La stanza di Feltri

La madre infanticida e gli abissi dell'anima

Questo tipo di delitti mi sconvolge più potentemente rispetto ad altri e ancora mi ritrovo spesso a riflettere

La madre infanticida e gli abissi dell'anima

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La madre infanticida e gli abissi dell'anima

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Illustre Direttore Feltri,
sono rimasta colpita dalla storia della mamma della provincia di Bergamo che ha soffocato prima una figlia di quattro mesi nel 2021 e poi un figlio di due mesi nel 2022. Come hanno fatto i parenti a non capire che questa donna era un pericolo per i suoi bambini e che non avrebbe mai dovuto essere e fare la madre? La signora è stata giudicata capace di intendere e di volere, addirittura lucidissima, quindi mi auguro che almeno questa volta non si dica che è tutta colpa della depressione o del deficit cognitivo. Ne conosco di gente sia depressa sia stupida e nessuno ammazza neonati per questo.
Letizia Previtali

Cara Letizia,
anche io, come te, sono rimasto profondamente turbato da questa storia, non già perché è accaduta nella mia zona di origine, la Bergamasca, e mi sono posto alcune domande. Questo tipo di delitti mi sconvolge più potentemente rispetto ad altri e ancora mi ritrovo spesso a riflettere, ad esempio, sulla sofferenza patita dalla piccola Diana, morta a Milano in seguito all'abbandono della mamma che era partita a bordo di una limousine per un lunghissimo fine settimana, in piena estate, quando la città era rovente. Notti e giorni passati in totale solitudine, sentendosi abbandonata, reclamando una madre che non sarebbe mai arrivata, patendo sete, fame, caldo, bisogno di cure e tenerezza. Per me che non lascerei per mezza giornata nemmeno il gatto si tratta di una condotta inspiegabile e mostruosa.

Ma da cosa nasce il nostro sconcerto? Sono sempre più persuaso che esso sorga da quello stereotipo di madre che tutti noi, nostro malgrado, abbiamo in testa, ossia di una sorta di donna angelicata, caratteristica del Dolce stil novo, una specie di santa, un essere divino, incapace di fare del male, tanto più a coloro che ha generato, ossia ai suoi stessi figli.

E poi la realtà contraddice questa idea, o questo pregiudizio, e allora ne restiamo sconvolti, sconvolti proprio perché vengono in un baleno demolite le nostre certezze, che sono anche sicurezze alle quali ci aggrappiamo e che ci danno l'illusione di conoscere il mondo, l'essere umano, le cose della vita. Invece no. L'essere umano è un mistero. Ci è oscuro quel male profondo che alberga negli abissi della sua anima e che rende in grado una madre di ammazzare i propri figli, addirittura nella culla, poche settimane dopo averli dati alla luce, e di farlo per un motivo banale, ossia perché non ne sopporta il pianto. Eppure si sa che i bambini piangono e non piangono per rompere le palle, o per disturbarci, bensì per comunicare bisogni ai quali i genitori, non solo la madre, devono dare risposte immediate.

Se non si ha voglia di porsi al servizio di una creatura indifesa che dipende totalmente da noi, allora non mettiamoli proprio al mondo questi figli, non generiamoli. Se decidiamo di assumerci questa responsabilità, dobbiamo contestualmente puntare a dare tutto ciò che ci appartiene a nostro figlio, vita inclusa.

Penso che pochi siano veramente coscienti del grado di responsabilizzazione che comporta la genitorialità. Così accade anche questa mostruosità: che un genitore macelli il figlio.

Come tu stessa hai avuto modo di leggere, questa mamma ha agito con lucidità, freddezza, calcolo. Ha mentito, ha fornito una ricostruzione poi rivelatasi falsa, ha tentato di depistare le indagini quando ormai era a conoscenza di essere indagata. E noi cosa abbiamo fatto? Le abbiamo creduto poiché non sarebbe stato giusto e opportuno dubitare della vittima, ossia di colei che era affranta per la perdita della figlia di quattro mesi.

Questa nostra leggerezza, questo nostro preconcetto relativo alla donna-santa, questa nostra superficialità, la tendenza ad essere sbrigativi ha condotto al decesso per soffocamento di un altro neonato, privato dell'aria con un cuscino dalla genitrice poiché reclamava il latte o di essere cullato.

Alla signora era già andata bene una volta, naturale che fosse convinta che le sarebbe andata bene anche una seconda.

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