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Le montagne, la tensione, lo schianto: il dramma del volo Thai Airways 311

Il disastro aereo del volo Thai Airways 311 del 31 luglio 1992 causò 113 morti - 99 passeggeri e 14 membri dell'equipaggio - nessun sopravvissuto

Screen Smithsonian Channel Aviation Nation via YouTybe
Screen Smithsonian Channel Aviation Nation via YouTybe
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L'indagine per ricostruire la dinamica dello schianto del volo Thai Airways 311 è stata una delle più complicate di sempre. L'incidente aereo si verificò il 31 luglio del 1992 sul fianco di una montagna 37 chilometri a nord di Kathmandu, in Nepal, a un'altitudine di oltre 3.500 metri - uno dei luoghi più remoti della Terra - rendendo complicate le operazioni degli investigatori. Il bilancio fu drammatico: morti tutti i 99 passeggeri e i 14 membri dell'equipaggio a bordo, per un totale di 113 vittime.

Lo schianto del volo Thai Airways 311

Il volo Thai Airways 311 parte dall'aeroporto internazionale Don Mueang, in Thailandia, direzione aeroporto internazionale Tribhuvan, in Nepal: una tratta da tre ore e mezzo. A bordo dell'Airbus A310 99 passeggeri, molti nepalesi ma anche tanti turisti stranieri. Il comandante Preeda Suttimai e il primo ufficiale Phunthat Boonyayej sono chiamati a prestare la massima attenzione, considerando la particolarità dell'aeroporto di Kathmandu, con l'avvicinamento che richiede un passaggio vicino ad alcune delle montagne più alte al mondo.

A circa trenta minuti dall'arrivo a destinazione, il capitano Suttimai e il primo ufficiale Boonyaeyej contattano la torre di controllo per chiedere l'autorizzazione alla discesa. In particolare, i piloti chiedono la pista 0-2, con avvicinamento diretto da Sud, più semplice rispetto alle altre piste. Ma mentre l'aereo si avvicina all'arrivo, le cose cambiano: il controllore segnala che pista non è disponibile per scarsa visibilità e pioggia. L'unico avvicinamento disponibile è da Nord - dove le vette si innalzano a 6 mila metri - azione che richiede una manovra piuttosto delicata. Il capitano non ha alcuna intenzione di correre e rischi e decide di virare verso un aeroporto in India, a Calcutta.

Fortunatamente, il tempo cambia ancora e la pista 0-2 torna disponibile. L'aereo però è troppo vicino alla pista per scendere in sicurezza e il capitano Suttimai decide di tornare indietro per avere la distanza necessaria per una discesa controllata e sicura. Utilizzando il sistema di gestione di volo, il primo ufficiale Boonyayej fissa un punto intermedio di navigazione chiamato "Romeo" per ricominciare l'avvicinamento. Ma c'è qualcosa che non va: l'apparecchio non esegue i comandi, non riuscendo ad associare la traiettoria di volo in questione. A complicare ulteriormente la situazione la visibilità limitata. In un clima di tensione, in cabina inizia a suonare l'allarme di prossimità al suolo. I piloti non riescono a reagire, risulta impossibile individuare la natura del problema. Dopo pochi secondi lo schianto contro una montagna.

La ricerca dell'Airbus A310

Perso ogni contatto con il volo Thai Airways 311, le autorità fanno partire le ricerche dell'aereo tra le montagne del Nepal e istituiscono una commissione di investigatori. Viene scandagliata un'area di decine di chilometri quadrati a Sud di Kathmandu, ultima zona conosciuta dell'Airbus A310. Dopo diverse ore, nessuna traccia. Non c'è neanche un radar da monitorare - a causa delle alte montagne - l'unico indizio arriva dal controllore di volo che, sentito dagli inquirenti, segnala una misteriosa avaria tecnica. Dopo 48 ore arriva la svolta a dir poco sorprendente: gli abitanti di un villaggio a Nord di Kathmandu affermano di avere trovato dei rottami dell'aereo.

