Scena del crimine

"Fosse clandestine e age progression, così cerchiamo i bimbi scomparsi"

Da Maddie a Denise, Angela e Santina. Manisco World si occupa di cercare le persone scomparse tra "cold case" ancora irrisolti. "Molti sequestri hanno un movente parentale" spiega la presidente Virginia Melissa Adamo

Per gentile concessione di Manisco World
Per gentile concessione di Manisco World

Tra qualche giorno, il 12 maggio, sarebbe stato il compleanno di Maddie McCann, la bambina britannica scomparsa in Portogallo nel 2007. Come il suo, esistono tanti casi mai risolti nel mondo. E senza andare troppo lontani, ce ne sono molti anche in Italia: tra i più celebri, quelli per cui dopo molti anni l'opinione pubblica si stringe ancora intorno alle famiglie, ci sono Denise Pipitone, Angela Celentano, Santina Renda, Mauro Romano, solo per citarne alcuni.

Nell'autunno 2023 sono stati diffusi gli ultimi dati a disposizione sugli scomparsi in Italia: ogni giorno vengono presentate 53 denunce per la scomparsa di minori. Gli stranieri sono quasi il 78%, e solo il 32% di essi viene ritrovato, a fronte di quasi il 74% degli italiani.

Di aiutare le famiglie a ritrovare i propri scomparsi, bambini e adulti, si occupa l'associazione Manisco World, che ricorre a un team formato da grandi professionisti: tra i casi più noti di cui si è interessata proprio le scomparse di Celentano e Renda. "Le age progression per noi rappresentano uno tra gli strumenti fondamentali" spiega a IlGiornale.it la presidente Virginia Melissa Adamo, fondatrice dell'organizzazione.

Presidente Virginia Adamo, qual è l'attività, all'atto pratico, che svolgete con Manisco World?

"Manisco World è un'associazione internazionale che nasce a tutela di tutte le vittime di sette e psicosette e dà impulso poi alla ricerca di persone scomparse, sequestrate e private della loro libertà. Il nome Manisco è il connubio di 'manipolazione' e 'scomparsa'. Noi collaboriamo con circa 400 associazioni riconosciute in tutto il mondo. Il team leader è l'avvocato penalista Luigi Ferrandino. Collaboriamo soprattutto con l'America Latina perché qui ci sono modus operandi totalmente differenti rispetto all'Italia".

In che senso?

"Facciamo un esempio partendo dal Messico. Quando si attiva un alert di scomparsa, ci riuniamo e ci interfacciamo direttamente con i responsabili della Commissione Nazionale di Búsqueda (in spagnolo vuol dire 'ricerca'), quindi con i responsabili della squadra investigativa delle persone scomparse, e quando è necessario anche con l'Fbi, con i responsabili della Fiscalia - che sarebbe la nostra corrispondente della nostra polizia - i responsabili della procura, gli organi istituzionali. Ci riuniamo per definire e pianificare il protocollo di ricerca. Spesso si parte dall'individuazione delle cellule telefoniche alla visione delle telecamere. A seconda delle modalità di scomparsa si organizza un operativo con i Colletivi di Búsqueda in accordo con la Fiscalia e la Commissione e l'Istituto Forense per scavare alla ricerca di fosse clandestine".

Fosse clandestine?

"Sì. Quest'ultima situazione risulta spesso abominevole, perché si cerca un corpo e se ne trovano altri, sovente decapitati per evitare il riconoscimento, tanto che in Messico si utilizza la lista dei tatuaggi per risalire all'identità di un corpo. Inoltre accediamo a un sistema internazionale di corpi ritrovati e non identificati o non reclamati in cui viene caricata la legenda di ogni scomparso, e in cui c'è il materiale genetico, la lista dei tatuaggi, l'abbigliamento che si indossava al momento della scomparsa. Ci avvaliamo dei mezzi di stampa nazionali e internazionali, dalla radio ai social network, per mantenere alta l'attenzione e ci relazioniamo direttamente con consolati e istituzioni estere".

E poi ci sono le age progression.

"Grazie all'artista forense Abraham Valenzuela, vengono realizzate delle age progression attraverso l'utilizzo di apparecchiature informatiche altamente professionali. Le age progression per noi rappresentano uno tra gli strumenti fondamentali, poiché una persona rapita da bambina potrebbe riconoscersi da adulta o essere riconosciuta, cosa che è accaduta nel caso di Alicia Navarro ad esempio".

Quali sono le altre vostre attività?

"Tra le tante nostre attività ci occupiamo di realizzare e diffondere appelli di ricerca in tutto il mondo tradotti in 12 lingue e organizziamo campagne di sensibilizzazione su circuito Euronet. Tra le cose importanti: inseriamo gli scomparsi maggiorenni in un sistema internazionale di identificazione biometrica grazie al supporto di una grossa associazione americana".

Nello specifico della realtà italiana?

"Oltre a questo mi occupo personalmente, e con il supporto della mia assistente Fabiana D’Uffizi, di amministrare e coordinare i gruppi social internazionali grazie ai quali abbiamo fatto anche rincontrare giovani alla ricerca delle loro origini e separati dalla famiglia biologica. Questo è avvenuto con il gruppo internazionale ‘Busco mi familia biológica’ fondato da Noelia Zapatero. Abbiamo una rubrica giuridica in onda ogni lunedì sera sul nostro canale TikTok italiano, per fare formazione e prevenzione sulla pericolosità del fenomeno delle psicosette, a cura dell'avvocato Giorgia Bagnasco. Negli istituti d’istruzione superiori comunichiamo con i giovani studenti grazie al progetto denominato 'Dr. Setta' e altre novità sono previste per il 2025. Il 29 maggio 2024 si tiene a Napoli una giornata in memoria al pizzaiolo Eduardo Granato in collaborazione con l'associazione Scugnizzi. Il 7 giugno ci sarà il convegno ‘Setta Omicida’ a Palermo, con rilascio dei crediti, presso La Cavallerizza di Palazzo Sambuca. Si parlerà della manipolazione mentale e della proposta di disegno di legge per le vittime e le sopravvissute alle psicosette”.

