American Graffiti

Dal burro fritto alle grigliate: la fiera di paese che muove la politica Usa

Ogni anno ad agosto si tiene la Iowa State Fair, una fiera da un milione di visitatori. Ma l'evento è uno dei momenti politici più importanti dell'anno perché mette in mostra tutti i candidati alle prese con il bagno di folla tra street food e discorsi improvvisati

Dal burro fritto alle grigliate: la fiera di paese al centro della politica Usa

Fiumi di burro, Corn dog a volontà e un bagno di America profonda. L’Iowa State Fair è questo, ma anche molto di più. Si tratta della fiera più importante dello Stato e si tiene ogni estate nella capitale Des Moines. Nel 2023 ha preso il via il 10 agosto e continuerà fino al 20. Iniziata nella seconda metà dell’800 e diventata annuale verso la fine del secolo, ogni anno attira oltre un milione di visitatori. Politici compresi. Sì perché l’Iowa State Fair per gli americani è anche una tradizione politica.

Ogni anno i candidati alle presidenziali, dalle presidenziali a quelle a governatore passando per i seggi alla Camera e Senato, si aggirano circondati dai fotografi per i chioschi della fiera. Un appuntamento imperdibile, un bagno di popolo ormai diventato riturale. Com’è possibile che per una settimana d’estate l’Iowa diventi il centro della politica americana? I candidati hanno sempre visitato la fiera, ma tutto è cambiato nel corso degli anni ’70 quando lo Stato è diventato un appuntamento chiave della politica.

Kamala Harris
Kamala Harris alla fiera nel 2016

La fiera e il bagno di popolo dei politici

In Iowa, infatti, prende il via la corsa alle primarie dei partiti. È il primo Stato in cui sono ancora in corsa tutti i candidati ed è quindi un'occasione chiave per tutti di uscire dal mucchio e provare a mostrare di essere la persona giusta per ottenere la nomination. Il tour tra la gente della fiera può diventare il boost giusto per ravvivare una campagna o confermare uno slancio nei sondaggi.

Anche quest’anno non fa eccezione e quasi tutti i candidati del Partito repubblicano, circa 18, hanno preparato il pellegrinaggio a Des Moines. L’occasione permette di scendere tra le persone della working class americana, dimostrarsi uno di loro, ridurre la distanza tra politica ed elettori. Ecco perché quasi tutti i candidati, ad esempio, si fanno immortalare con la “mucca di burro”, una scultura di burro da quasi 300 chili che ritrae un animale. Ma non solo. Il vero punto di contatto tra candidati e normali cittadini avviene tra i chioschi di street food americano, mangiando.

Biden e Obama
Barack Obama nel 2011 e Joe Biden nel 2007

Sono infatti numerose le foto dei politici intenti ad addentare un corn dog (un würstel panato e fritto infilato in uno stecco), bere una bibita o addentare qualche altra frittura a base di burro prodotta al momento. Un passaggio politico delicato ma necessario. Quasi nessuno appare patinato e autorevole mentre addenta cibo di strada, ma per molti candidati il rischio vale la candela.

L’Iowa State Fair è anche un’occasione per riscoprire uno dei miti fondativi dell’America profonda. I discorsi dalle soapbox fra balle di fieno. Si tratta di interventi lampo, senza molta preparazione, fatti sopra una cassa e resi immortali dai film western. Molti candidati improvvisano qualche comizio, due tre frasi recitate a braccio prima o dopo un’abbuffata in una bancarella. Il tutto sotto l’occhio divertito dei passanti che non lesinano qualche battuta, qualche contestazione e pure domande difficili per cogliere impreparato qualche candidato.

Un altro passaggio tradizionale della fiera in Iowa è quello del sondaggio sui chicchi di mais. I partecipanti alla fiera lasciano un chicco di mais in un barattolo corrispondente al candidato preferito. I politici poi sfilano dove sono collocati i barattoli, solitamente votano per se stessi, e poi controllano chi è in testa alle preferenze nel voto della fiera.

