Accuse di grilletto facile. La rivolta dei poliziotti che depongono le armi

Ammutinamenti e proteste, dalla Francia al Regno Unito dopo le inchieste per omicidi e uso eccessivo della forza

Accuse di grilletto facile. La rivolta dei poliziotti che depongono le armi
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Sono in prima linea contro il terrorismo dall'Europa all'America, affrontano quotidianamente micro e macro criminalità, hanno fronteggiato le proteste che da Parigi a Boston, da Londra a Minneapolis hanno devastato e saccheggiato intere città, incendiate da manifestazioni anti-governative o di denuncia proprio contro le maniere forti delle forze dell'ordine. E oggi, dopo le incriminazioni che vedono alcuni di loro sul banco degli imputati per aver ucciso e adoperato mezzi violenti, di fronte all'accusa di avere il grilletto facile, di fare un uso eccessivo della forza e delle armi, specie ai danni delle minoranze, gli agenti di polizia reagiscono, per chiedere alle istituzioni maggiori tutele e per sensibilizzare l'opinione pubblica.

L'ultima protesta, la più eclatante, è ancora in corso a Londra, dove il numero di agenti armati e pienamente operativi, fra i 2.500 abitualmente stanziati nella capitale inglese, è «ancora significativamente sotto la soglia di normalità», ha fatto sapere Mark Rowley, capo di Scotland Yard, nonostante molti siano tornati ai propri «doveri». La rivolta di circa 300 agenti è esplosa fra domenica e lunedì, quando un gruppo di poliziotti fra coloro che hanno in dotazione armi da fuoco ha deciso di deporre pistole e mitra in segno di protesta contro l'incriminazione di un collega. Un ammutinamento dopo che l'agente, in un Paese dove gran parte dei poliziotti sono disarmati, è finito sotto processo per l'omicidio di un giovane di 24 anni, Chris Kaba, britannico di origini africane ucciso l'anno scorso con un colpo alla testa pur essendo a mani nude. Il primo ministro inglese Rishi Sunak ha preso le difese della polizia, spiegando che i poliziotti con porto d'armi «devono prendere decisioni sulla vita o sulla morte in una frazione di secondo per tenerci al sicuro» e «meritano la nostra gratitudine per il loro coraggio». La ministra degli Interni Suella Braverman ha annunciato una revisione delle tutele per gli agenti e sta valutando nuove linee guida, per fissare un tempo limite entro il quale gli agenti possono finire sotto indagine, sottolineare la necessità di auto-difesa dei poliziotti ed evitare - è una delle ipotesi - che vengano incriminati se hanno effettuato un periodo di formazione, in modo che possano usare i propri poteri «con certezza legale e chiarezza».

Il dibattito è esploso da qualche tempo sulle due sponde dell'oceano. Degenerato nelle rivolte del 2020 negli Stati Uniti, sotto lo slogan «I can't breathe», «Non respiro», dopo la morte dell'afroamericano George Floyd, 44 anni, deceduto dopo essere stato ammanettato dalla polizia, faccia a terra, e sottoposto per diversi minuti alla knee-to-neck-move, la tecnica del ginocchio sul collo, adottata per immobilizzare una persona in stato di fermo. L'agente Derek Chauvin è stato condannato a 22 anni e mezzo di carcere, dopo che le città americane si sono infiammate denunciando il razzismo e le violenze delle forze dell'ordine. Da allora è nata la campagna «defund the police», per tagliare i finanziamenti alla polizia, anche se lo slogan ha perso mordente dopo l'assalto a Capitol Hill e la difesa dei simboli della democrazia americana da parte delle forze dell'ordine. La tecnica del ginocchio sul collo è stata vietata in oltre la metà dei principali dipartimenti di polizia statunitensi e abbandonata anche in Francia.

Ma è proprio nel Paese di Emmanuel Macron che appena un paio di mesi fa, diversi commissariati e i loro sindacati hanno protestato, dopo le violente manifestazioni contro la riforma delle pensioni e quelle contro l'uccisione di Nahel Merzouk, 17enne di origini magrebina colpito a morte durante un controllo di polizia.

Una parte dei francesi denuncia l'uso eccessivo della forza per mano della polizia, gli agenti ricordano invece i feriti tra le proprie fila e chiedono più tutele. Macron ha inneggiato all'ordine ma ha spiegato: «Nessuno è al di sopra della legge».

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