Prodotti, condizioni, modalità: cosa sapere sul diritto alla riparazione

Saranno i produttori e non più i venditori a fornire servizi di riparazione, provvedendo a informare i consumatori sui nuovi diritti

Prodotti, condizioni, modalità: cosa sapere sul diritto alla riparazione

Il diritto alla riparazione di recente approvato dal Parlamento europeo è pronto a cambiare le regole del mercato: dopo il passaggio in Consiglio, la palla passerà ai Paesi membri, che dovranno applicare la nuova norma a livello nazionale entro 2 anni.

Cosa cambia

Al giorno d'oggi, dopo un acquisto di un prodotto, la garanzia legale ha una validità di 24 mesi: qualora, entro questo lasso di tempo, si verifichi un malfunzionamento o un guasto, è il venditore a dover provvedere alla riparazione o alla sostituzione di detto bene. La regola viene applicata anche sull'usato, ma in questo caso il tempo a disposizione è di un solo anno, a cui si aggiungono ulteriori due mesi necessari per la segnalazione del problema, ma questo esclusivamente nel caso in cui il venditore svolga un'attività commerciale. Ovviamente non c'è alcuna tutela del genere per quanto concerne prodotti usati che passano di proprietà dopo un accordo tra privati: il problema è sempre a carico dell'acquirente.

Esistono poi le estensioni di garanzia oltre i 24 mesi, che sono facoltative e hanno ovviamente un costo aggiuntivo per chi voglia beneficiarne: in genere se ne consiglia la scelta valutando prima con attenzione due parametri, ovvero il valore del prodotto e la probabilità che si danneggi. Chiaro che, ad esempio, non ha molto senso per oggetti di scarso valore, il cui costo per l'acquisto e quello per l'estensione della garanzia sono troppo vicini tra loro. Le estensioni sono diverse le une dalle altre, visto che alcune ampliano il periodo di garanzia e altre forniscono servizi aggiuntivi: è sempre bene esaminarle con attenzione, soprattutto le parti in cui sono riportate le clausole di esclusione di una serie di problemi o danni al bene in questione.

Con la nuova norma saranno i produttori e non i venditori a dover fornire servizi di riparazione "economici e tempestivi", nonché a informare i consumatori sui loro diritti, anche qualora il bene non sia più in garanzia. Ma di quali prodotti si parla?

Innanzitutto degli elettrodomestici più comuni, come lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi, aspirapolveri, monitor, televisori, telefoni cordless e smartphone. Esclusi, invece, quelli "non necessari", come stereo, lettori cd/dvd, videocamere macchine fotografiche. Se il bene dovesse guastarsi nel periodo di garanzia, dopo la riparazione avrà ulteriori 12 mesi di copertura, così da incentivare la riparazione e non la sostituzione.

Pur non essendo state definiti nel dettaglio i punti che i produttori dovranno seguire per agevolare le riparazioni, è probabile che dall'entrata in vigore del regolamento dovranno essere seguiti dei nuovi criteri di realizzazione del bene. Ci si attende innanzitutto una maggiore solerzia nel mettere a disposizione i pezzi di ricambio e le istruzioni per riparare il bene anche direttamente al consumatore, affinché possa provvedere egli stesso alla riparazione. Sarà presumibilmente fatto divieto di utilizzare hardware o software che possano rendere troppo complesse se non impossibili le riparazioni, per esempio parti difficili da smontare o l'uso di codici di accesso. "Tra un anno ci aspettiamo di vedere cambiamenti significativi nel mercato, sull'accesso ai pezzi di ricambio originali, ai manuali e alle istruzioni, oltre a un prolungamento del supporto per il sistema operativo su dispositivi più vecchi", anticipa Claire Darmon di Swappie, società che vende iPhone rigenerati.

Nuovi diritti

Durante la riparazione i consumatori potranno beneficiare di un apparecchio sostitutivo. Oltre ciò, i produttori avranno l'obbligo di pubblicare regolarmente e di aggiornare le informazioni sui sui propri servizi di riparazione con tanto di prezzi relativi agli interventi più comuni. Qualora il bene non possa essere riparato, il produttore dovrà poter cedere al cliente un apparecchio ricondizionato.

La pratica sarà agevolata da uno specifico portale online in cui saranno indicati i centri di riparazione e i negozi di oggetti ricondizionati più vicini al consumatore: una banca dati per costituire la quale dovranno dare il loro contributo tutti gli Stati membri dell'Ue. Tra le informazioni fornite anche quelle sui tempi di riparazione e sulle condizioni previste, fermo restando la forte spinta a favorire la circolazione di apparecchi ricondizionati.

I produttori, tra l'altro, non solo non avranno alcun diritto di impedire l'uso di pezzi di ricambio di seconda mano oppure realizzati con stampanti 3D da riparatori indipendenti, ma non potranno neppure rifiutarsi di provvedere alla riparazione di un oggetto per motivi economici o per il fatto che esso è stato già riparato in precedenza da qualcun altro.

I timori

Su questo punto le associazioni consumatori hanno qualche dubbio, temendo che la scara chiarezza possa dar modo ai produttori di mettere i bastoni tra le ruote al progetto. "È la misura più importante della direttiva, anche se lascia spazio a possibili eccezioni perché ci sono casi in cui i pezzi di ricambio sono coperti da copyright", spiega il co-direttore di The Restart Project Ugo Vallauri. "Non è presente un chiaro obbligo dei fabbricanti di mettere a disposizione dei riparatori i pezzi di ricambio", dichiara il presidente di Confartigianato Marco Granelli, e un limitato accesso ai pezzi di ricambio renderebbe "vano il tentativo di promuovere la riparazione". La speranza è che in fase di attuazione si riesca a tappare queste falle.

Anche il "prezzo conveniente" delle riparazioni è un concetto un po' vago, specie per il fatto che inizialmente si era parlato di gratuità, concetto poi eliminato. Anche in questo caso le associazioni chiedono maggiori garanzie e trasparenza, pur coscienti del fatto che le autorità di regolamentazione non possono fissare i costi, essendo il mercato libero

La riparazione

Per capire se intervenire, il cliente ha il diritto di chiedere prima dell'intervento un "modulo europeo di informazioni sulla riparazione", dove saranno indicati dati fondamentali come il tipo di guasto o di difetto, la riparazione consigliata, il suo costo e i tempi necessari, nonché l'eventuale disponibilità di un prodotto sostitutivo e il suo prezzo. Tale documento avrà validità di 30 giorni, così da consentire al consumatore di confrontarne il contenuto con altre offerte.

Per le riparazioni si incentiva la diffusione dei cosiddetti "repair café", ad ora poco diffusi in Italia: si tratta di luoghi in cui è possibile portare un oggetto danneggiato o non funzionante per farlo riparare da tecnici volontari, che forniscono assistenza anche per insegnare al consumatore a intervenire in modo autonomo.

La norma prevede per gli Stati membri della Ue la realizzazione di incentivi per spronare i cittadini a riparare in modo autonomo o far riparare gli elettrodomestici anche dopo la scadenza della garanzia: potrebbe trattarsi di incentivi fiscali o della promozione di corsi di

formazione nei sopra citati "repair café". L'Austria, già più avanti, ha un bonus che copre fino al 50% i costi di riparazione. Nel nostro Paese, per ora, gli incentivi esistono solo per l'acquisto di elettrodomestici nuovi.

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