La bomboletta, il taxi giallo, la testimone: dopo 30 anni riapre il caso di Laura Bigoni

Aveva 23 anni quando fu uccisa. Il cadavere fu trovato nella notte tra il 31 luglio e il 1° agosto nella casa di villeggiatura dei genitori a Clusone. Gli indizi che riaprono il caso

La bomboletta, il taxi giallo, la testimone: dopo 30 anni riapre il caso di Laura Bigoni
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Era la notte tra il 31 luglio e il 1°agosto del 1993 quando, in un appartamento di Clusone (Valle Seriana), fu ritrovato il corpo senza vita di Laura Bigoni, 23 anni. Il killer, mai identificato, tentò di dare fuoco al cadavere senza però lasciare tracce sulla scena del crimine. Le attenzioni degli inquirenti dell'epoca si concentrarono sull'allora fidanzato della giovane, Jimmy Bevilacqua: condannato a 24 anni in primo grado, il 25enne fu poi assolto in Appello, con conferma della Cassazione. A trent'anni dal delitto, una segnalazione riapre il caso: "So chi può aver ucciso Laura", ha rivelato agli inquirenti una donna misteriosa.

Gli indizi sul killer di Laura: "Un taxi giallo e una bomboletta"

Un "giallo d'estate" - così come lo aveva ribattezzato la stampa dell'epoca - che sembrava destinato a diventare l'ennesimo cold case italiano. E invece, come anticipa il settimanale Arabera, trent'anni dopo le indagini sono ripartite. Il fascicolo è stato aperto due anni fa, nel 2021, con un lavoro sotto traccia da parte degli investigatori. A imprimere la svolta sarebbe stata la testimonianza di una ex villeggiante che, al tempo, frequentava Clusone. "Lavoravo dove lavorava Laura, addetta alle pulizie al Comune di Milano - ha raccontato la donna alla polizia - Dopo tanto silenzio ho deciso di parlare". La misteriosa testimone, o presunta tale, ha spiegato di essersi licenziata dal quel posto perché un uomo tentò di violentarla. E poi quel dettaglio che le ha fatto pensare immediatamente a Laura "Quando io fui aggredita, quel tizio aveva un accendino e una bomboletta. - ha ricordato - Ho letto che l'assassino di Laura aveva tentato di dare fuoco al materasso con una bomboletta". C'è di più: "Una volta - ha proseguito la testimone riferendosi al suo aggressore -l'ho visto arrivare al lavoro con un taxi giallo". Coincidenze? Non proprio. La notte in cui Laura fu uccisa, alcune persone dichiararono di aver visto un taxi giallo targato Milano sotto l'appartamento della vittima, tra le 3.55 e le 4.25.

Il cold case

Nell'estate del 1993, Laura Bigoni, 23enne milanese, si trovava nella casa di villeggiatura dei genitori a Clusone. Il 1°agosto aveva programmato una gita in montagna con alcuni parenti ma fu trovata morta in casa. L'assassino infierì sulla ragazza con 9 coltellate e poi diede fuoco al materasso della camera da letto su cui giaceva il corpo seminudo della giovane. Per l'omicidio gli investigatori puntarono su Gianmaria Negri Bevilacqua, detto "Jimmy", il fidanzato della vittima. Il ragazzo, 25 anni, all'epoca aveva una doppia relazione di cui Laura era venuta a conoscenza. Tanto bastò agli inquirenti per ipotizzare un delitto a sfondo passionale. Ma dopo esser stato condannato in primo grado a 24 anni di reclusione, il giovane fu assolto in Appello (la sentenza fu confermata poi dalla Cassazione). Non fu lui ad uccidere Laura. Ma allora chi? Nella ricostruzione delle ultime ore di vita della ragazza emerse che quella sera si era recata in una discoteca del paese, dove aveva conosciuto un giovane. Questi, ribattezzato dalle cronache dell'epoca come "il biondino", la riaccompagnò a casa verso mezzanotte.

Arrivati sotto l'appartamento, i due notarono la luce accesa. Laura decise di aspettare un po'prima di ricansare. Più tardi, mentre la 23enne saliva in casa, il ragazzo parcheggiava l'auto. Quando citofonò per farsi aprire, Laura non rispose: era già morta.

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