pete
L'ex candidato dem Pete Buttigieg nel 2020

L’evento politico

Sembra difficile da credere, ma i destini politici di molti candidati si giocano proprio alla fiera dell’Iowa. Il Washington Post ha ricordato, ad esempio, molte frasi infelici dei candidati. Dal democratico John Kerry che scherzò sul fatto che non si capisce perché uno dovrebbe trasferisti in Iowa, a Mitt Romney che si lasciò sfuggire come in realtà le grandi multinazionali fossero uguali alla gente comune. Persino per Joe Biden la fiera si è rivelata pericolosa. Nel 1987 di fatto azzoppò la sua corsa alle primarie dem tenendo un discorso che poco dopo si sarebbe rivelato copiato da un altro candidato. Complessa anche la comparsata di Ted Cruz nel 2016 quando venne contestato apertamente dall’attore Elliot Page, che all’epoca si faceva ancora chiamare Ellen Page.

C’è però anche chi ha saputo mettersi in mostra. Nell’estate del 2015 il senatore Bernie Sanders improvvisò un discorso che attirò l’attenzione di un migliaio di persone. Il risultato? Sei mesi dopo perse contro Hillary Clinton di soli 0,25 punti. Stesso discorso per Donald Trump. Nel 2015 la sua candidatura sembrava ancora una boutade. Il tycoon arrivò alla fiera con il suo elicottero atterrando non lontano da una campo da baseball. La prima cosa che fece fu di andare da un gruppo di bambini che giocavano e dire “Ti va di fare un giro sull’elicottero?”. Una mossa banale che però gli regalò il favore del pubblico.

La corsa del 2023: assedio a DeSantis

Anche per le elezioni del 2024 la corsa avrà nell’Iowa State Fair un punto di passaggio obbligato. Quest’anno soprattutto per il folto gruppo di candidati del Gop. Tra loro ci sono infatti l’ex vice di Trump Mike Pence, l’ex inviata alle nazioni Unite Nikki Haley, l’ex governatore del Nord Dakota Doug Burgum, il conduttore radiofonico conservatore Larry Elder, l’ex governatore dell’Arkansas Asa Hutchinson, il senatore afroamericano Tim Scott e il magnate tech Vivek Ramaswamy.

Ma la fiera è stata soprattutto un duello a distanza tra Donald Trump e Ron DeSantis. La sfida tra i due è stata infiammata anche dalla decisione dell’ex presidente di portare con se un pugno di suoi fedelissimi deputati repubblicani, nessuno dell’Iowa, ma tutti della Florida. Uno schiaffo a distanza proprio al governatore del Sunshine State che è in affanno nei sondaggi.

Per DeSantis il giro per i chioschi non è stato facile. Subito è iniziato con uno striscione fatto volare da un piccolo aeroplano con la scritta “Sii simpatico, Ron”, un richiamo a un suggerimento dato al governatore durante la campagna elettorale del 2018. Poi la parte più difficile è arrivata durante una conversazione pubblica insieme alla governatrice repubblicana dello stato Kim Reynolds.

Durante il dibattito De Santis è stato spesso interrotto dal suono di fischietti e campanacci, una serie di interruzioni culminate con l’allontanamento dei contestatori da parte della polizia. Un clima, ha notato il New York Times, che non è quello che la campagna di DeSantis si aspettava.

Non è andata meglio quando ha indossato il grembiule per cucinare qualche hamburger da vendere ai passanti. Il governatore è stato più volte canzonato dai supporter di Trump al grido di “We love Trump” (Noi amiamo Trump). Nemmeno la classica camminata con la famiglia in mezzo ai banchetti si è svolta tranquillamente, con una serie di momenti surreali. Da un lato alcuni elettori gli urlavano “Ti vogliamo bene governatore”, altri “Valli a prendere Ron”. Dall’altro una nutrita schiera di detrattori di destra e sinistra che alternavano un “Fascista” a un “Perdente”.

Per Trump la fiera è stata invece l’ennesimo show, anche per i deputati che erano con lui. Matt Gaetz, trumpiano di ferro tra le varie battute si è lasciato andare dicendo: “Abbiamo carne da mangiare migliore di Ron DeSantis”. Nel frattempo l’ex presidente ha girato per la fiera, poi in uno stand ha lanciato l’iniziativa “MAGA meal day”, un kit per finanziare la sua campagna venduto a 24 dollari con doppio cheeseburger, patatine fritte e una coca.

Un passaggio da navigato venditore, un passaggio indolore che fotografa molto bene il divario con DeSantis nei sondaggi.

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