Cronaca internazionale

Civili armati e rinforzi in Cisgiordania: la stretta di Israele dopo gli attentati

Tra le misure decise da Israele troviamo la semplificazione, per i cittadini israeliani, del processo per ottenere i permessi di porto d'armi. Stretta anche sugli insediamenti in Cisgiordania

Civili armati e rinforzi in Cisgiordania: la stretta di Israele dopo gli attentati
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Pugno duro di Israele dopo gli attacchi a Gerusalemme che nelle ultime 24 ore hanno fatto sette morti e cinque feriti, di cui due gravi. Il governo di Benyamin Netanyahu, tra le misure più significative, ha fatto sapere che renderà più facile per i civili portare armi e rafforzerà gli insediamenti in Cisgiordania.

La stretta di Israele

Il gabinetto di sicurezza israeliano, convocato d'urgenza dal primo ministro Netanyahu (che poche ore prima aveva annunciato una risposta "forte, rapida e precisa"), ha affermato che saranno ampliate le licenze per le armi da fuoco che "consentiranno a migliaia di cittadini in più di portare armi". Saranno inoltre revocati alcuni diritti delle "famiglie dei terroristi" palestinesi e posti i sigilli alle case dei due autori dell'attentato a Gerusalemme est, prima che siano rase al suolo.

Nella risposta di Tel Aviv ci sono ulteriori provvedimenti. Sarà infatti cancellato ogni tipo di welfare e beneficio sanitario alle famiglie di tutti coloro che sono coinvolti negli assalti. Inoltre il Consiglio dei ministri esaminerà un disegno di legge volto a revocare "le carte d'identità israeliane" sempre dei familiari dei terroristi.

Il pugno duro di Netanyahu

Scendendo nei dettagli, Netanyahu ha invocato ulteriori provvedimenti - da trasformare in legge - di "deterrenza nei confronti delle famiglie dei terroristi che esprimono sostegno al terrorismo". Tra queste, come detto, "la revoca della residenza e della cittadinanza" e il loro "trasferimento nel territorio dell'Autorità palestinese" (Anp). C'è poi "il licenziamento immediato dei lavoratori che hanno sostenuto il terrorismo, senza bisogno di un'udienza".

Le forze israeliane sono state poste in massima allerta e l'esercito ha annunciato che rafforzerà il numero delle truppe in Cisgiordania, mentre dall'estero si sono moltiplicate le richieste di distensione.

Il gabinetto di sicurezza ha anche concordato "passi per rafforzare gli insediamenti che saranno presentati questa settimana", senza però fornire ulteriori dettagli. Gli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati sono considerati illegali dalle Nazioni Unite, che continuano a chiederne la fine.

Alta tensione

L'Autorità palestinese ha condannato i piani come "punizioni collettive razziste che incitano a un'ulteriore escalation e violenza". L'ultimo ciclo di violenze è scoppiato giovedì dopo che i commando israeliani hanno ucciso nove palestinesi durante un raid nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, che ha preso di mira militanti della Jihad islamica palestinese. È stato uno dei più letali raid dell'esercito israeliano in Cisgiordania dalla seconda intifada del 2000-2005.

In risposta al raid, la suddetta Autorità palestinese ha annullato la cooperazione in materia di sicurezza con Israele, un accordo che consentiva a Tel Aviv di prevenire gli attacchi. Gli Stati Uniti hanno esortato l'Autorità Palestinese a revocare la decisione.

Il Segretario di Stato Antony Blinken dovrebbe visitare sia Israele che la Cisgiordania questa settimana come parte di un viaggio programmato nella regione.

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