Crede di essere sterile, ma resta incinta: Asl condannata a mantenere la figlia

Il tribunale di Arezzo ha condannato Asl Toscana Sud Est a corrispondere a una 37enne un totale di 135mila euro

Crede di essere sterile, ma resta incinta: Asl condannata a mantenere la figlia

Aveva fatto causa ad Asl per una gravidanza indesiderata, in quanto concretizzatasi pochi mesi dopo l'intervento di contraccezione chirurgica alla quale si sottopose. E nelle scorse ore, il tribunale di Arezzo si è espresso: l'azienda sanitaria dovrà corrisponderle a titolo di mantenimento 450 euro al mese fin quando la figlia nata a seguito di quell'operazione non avrà compiuto 25 anni, per un totale di circa 135mila euro. Protagonista della bizzarra vicenda che arriva dalla Toscana è una donna di 37 anni, per una storia iniziata oltre un decennio fa. Stando a quanto riportato dalla stampa locale, era infatti il 2011 quando l'allora venticinquenne fu operata presso l'ospedale di Grosseto: aveva già partorito tre volte ed aveva deciso di sottoporsi ad un intervento di legatura delle tube di Falloppio per essere sicura di evitare ulteriori gravidanze.

Un'iniziativa che non le ha tuttavia consentito di assecondare la sua volontà, visto che due anni dopo essere finita sotto i ferri è rimasta incinta per la quarta volta. Decise di non abortire (la bimba adesso ha quasi dieci anni) ma al tempo stesso le venne il forte sospetto che la gravidanza potesse essere ascrivibile ad una procedura errata seguita dai medici che la operarono all'epoca. E, supportata dal marito, citò in giudizio l'azienda sanitaria, poi rinominata Asl Toscana Sud Est dopo l'ultima riforma regionale (con sede ad Arezzo). Tramite il proprio legale, la coppia aveva chiesto quasi 300mila euro: nel dettaglio, 70mila per il mantenimento ed altri 50mila per la violazione della libertà di autodeterminazione per ciascuno genitore, in aggiunta a 30mila euro da corrispondere alla madre per violazione del consenso informato ed altri 25mila euro per il danno da invalidità, in relazione al danno sofferto.

Una richiesta che il giudice ha con tutta probabilità giudicato eccessiva sul piano economico, a giudicare perlomeno dal ridimensionamento finale. Ha però riconosciuto le ragioni dei coniugi, riconoscendo come si legge nella sentenza "un incontrovertibile nesso di causalità tra l'erronea esecuzione dell'intervento e i lamentati danni essendo stata eseguita la stilizzazione tubarica con una tecnica insicura e obsoleta (...) senza l'asportazione di un tratto di tuba".

Secondo il magistrato, dunque, l'operazione non sarebbe stata eseguita nel migliore dei modi e ha quindi quantificato l'indennizzo in un assegno mensile che Asl dovrà corrisponderle a quanto pare sino al 2038. Anche se l'azienda sanitaria ha fatto sapere in una nota di valutare al momento la possibilità di ricorrere in Appello. A breve potrebbero quindi esserci ulteriori novità.

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