Quali sono le vicende più note di cui vi siete occupati?

"Tra le bambine italiane più note e divenuti casi internazionali ci sono Angela Celentano, Santina Renda e Stefania Puglisi. Ma anche Leidy Yenny, Dorian Streit e Maria José Monroy Enciso. Per esempio, su quest'ultimo caso ci siamo focalizzati moltissimo in Europa: si tratta di una bimba vittima di rapimento a scopo di adozione illegale, portata via con estrema violenza alla tenera età di 11 mesi, oggi ha 14 anni. Poi c'è il caso di Leonardo Franco, un ragazzo italiano scomparso in Messico, per il quale si sta seguendo un protocollo di ricerche a tappeto in tutto il Paese, dove siamo attivi giorno e notte".

Queste vicende sono paradigmatiche?

"Molti sequestri hanno un movente parentale, mentre altri bambini vengono sequestrati per le adozioni illegali. Ma ogni rapimento ha le sue modalità. In Messico e in Bolivia c'è un elevatissimo numero di minori scomparsi, perché esiste un traffico di bambini legato alla criminalità organizzata. È almeno il 20% delle persone scomparse, ovvero 6500 bambini ogni anno".

È un fenomeno da analizzare quello dei minori che scompaiono dalle comunità? E in relazione ai minori stranieri?

"Quando analizziamo il mondo delle comunità di minori, parliamo di bambini e ragazzi che arrivano da situazioni drammatiche, perché molti hanno subito violenza o traumi famigliari. Le comunità sono strutturate adeguatamente con un personale dedicato fatto di professionisti, ma non dobbiamo comunque mai dimenticare che i minori ospiti vivono con sofferenza la loro permanenza in comunità a causa del distacco dalle radici. Si dovrebbe lavorare innanzi tutto sulla prevenzione, perché i figli hanno il diritto di vivere in un ambiente sereno ed equilibrato, promuovendo sempre più percorsi formativi ed educativi per i genitori, magari anche nelle scuole".

Perché vi occupate anche di scomparse di maggiorenni e quali fenomeni cercate di contrastare?

"In primis il fenomeno delle sette, e delle psicosette che oggi si nascondono dietro a comunità pseudo-new age, un fenomeno dilagante e foriero di devastanti conseguenze e che ha subito una crescita esponenziale soprattutto a seguito della pandemia con il rapido avvento dell'era digitale. A questo si aggiungono i cosiddetti guru del web, che magari invitano a iscriversi a un corso di marketing, giusto per fare un esempio, che poi si rivela una vera e propria setta. Io definisco il fenomeno 'macchina dell'inganno'. Purtroppo coloro che vengono considerati adepti di sette e psicosette sono maggiorenni e, sebbene le modalità di scomparsa siano note alle nostre istituzioni, il problema è prettamente di natura giuridica a causa del vuoto normativo del reato di plagio che è stato abrogato nel 1981. In questi casi che succede che la scomparsa di un maggiorenne viene trattata come un allontanamento volontario in realtà si tratta di un allontanamento indotto".

In che senso?

"Perché la persona scomparsa, appartenente a una psicosetta nel periodo precedente al suo allontanamento, è stata sottoposta a una profonda manipolazione psicologica e a un indottrinamento tale da essere stata convinta dal leader che l'isolamento e l'allontanamento con un'interruzione drastica dei rapporti con il mondo esterno - principalmente famiglie, amici e fidanzati - siano in primis i sacrifici che dovrà compiere per adempiere al prosieguo del suo percorso spirituale".

Cosa state facendo in tal senso?

"Abbiamo lavorato a un disegno di legge a firma dell'avvocato penalista esperto in dinamiche settarie Vincenzo Dionisi, l'avvocato penalista Giorgia Bagnasco e il criminologo psicologo Sergio Caruso, coordinati dall'avvocato Luigi Ferrandino, per l'approvazione di una norma a tutela delle vittime di psicosetta. La proposta è già al vaglio del senatore Sergio Rastrelli e l'obiettivo è quello di fornire ai giudici uno strumento efficace oggi mancante nel nostro ordinamento per condannare i 'guru' e tutelare le vittime, e contribuire quindi a ridurre il numero di giovani scomparsi".

Cosa altro manca in Italia per risolvere i casi di scomparsa?

"Prendendo spunto dai Paesi in cui questo fenomeno è già di per sé molto accentuato e strutturato nelle ricerche, qui da noi manca un sistema nazionale, istituzionale, online dove ogni cittadino possa autonomamente denunciare una scomparsa in tempi record pur non essendo un familiare, indicando i dettagli, dati anagrafici, luoghi, e quanto altro occorra. La segnalazione dovrebbe generare, come succede nel resto del mondo, l'alert che ufficializza già la locandina istituzionale di scomparsa pronta da diffondere. Si risparmierebbe molto tempo e burocrazia. Inoltre manca una banca nazionale dove archiviare tutti i Dna sin dalla nascita. Manca una commissione nazionale di ricerca, una squadra investigativa interamente dedicata solo agli scomparsi, una task force che si mobilita sul campo e che si coordina con le varie associazioni a supporto.

Servono impegno sociale e tanta tanta solidarietà".

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