La beffa alla borseggiatrice dell'est. Lei pensa di farla franca, ma la arrestano così

La 32enne si era recata in questura per costituirsi, convinta di evitare il carcere grazie al proprio stato. Lì la brutta sorpresa: è stata portata al San Vittore. Ecco perché

La beffa alla borseggiatrice dell'est. Lei pensa di farla franca, ma la arrestano così
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Convinta di evitare il carcere grazie al proprio stato di donna incinta, una 32enne bosniaca si è presentata presso gli uffici della questura di Milano per costituirsi, ma ha avuto una brutta sorpresa. Ai suoi polsi, infatti, sono scattate le manatte e in breve tempo si è ritrovata dietro le sbarre del penitenziario San Vittore.

Incinte per evitare la pena

Di norma è così che funziona: basta una gravidanza e il carcere viene evitato. In questo modo tante borseggiatrici sono riuscite a portare avanti la loro attività di furto per le stazioni metro e le strade di grandi città convinte di farla sempre franca.

"Se la persona che deve scontare una pena definitiva è incinta oppure ha un bimbo piccolo fino a un anno di età, questa non entra in carcere", ha spiegato alcuni mesi fa il garante dei detenuti di Milano Francesco Maisto. Se il bambino, invece, è un po' più grande "il differimento è facoltativo, lo decide il magistrato di sorveglianza di caso in caso".

Insomma, grazie a questo escamotage, le ladre rom sanno bene come salvarsi e tornare subito sulle strade per commettere il prossimo borseggio. Allora cosa è successo, stavolta?

Una nuova disposizione

Sicura del fatto che non le sarebbe accaduto nulla, nel corso della giornata di ieri, mercoledì 12 luglio, la 32enne bosniaca, in avanzato stato di gravidanza, si è presentata in questura a Milano, accompagnata dal proprio avvocato. La donna intendeva costituirsi. Un pro forma, in realtà, dato che era certa di non finire dietro le sbarre. Su di lei pendeva una condanna a 7 mesi e 20 giorni di reclusione, ma la 32enne non nutriva alcun dubbio sul fatto che, svolte le pratiche di identificazione, avrebbe potuto tornarsene tranquillamente a casa.

Non è andata così. La donna e il suo legale erano certi che vigesse ancora quella circolare che fa scattare il differimento di pena detentiva per quelle donne in stato di gravidanza o madri di bambini di età inferiore a un anno. In realtà, tale circolare è stata sostituita, lo scorso anno, da una nuova disposizione. "Recenti pronunce del Tribunale di Sorveglianza di Milano hanno ritenuto che la disposizione prevista dall'articolo 146 c.p., sebbene obbligatoria, deve essere intesa nel senso che il magistrato di Sorveglianza deve procedere al giudizio di bilanciamento tra tutela dei diritti del detenuto (e del minore) e la tutela delle esigenze della collettività", fa infatti sapere la procura, come riportato da MilanoToday.

Ciò significa che sta al magistrato decidere, scegliendo fra "il differimento 'secco' ex articolo 146 c.p., o la detenzione domiciliare c.d. umanitaria in domicilio idoneo o la detenzione domiciliare speciale (anche in istituto a custodia attenuata)".

La "brutta" sorpresa

Quale che sia la delibera del magistrato, gli agenti delle forze dell'ordine, in questo caso i poliziotti, sono tenuti a

procedere con la carcerazione. La 32enne incinta, dunque, è stata arrestata, e invece di uscire dalla questura ancora in libertà, è finita al San Vittore di Milano, a disposizione dell'autorità giudiziaria.

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