Formato da nepalesi ma anche da esperti internazionali come David McNair e il canadese David Rohrer, il team di investigatori invia diversi elicotteri nella zona e viene finalmente individuato l'aereo a 43 chilometri a Nord di Kathmandu. La dinamica dello schianto appare chiara: il volo Thai Airways 311 ha colpito una parete verticale di roccia e poi è rotolato fino a valle. Purtroppo c'è anche un altro dato da constatare: nessuna delle 113 persone a bordo dell'Airbus A310 è sopravvissuta. Sono tanti gli aspetti misteriosi ma la prima sfida complicata da affrontare è raggiungere la zona del misfatto: la squadra di investigatori deve salire a piedi a più di 900 metri dal campo base per raggiungere i resti dell'aereo. In altri termini, un tragitto di cinque ore in una zona pericolosa. Durante il cammino, avviene una tragedia: un investigatore britannico dell'Airbus muore per ipossiemia.

Gli investigatori devono fare i conti con una scena di totale devastazione. Risulta difficile distinguere i rottami, impossibile individuare persino i motori dell'aereo. Viene ritrovato quasi subito il rilevatore di suoni di cabina, ma l'obiettivo principale è individuare la scatola nera, fondamentale per ricostruire quanto accaduto. I resti dell'Airbus A310 vengono spostati in un hangar dell'aeroporto Kathmandu, l'indagine entra nel vivo: il primo passo è stabilire perché il volo Thai Airways 311 fosse a Nord dall'aeroporto.

Le indagini

Gli investigatori partono dalla presunta avaria e cercano indizi nei rapporti di manutenzione dell'aereo. La traccia porta a un risultato: il giorno prima dello schianto era stato segnalato un problema al ripartitore xp-205 collegato agli strumenti di navigazione, interruttore che fornisce energia elettrica a sistemi importanti, incluso il sistema di navigazione dell'aereo. L'ipotesi però viene subito accantonata: l'interruttore non presentava più problemi, come confermato dal registratore di suoni in cabina. Ma dall'analisi emerge un altro fattore da tenere in considerazione: la scarsa comunicazione tra i due piloti, con il capitano Suttimai piuttosto frustrato. Il dettaglio emblematico è la decisione di non affidare la comunicazione con la torre di controllo al primo ufficiale. A completare il quadro, lo scambio poco chiaro quanto inefficiente con il controllore, un giovane piuttosto inesperto.

Ma come si è arrivati al disastro aereo del volo Thai Airways 311? In attesa di ricevere l'autorizzazione a cambiare rotta, il capitano decide di virare a destra di sua iniziativa per accelerare l'avvicinamento alla pista. Ma dopo pochi istanti spunta una criticità e Suttimai appare irritato per i tentativi del primo ufficiale di inserire i dati nel sistema di navigazione. Poi l'esclamazione sorpresa di Boonyayej: "Stiamo andando a Nord?". Gli investigatori devono sciogliere il nodo: il capitano sembrava essere riuscito a tornare a Sud, lontano dalle montagne, ma dopo qualche minuto si è schiantato contro una montagna a Nord. A segnare la svolta è l'arrivo dei dati della scatola nera.

La svolta

Come ricostruito dagli esperti di Mayday, il volo Thai Airways 311 anzichè procedere in linea retta e raggiungere il punto intermedio di navigazione chiamato "Romeo", ha fatto un giro completo di 360 gradi. Inspiegabile per gli investigatori, che provano a individuare qualche responso attraverso un simulatore di volo. Ed ecco svelato l'arcano: il capitano ha deciso di "scavalcare" l'autopilota, cambiando la rotta girando il selettore. Preso forse da un senso di onnipotenza, ha deciso di gestire tutta la fase di atterraggio, impossessandosi inoltre del contatto diretto con la torre di controllo.

Forse per aver perso la cognizione tridimensionale della posizione del volo Thai Airways 311, il capitano girò eccessivamente il selettore di rotta. La conferma del disorientamento è legata indissolubilmente dal dialogo con la torre di controllo: tre minuti prima dell'impatto, il capitano ha affermato di essere distante 5 miglia dall'aeroporto. Una distanza insensata: avrebbe dovuto essere a 25 miglia di distanza. E ancora, nel dialogo tra piloti spunta un'affermazione chiara del primo ufficiale: "Il mio display dice che siamo a Nord dall'aeroporto". Ma ormai era troppo tardi.

In altri termini, il capitano era fermamente convinto di essere in tutt'altra posizione: un errore costato la vita a 113 persone. Lo schianto del volo Thai Airways 311 ha posto l'accento sulla necessità di una tecnologia più avanzata per il controllo del traffico aereo all'aeroporto di Kathmandu, dove oggi sono in dotazione radar affidabilissimi.

Inoltre l'incidente aereo ha ribadito ancora una volta il ruolo fondamentale del lavoro di squadra tra piloti.

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