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Tra costi e scandali ci mancava pure il virus

Erano oltre quattromila nel 2010, per scendere a poco più di 1.500 sei anni dopo, fino a non raggiungere la "soglia psicologica" delle mille nel 2019

Tra costi e scandali ci mancava pure il virus

Erano oltre quattromila nel 2010, per scendere a poco più di 1.500 sei anni dopo, fino a non raggiungere la «soglia psicologica» delle mille nel 2019. Negli ultimi dieci anni il numero di adozioni internazionali è letteralmente crollato, complici gli scandali che hanno coinvolto le organizzazioni in alcuni Paesi.

A complicare ulteriormente la situazione è arrivata l'emergenza Covid-19, che di fatto ha dimezzato le procedure andate a buon fine. A dimostrarlo sono le cifre relative ai primi sei mesi del 2020: secondo quanto riportato da Cai Commissione per le adozioni internazionali -, le richieste concluse in modo positivo sono state circa 200, nello stesso periodo dell'anno precedente erano state 400. Nonostante la crisi così profonda, l'Italia rimane il secondo Paese al mondo fra gli Stati più attivi sul fronte accoglienza dei minori stranieri. A fare meglio sono solo gli Stati Uniti, che registrano però anch'essi una flessione.

A incidere sulla possibilità di diventare genitori ci sono i costi, che nel caso delle procedure internazionali possono lievitare fino a 30mila euro, i tempi lunghi, la burocrazia e la crisi demografica. Ma un grande ostacolo sono anche i rapporti non sempre semplici con gli Stati di provenienza. Solo due anni fa una donna cambogiana ha denunciato, attraverso un'organizzazione umanitaria, la sottrazione indebita di quattro dei suoi sei figli. Che, dopo essere entrati in orfanotrofio, sono stati adottati in Italia. Senza essere mai stati davvero abbandonati dalla propria famiglia di origine. Questa e altre storie hanno nel tempo gettato un'ombra su procedure ed enti coinvolti, spingendo molti Paesi a introdurre norme più rigide e a privilegiare le adozioni interne.

Nel frattempo è arrivato il Covid, che ha allontanato l'incontro fra futuri genitori e bambini. Al momento della dichiarazione del lockdown, lo scorso marzo, 46 famiglie italiane che si trovavano all'estero sono rimaste bloccate e sono rientrate solo grazie agli sforzi congiunti di Eeaa (Enti autorizzati all'adozione internazionale), autorità straniere, associazioni familiari e Cai. Complicato è anche l'ingresso in Italia dei minorenni oggetto di sentenza di adozione o di affidamento ma ancora bloccati in Paesi nei quali non è possibile viaggiare. Analoghe difficoltà hanno registrato bambini e famiglie che si erano ricongiunti poco prima del lockdown ma che, a causa delle successive misure di isolamento, non hanno potuto procedere nel percorso di inserimento scolastico e di integrazione nel contesto sociale, per non parlare dell'impossibilità di accedere al Servizio sanitario nazionale. Per tutti la prospettiva di tornare alla normalità è ancora lontana. Si spiega anche così il crollo delle richieste.

Perché in questa situazione le coppie disponibili a un sacrificio così lungo, costoso e a volte doloroso sono sempre meno.

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