Cronaca giudiziaria

Estorsioni e minacce, il trapper Montana patteggia. Ecco perché non andrà in carcere

Il "trapper" Montana, accusato di estorsioni, rapine e minacce ad Arezzo dopo aver messo in piedi una baby gang, ha patteggiato una pena di tre anni e sei mesi. Che non sconterà tuttavia in carcere. L'avvocato: "Il ragazzo ha capito di aver sbagliato"

Il trapper Montana insieme ad un complice
Il trapper Montana insieme ad un complice

Era finito a processo per estorsione, rapina e minacce, con l'accusa di essere a capo di una vera e propria baby gang attiva fra il 2020 e il 2021 ad Arezzo. Si faceva chiamare Montana, in onore del protagonista del film Scarface che apprezzava particolarmente. Una delle sue passioni, insieme alla musica trap: in quel caso il suo nome d'arte era "Welid Montana". E nelle scorse ore, ha patteggiato tre anni e sei mesi di reclusione: questa la pena comminata al "trapper" Walid Rakia dal tribunale di Arezzo. Il ventunenne di origini straniere, nato in Veneto, non andrà comunque in carcere: dopo aver trascorso un periodo nella casa circondariale di Prato, ha già iniziato un percorso in una comunità terapeutica in provincia di Milano e lo porterà a quanto pare a termine.

Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, il trapper era il leader di una gang composta da giovanissimi (quasi tutti minorenni) capace di seminare il terrore nella città toscana. Aveva architettato un sistema che insieme ai sodali aveva portato a rapine e pestaggi ai danni di coetanei o di semplici passanti. Un modus operandi ben rodato: le vittime, quasi sempre minorenni e isolate, venivano avvicinate con un pretesto. Per poi ritrovarsi circondate e rapinate di telefonini, portafogli e ogni oggetto di valore che possedevano. E mentre alcuni componenti del gruppo si davano all'azione, altri invece fungevano da “palo” per segnalare ai complici l’eventuale arrivo delle forze dell’ordine e darsi alla fuga. A volte le aggressioni non erano motivate dalla volontà di compiere una rapina, ma avvenivano solo per scaricare violenza su un malcapitato che aveva guardato “in modo sbagliato" qualcuno della "Famiglia Montana" (così si facevano chiamare) o infastidito l’attività di spaccio con la propria presenza.

In due casi, secondo gli investigatori, se la sarebbero presa persino con un disabile e con un clochard, malmenandoli e rapinandoli. Un vero e proprio clima di terrore, interrotto da un blitz della polizia lo scorso anno che aveva portato all'arresto di Montana e dei complici. La richiesta di patteggiamento avanzata dalla difesa era partita da una pena complessiva di cinque anni e due mesi, oltre ad una multa di 1.500 euro. E visto che è stata accettata, il ragazzo non sconterà la pena in prigione.

"L'obiettivo del provvedimento - ha spiegato l'avvocato Francesca Arcangioli al sito ArezzoNotizie - è quello di rieducare. Di dare un'altra occasione a un giovane che ha mostrato di aver capito gli errori commessi e di aver preso coscienza della situazione in cui si trova".

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