Cronaca nera

Alessia Pifferi, i testimoni al processo: "Non piangeva. Diceva che Diana stava con la babysitter"

Le testimonianze dei paramedici e della vicina di casa di Alessia Pifferi al processo per l'omicidio della piccola Diana: "Ha raccontato di aver lasciato la figlia con la babysitter. Ha chiesto se l'avrebbero arrestata, non ha pianto"

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"Non ha mai pianto Alessia, però si lamentava. Lei mi ha chiesto 'Ora cosa mi succede, mi arrestano?' Io ho glissato. Poi ha ripetuto più volte la frase 'Non sono una cattiva mamma". È quanto ha raccontato una vicina di casa testimoniando nel processo a carico di Alessia Pifferi per l'omicidio della figlia Diana, la bimba di 18 mesi lasciata da sola in casa per una settimana e morta di stenti a luglio del 2022. "Era più preoccupata per se stessa che per la figlia e ha detto di aver lasciato la bimba con una babysitter conosciuta 6 mesi prima", ha spiegato davanti alla Corte d'Assise di Milano uno degli operatori del 118 intervenuto al tempo nell'appartamento di via Parea, alla periferia del capoluogo lombardo, dove si è consumata la tragedia. Invece si è avvalso della facoltà di non rispondere Massimiliano Superchi, l'uomo indagato per favoreggiamento della prostituzione: avrebbe cercato di procacciare clienti all'imputata con cui intrattenere rapporti sessuali a pagamento. La prossima udienza si terrà il 19 settembre.

La vicina di casa: "Non ha mai pianto"

La piccola Diana è stata abbandonata dalla madre per 7 giorni, dal 14 al 20 luglio 2022. Secondo quanto emerge dalla ricostruzione agli atti del fascicolo d'inchiesta per omicidio pluriaggravato, quando Alessia Pifferi è rientrata a casa ha notato che la figlioletta non respirava più. Allarmata, avrebbe chiesto aiuto a una vicina di casa affinché soccorresse la bimba. "Mi ha suonato al citofono e mi ha detto tutta agitata che la bambina non respirava più. - ha ripercorso la testimone - Siamo saliti in casa e nella camera da letto ho visto la bambina già priva di vita. Aveva le manine e i piedini neri e gli occhi chiusi. Alessia mi ha chiesto: 'Ma è morta?". L'ho fatta sedere sul divano e mi ha raccontato che aveva lasciato la bambina con una baby sitter che però non c'era'. Dopo la chiamata al 118, Alessia ha chiamato il compagno per comunicargli che la figlioletta era morta. "Erano in viva voce - ha ricordato la vicina di casa - e a lui ha detto 'Diana è morta. Ti ho detto una bugia'". Poi ha conlcuso: "Ha ripetuto solo 'non sono una cattiva madre', non ha mai pianto".

L'operatore del 118: "Era preoccupata per se stessa"

In linea con il racconto della vicina di casa, anche la testimonianza dei paramedici. "La signora Pifferi era sul divano, non ricordo di averla vista urlare o disperarsi. In quel momento pensava molto a se stessa", ha detto uno degli operatori del 118 interevenuti nell'appartamento di via Parea. Quando il medico, a sua volta sentito in mattinata, le ha comunicato della morte di Diana "Alessia inizialmente ha pianto, ma non come una madre straziata". Anche al personale sanitario Alessia Pifferi aveva detto di "essere partita giovedì sera, lasciando Diana con una babysitter conosciuta 6 mesi prima. La mattina - ha spiegato una dei paramedici -, tornando a casa e non vedendo l'ora di rivedere la piccola, ha detto di avere trovato la porta e le finestre aperte e nessuno presente nell'appartamento. Diceva che in settimana c'erano stati diversi contatti con la babysitter, anche videochiamate, ma sul suo telefono non abbiamo trovato nulla. A me aveva detto che si chiamava Giovanna, successivamente Jasmine".

Il vicino di casa indagato per favoreggiamento della prostituzione

In aula, quest'oggi, era presente anche Massimiliano Superchi, il vicino di casa dell'appartamento al piano di sotto di Alessia Pifferi. Quarantotto ore prima di testimoniare, l'uomo ha scoperto di essere indagato dalla Procura di Milano per favoreggiamento della prostituzione. Dalle analisi delle chat del telefono dell'imputata, gli investigatori della Squadra mobile hanno rintracciato alcune conversazioni in cui Superchi avrebbe cercato di procacciare alla donna clienti con cui pattuire prestazioni sessuali a pagamento per poche decine di euro.

Quest'oggi, sentito in qualità di testimone, l'uomo si è avvalso della facoltà di rispondere.

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