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"Fu una vittima": la storia del killer che non ha mai ucciso nessuno

Sordo e affetto da un grave disturbo del linguaggio, Fritz Moen venne condannato ingiustamente per due brutali omicidi

Fritz Moen (foto di Solveig Askjem via Wikipedia)
Fritz Moen (foto di Solveig Askjem via Wikipedia)
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Un serial killer mai esistito: quello di Fritz Moen è uno dei casi di malagiustizia più clamorosi di sempre. Accusato di due omicidi negli anni Settanta e condannato a 21 anni di carcere, l’uomo – sordo e affetto da un grave disturbo del linguaggio – in totale ha scontato 18 anni e mezzo dietro le sbarre. La confessione estorta e le indagini piuttosto approssimative dietro una vita rovinata ai piedi del “Moensaken”, come è stato ribattezzato il caso in Norvegia. Ma il suo nome è stato riabilitato quando era già troppo tardi, come troppo spesso accade.

Una vita difficile

Fritz Moen nasce il 17 dicembre 1941 a Sarpsborg, nella contea di Viken, in Norvegia. È figlio di un caporale tedesco – che muore in guerra nel 1944 – e di una donna norvegese. Complice il conflitto, viene ospitato in un orfanotrofio a Skjeberg a partire dal 1943. Non ha contatti con nessun bambino fino ai 7-8 anni, ovvero nel periodo in cui solitamente i più piccoli iniziano a parlare, a comprendere concetti e sfumature, a socializzare.

Fritz Moen non ha una famiglia, non ha amici. Una criticità degna di nota, che secondo gli esperti contribuirà in maniera significativa ai successivi problemi sociali e di comprensione del linguaggio. Frequenta una scuola di non udenti a Skadalen dal 1949 al 1957, dove impara la lingua dei segni, ma deve fare i conti con i problemi tipici della sua età, a partire dalle prese in giro da parte dei coetanei. Fritz Moen è uno studente problematico con grosse difficoltà di adattamento. Una volta conclusa la parentesi scolastica inizia subito a lavorare, ma cambia spesso impiego a causa delle criticità nel relazionarsi.

L’alcol e le denunce

Fritz Moen vive in una comunità dedicata a chi ha i suoi problemi, ma non riesce a costruire dei rapporti. Anzi inizia a sviluppare la dipendenza dall’alcol e colleziona le prime denunce. Tra il 1965 e il 1966 finisce nel mirino delle autorità per piccole frodi, reati contro la proprietà e furto di un motorino. Nell’autunno del 1966 ha un terribile incidente a bordo di un mezzo a due ruote: va a sbattere contro un albero e lotta tra la vita e la morte per diverse ore. Se la cava con una frattura del cranio e con la paralisi quasi completa del braccio destro. La situazione non migliora nemmeno dopo quell’episodio. Nel 1971 infatti viene denunciato per atti osceni in luogo pubblico e per aver provato a molestare un gruppo di ragazze.

Il duplice omicidio

L’11 settembre del 1976 la Norvegia viene scossa dall’omicidio di Sigrid Heggheim. La ventenne di Jolster viene trovata senza vita nei pressi di una stazione di servizio a Nidarvoll, a Trondheim. Sul corpo della studentessa vengono trovati segni riconducibili a uno stupro. La giovane era scomparsa da qualche giorno: l’ultimo avvistamento tra la notte del 5 e 6 settembre, dopo una festa. Le indagini non portano gli investigatori da nessuna parte.

Un anno più tardi un’altra giovane ragazza viene uccisa. Il 6 ottobre del 1977 viene rinvenuto il cadavere della ventenne Torunn Finstad nei pressi del ponte Stavne sulla Nidelva a Trondheim. Anche lei come Sigrid Heggheim è stata violentata e strangolata dal killer. Gli inquirenti però non si fanno trovare impreparati e individuano immediatamente il presunto assassino: il già citato Fritz Moen.

La confessione estorta a Fritz Moen e la condanna

Fritz Moen viene arrestato il 7 ottobre per l’omicidio di Torunn Finstad, ma viene subito accusato anche per la morte di Sigrid Heggheim. Gli viene infatti estorta una confessione anche a causa delle difficoltà di comunicazione. Inoltre sulle scene del crimine erano state trovate delle tracce biologiche che – con le tecniche dell’epoca – sembravano fornire una lieve corrispondenza con il Dna di Fritz Moen.

Il processo per l’omicidio di Torunn Finstad si chiude l’11 aprile del 1978: Fritz Moen viene condannato a venti anni di carcere, poi ridotti a sedici in appello. Per l’assassinio di Sigrid Heggheim invece viene processato il 15 settembre del 1981 e condannato a cinque anni aggiuntivi di detenzione. Nessun dubbio da parte del giudice Karl Solberg, già noto nel Paese per alcuni incredibili abbagli. Precedentemente infatti aveva fatto condannare persone che si erano poi rivelate innocenti.

La battaglia per la verità

Nonostante la duplice condanna, l’avvocato di Fritz Moen – il legale Olav Hestenes – chiede un nuovo processo per entrambi i casi nel gennaio del 2000. Il Tribunale accetta e nel 2004 arriva la nuova sentenza: assolto perché il fatto non sussiste. Ma l’uomo era già tornato a essere un uomo libero dopo aver scontato diciotto anni e mezzo dietro le sbarre. Perentorio il parere delle toghe: prove scientifiche insufficienti e l’uomo aveva un alibi per il giorno dell’omicidio di Sigrid Heggheim. Inoltre la paralisi parziale lo rendeva incapace a commettere certe azioni dal punto di vista fisico.

La richiesta di revisione per la condanna per l’omicidio e lo stupro di Torunn Finstad viene però respinta. Il 28 marzo del 2005 Fritz Moen muore per cause naturali e la piena giustizia arriverà soltanto in un secondo momento. Nel dicembre dello stesso anno Tor Hepsø, un detenuto che aveva una lunga storia di violenza, rilascia una confessione in punto di morte in cui affermava di aver ucciso le due donne. Il 24 agosto del 2006 viene annullata anche la seconda condanna. Fritz Moen non è mai stato un serial killer.

“Principio di obiettività violato ripetutamente”

Nel 2007 una commissione di inchiesta conduce un’indagine su quanto accaduto e l’esito è categorico: il principio di obiettività era stato violato ripetutamente sia dalla polizia, che dal tribunale. Il ministero della Giustizia viene costretto a indire una conferenza stampa per ammettere i gravi errori compiuti nel caso di Fritz Moen. Nell’aprile del 2008 durante un evento al Conrad Svendsen Center – “casa” di Moen – il ministro della Giustizia Knut Storberget chiede scusa in prima persona: “È stato vittima di un’ingiustizia, non c’è perdono per la sofferenza causata”.

Negli ultimi anni molti norvegesi hanno invocato un busto o una statua di Moen da erigere davanti al ministero della Giustizia norvegese come simbolo delle responsabilità del sistema di giustizia penale.

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