Cronaca giudiziaria

Yara Gambirasio e l’odissea dei reperti: la difesa di Bossetti ha potuto vederli dopo 5 anni

La difesa di Massimo Bossetti sta visionando i reperti che contribuirono alla condanna dell'operaio di Mapello per l'omicidio di Yara Gambirasio

Yara Gambirasio e l’odissea dei reperti: la difesa di Bossetti ha potuto vederli dopo 5 anni

Ascolta ora: "Yara Gambirasio e l’odissea dei reperti: la difesa di Bossetti ha potuto vederli dopo 5 anni"

Yara Gambirasio e l’odissea dei reperti: la difesa di Bossetti ha potuto vederli dopo 5 anni

00:00 / 00:00
100 %

L’odissea dei reperti sul caso di Yara Gambirasio si chiude oggi pomeriggio. In queste ore infatti i due legali di Massimo Giuseppe Bossetti, ex operaio di Mapello condannato in tre gradi di giudizio per l’omicidio della tredicenne, stanno visionando le prove che hanno contribuito fortemente alla condanna del loro assistito.

Si tratta di un paio di slip sui quali venne trovata una traccia genetica mista della vittima e di quello che fu chiamato Ignoto 1 - identificato poi in tribunale con Bossetti - la felpa che la giovane indossava il giorno della scomparsa ovvero il 26 novembre 2010 a Brembate di Sopra, il giubbotto che aveva ancora addosso quando fu ritrovata cadavere tre mesi più tardi in un campo di Chignolo d’Isola e 54 provette di Dna.

Insieme agli avvocati Claudio Salvagni e Claudio Camporini, come riporta il Corriere della Sera, ci sono il genetista, consulente di parte, Marzio Capra, il procure aggiunto Maria Cristina Rota, il pm titolare dell’indagine Letizia Ruggeri, gli avvocati della famiglia Gambirasio Enrico Pelillo e Andrea Pezzotta. Massimo Bossetti, che oggi ha 53 anni, sta assistendo in videochiamata dal carcere di Bollate in cui è recluso dal 2018, anno della sua condanna.

I legali dell’uomo avevano fatto chiesto di visionare i reperti già 5 anni fa, richiesta che viene soddisfatta nell’udienza di oggi, a porte chiuse, iniziata intorno alle 15. “Finalmente dopo 5 anni dalla autorizzazione ci vengono fatti vedere i reperti, anche se l’autorizzazione del 27 novembre 2019 ci consentiva di analizzarli. È evidente che non possiamo accontentarci, però, è un primo passo avanti, visto che durante il processo neppure ci sono stati fatti vedere” ha commentato Salvagni, aggiungendo che il collegio difensivo di Bossetti spera di poter cogliere qualche dettaglio per poter ribaltare il risultato del Dna che i legali ritengono errato.

I reperti possono essere infatti visionati ma non analizzati - tanto più che i campioni di Dna sarebbero stati molto consumati nei test effettuati in sede di indagine. L’udienza si sarebbe dovuta tenere il 20 novembre 2023 ma era saltata per il ricorso in Cassazione dei legali di Bossetti, che speravano di poter anche analizzare i reperti.

Il braccio di ferro era iniziato nel 2019 ed era appunto relativo al chiarimento se i reperti potessero essere analizzati o solo visionati.

Parte dell’opinione pubblica non ha mai creduto alla colpevolezza di Bossetti, ma una revisione del processo può essere richiesta solo in caso di nuove prove da sottoporre a giudizio.

Commenti