
Sebastiano Visintin, che la procura di Trieste ora accusa per l’omicidio della moglie Liliana Resinovich, sarebbe irreperibile, secondo quanto scrive Il Messaggero. È una di quelle notizie che tuttavia solleva numerosi interrogativi. Rispetto a chi è irreperibile l’anziano? Rispetto alla procura o ai giornalisti? Meno di un giorno fa ha pubblicato, su uno dei suoi diversi profili Facebook, proprio una foto di Resinovich con l’emoji di un cuore accanto alla parola “mio” (ovvero “cuore mio”).
Dato che l’uomo è a piede libero, si potrebbe trattare della sua abitudine alle gite fuori porta nel fine settimana? Già all’indomani della diffusione della notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati, il fotografo si era recato in Austria, per poi fare rientro tuttavia a Trieste all’inizio della settimana.
Proprio ieri era emerso come la ricostruzione della pm Ilaria Iozzi indicasse una chiara accusa nei confronti del vedovo, che avrebbe aggredito “con afferramenti, compressioni, percosse, urti e graffi, tutti indirizzati in diverse sedi del capo, alla mano destra, al torace ed agli arti”, provocandone “la morte avvenuta mediante soffocazione esterna diretta (asfissia meccanica esterna), quale conseguenza di afferramento e compressione del volto della vittima”. E il tutto sarebbe avvenuto “all’interno del parco dell’ex Opp, in prossimità di via Weiss, all’altezza del civico 21”, dove Liliana Resinovich era stata ritrovata cadavere il 5 gennaio 2022, ovvero tre settimane dopo la sua scomparsa.
Queste affermazioni sono contenute nella richiesta di incidente probatorio a carico di Claudio Sterpin, che ha sempre sostenuto di avere avuto una relazione extraconiugale con la vittima, una presunta relazione supportata però da centinaia di messaggi, le ricerche di lei su “come divorziare senza avvocato”, nonché delle lenzuola di flanella a fiorellini acquistate con la propria carta di credito.
Dopo che sono stati diffusi i dettagli di questa richiesta di incidente probatorio, è intervenuto su Il Piccolo di Trieste l’avvocato Nicodemo Gentile, che assiste il fratello di Lilly Sergio Resinovich: “Questa ipotesi e i nuovi dettagli emersi sono assolutamente neutri, non ci esaltano e non ci scoraggiano. Si tratta solo di un capo di imputazione che in una indagine per omicidio partita da poco è un elemento provvisorio che può cambiare in base agli sviluppi delle indagini e che va contemperato con una presunzione di non colpevolezza da riconoscere a un semplice indagato”.
Va ricordato infatti che non solo un’indagine non consiste in una certa prova di colpevolezza, ma in particolare l’iscrizione nel registro degli indagati, avvenuta ad aprile 2025 per Visintin, è necessaria anche affinché la persona o le persone studiate dagli inquirenti godano delle garanzie previste dalla legge italiana. Solo i tre gradi di giudizio diranno qual è la verità processuale.
Intanto però Sterpin continua a dire la sua ipotesi su cosa sia accaduto: “L’ho detto tre anni fa: non credo l’artefice sia stato Sebastiano, non credo sia stato lui ad ucciderla ma lui sa benissimo chi è stato”. Secondo Sterpin, infatti, si sarebbe trattato di “un lavoro premeditato e fatto da più persone”, tuttavia il vedovo, stando a questa teoria, sarebbe a conoscenza della dinamica e degli autori, “compreso il posto dove è stato tenuto il corpo di Liliana e chi l'ha portata”.
Da sempre l’amico “speciale” di Liliana Resinovich sostiene che il corpo non sarebbe potuto restare tre settimane nel boschetto senza essere attaccato dagli animali selvatici, cosa che però è in aperto contrasto con
quanto afferma invece la consulenza collegiale del team guidato dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo, per cui invece il cadavere non è stato mosso dal boschetto dalla data di scomparsa al rinvenimento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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