Alessandro Leon Asoli, il ragazzo che nell'aprile del 2021 avvelenò con un piatto di penne al salmone condite col nitrito di sodio la madre e il patrigno, provocando la morte di quest'ultimo, non farà ricorso in Cassazione contro la sentenza di condanna a 30 anni di reclusione. Ciò vuol dire che la pena diventa definitiva. "Ritengo che egli abbia dato prova di grande consapevolezza e maturità", ha spiegato al Corriere.it l'avvocato Davide Bicocchi, legale del 21enne.
La confessione e la condanna a 30 anni
Dopo aver respinto a lungo le accuse, nell'udienza di marzo davanti alla Corte d'Assise di Appello Asoli ha ammesso per la prima volta il delitto. Una confessione che verosimilmente gli ha consentito di schivare l'ergastolo chiesto dalla Procura generale. Nel secondo grado giudizio, infatti, il giovane è stato condannato a 30 anni di carcere. Non essendo stata impugnata la sentenza d'Appello, né dalla procura né dallo stesso imputato, la pena ora diventa definitiva. "Il percorso di resipiscenza del mio assistito ha certamente inciso su questa decisione di non presentare ricorso. - ha spiegato il legale del 21enne - Se anche avessimo scelto di affrontare un altro grado di giudizio, la motivazione dell'eventuale ricorso avrebbe potuto condurre ad una richiesta di rideterminazione della pena".
L'avvocato: "Spero un riavvicinamento con la madre"
Scampata alla morte per un soffio, Monica Marchioni, la madre di Asoli, aveva raccontato in una intervista rilasciata al giornalista Bruno Vespa di "avere avuto paura" del figlio e di non essere "ancora pronta" per il perdono. "È presto", erano state le sue parole. Il legale del giovane auspica che a margine del percorso di riabilitazione sociale, che pare stia cominciando a dare "piccoli frutti preconizzati", l'assistito possa riallacciare i rapporti con la famiglia. "A corollario, ma certamente non marginalmente, vi sono diversi aspetti che andranno sviscerati e sui quali il giovane sta lavorando, si spera, attraverso un percorso familiare che intende certamente affrontare, anche se tali aspetti dovranno necessariamente avere come complemento anche le determinazione delle parti civili e di entrambe le figure genitoriali e in special modo di quella materna, la cui posizione parrebbe sul punto ancora piuttosto tetragona. - ha concluso il legale - Del resto, nell'ottica complessiva rieducativa e riparativa sarebbe auspicabile un percorso di riavvicinamento, che spero possa condurre ad ipotesi di concretezza verso le quali vorrei accompagnare il giovane Asoli".
Il delitto
Il delitto si consumò il 15 aprile del 2021 in un appartamento di via della Costituzione a Ceretolo, una frazione di Casalecchio del Reno, in provincia di Bologna. Alessandro Leon Asoli, 19 anni, avvelenò la cena della madre, Monica Marchioni, 56 anni, e del patrigno, Loreno Grimandi, 57 anni. Quella sera il giovane si offrì di cucinare per entrambi un piatto di pennette al salmone salvo poi aggiungere alla pasta il veleno: nitrito di sodio, per la precisione, acquistato su internet. Grimandi morì subito dopo aver consumato il pasto. Monica Marchioni, che per sua fortuna non aveva finito la pietanza, riuscì a evitare il peggio.
Dopo aver tentato di strozzare a mani nude la madre, Asoli si diede alla fuga. Fu poi rintracciato a casa dei nonni e arrestato dai carabinieri di Borgo Panigale. A maggio del 2022 è stato condannato a 30 anni di carcere.
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