranno a repentaglio la purezza della famiglia di Noah.

Cosa non ha funzionato nel film di Darren Aronofsky?

Se si cerca Noah sul sito di Rottent Tomatoes - l'aggregatore di recensioni più famoso nel settore - si nota come il film di Darren Aronofsky abbia ottenuto un buon settantacinque per cento di recensioni positive da parte della critica di settore. Un risultato tutt'altro che negativo, che al contrario lascia intendere quanto la maggior parte della critica che ha recensito il film lo abbia, in realtà, apprezzato. Tuttavia se, nello stesso sito, si guarda la percentuale che fa riferimento alla soddisfazione del pubblico, la percentuale scende ad appena il quarantaquattro per cento di gradimento. Secondo un preconcetto un po' snob, si è soliti pensare che il parere del pubblico non conti molto nel giudicare un film: eppure è il pubblico stesso che sancisce la riuscita o meno di una pellicola, sono i soldi del pubblico che permettono alle produzioni di rientrare nel proprio budget. Cosa che è accaduta anche con Noah, stando ai dati pubblicati sul sito Box Office Mojo, secondo cui dietro un budget iniziale di circa 125 milioni di dollari, il film ne ha guadagnati più del doppio a livello globale. Quindi il film di Darren Aronofsky non si può definire un flop né dal punto di vista dell'accoglienza della critica né da quello degli incassi. Eppure rimane quel quarantaquattro per cento di scontento da parte di chi ha pagato il biglietto. Quindi sorge spontaneo domandarsi cosa non abbia funzionato in questo film ad alto budget.

Con Noah Darren Aronofsky ha voluto raccontare una storia, stando a quello che scrive il sito dell'Internet Movie Data Base, che lo ha affascinato sin da quando era bambino. Ma nel mettersi dietro la macchina da presa, il regista ha scelto di non voler offrire al suo pubblico un racconto sacro, cercando di concentrarsi solo sui valori universali che la storia veicolava. Una scelta che ha fatto sì che Noah si presentasse al pubblico non come un film su Noé, ma come un vero e proprio fantasy, con tanto di angeli caduti che sembrano essere costruiti per somigliare ai Transformers, che proprio in quegli anni avevano confermato la loro egemonia in sala, con i primi tre capitoli che avevano avuto incassi quasi da record. Perciò, se da una parte c'era una fetta di pubblico che si aspettava di vedere un film che raccontasse pedissequamente la storia contenuta della Bibbia, rimanendo delusa, dall'altra c'erano gli amanti del fantasy che si trovavano davanti a una pellicola che, pur essendo mainstream e ad alto budget, aveva comunque una profonda vena autoriale che lo rendeva un prodotto ibrido. E forse è stato proprio questo il maggior problema di Noah: la sua natura di ibrido, il suo miscelare più registri e più ambizioni, senza riuscire ad accontentare nessun "schieramento" spettatoriale.

A questo si aggiunge anche l'insieme di personaggi pressoché detestabili e, sebbene fosse voluto il fatto di rendere Noé un uomo ostico e di difficile analisi, dal'altra è pur vero che una pellicola ha bisogno di qualcuno con cui il pubblico possa entrare in empatia, cosa che in questo film non succede praticamente mai.

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