Colpo di scena nel caso Resinovich. Il tecnico dell'obitorio: "La frattura? Forse sono stato io”

Un preparatore anatomico va dagli inquirenti e non esclude di aver provocato una frattura post mortem sul corpo di Lilly

Colpo di scena nel caso Resinovich. Il tecnico dell'obitorio: "La frattura? Forse sono stato io”
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Che non si potessero escludere contaminazioni sul corpo di Liliana Resinovich era, come per qualunque indagine di omicidio, un dato assodato. Le possibili contaminazioni vanno sempre comunque ipotizzate e poi eventualmente escluse: l’essere umano è perfettibile, l’errore, anche quando si è preparatissimi, può essere dietro l’angolo. E ora ci potrebbe essere una spiegazione, che nulla ha a che fare con l’omicidio, sulla frattura di una vertebra riscontrata sul corpo della donna.

Un tecnico, un giovane preparatore anatomico o tecnico di sala settoria triestino, ha infatti ipotizzato, come riporta questa mattina Il Piccolo, che ci potrebbe essere la possibilità che la frattura sulla faccetta superiore sinistra della vertebra toracica T2, trovata nel corso della seconda autopsia, possa essere stata provocata da alcune manovre da lui eseguire sul corpo l’11 gennaio 2022. Va ricordato che Resinovich è scomparsa da Trieste la mattina del 14 dicembre 2021 e poi ritrovata morta il 5 gennaio 2022. Poi l’8 gennaio è stata eseguita una tac sul cadavere e la tac non aveva trovato traccia della lezione.

"Potrei aver procurato io quella frattura alla vertebra della signora Liliana Resinovich", avrebbe sostenuto il tecnico, che si è presentato spontaneamente dagli inquirenti e presto dovrebbe essere ascoltato dal pubblico ministero Ilaria Iozzi.

Sostanzialmente però non cambia molto al momento. La consulenza collegiale guidata dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo ha infatti stabilito una “dinamica omicidiaria estrinsecatasi a mezzo di soffocazione esterna” e quindi la lesione al livello della vertebra T2 non ha a che fare strettamente con l’omicidio. Inoltre, se pure sarà provato che quella frattura possa essere dovuta al lavoro degli inquirenti post mortem, ci sono ancora le lesioni sul volto al capo che indicherebbero un’aggressione perimortale, come attestato da Cattaneo. Perimortale è, ancora una volta da quella consulenza, una parola importante: Cattaneo non ha infatti escluso che tutte le lesioni riscontrate, anche quella sulla vertebra, possano essere state inflitte poco prima o poco dopo la morte di Resinovich. Quindi non è una contraddizione se quella frattura sia il risultato del lavoro investigativo dell'11 gennaio 2022.

Il lavoro degli investigatori tuttavia è ancora lungo e in queste ore si sa che si operando sul recupero dei dati dai due smartphone di Liliana Resinovich. Solo i dati incrociati dell’autopsia, dei telefoni, delle telecamere, delle testimonianze e molto altro (gli ormai celebri 25 punti richiesti dal gip, punti che hanno spinto a proseguire le indagini che si volevano archiviare per presunto suicidio) potrebbero sciogliere questo giallo che appare inestricabile.

Al momento c’è una sola persona indagata: è il vedovo Sebastiano Visintin, i cui legali auspicano che si appronti una

perizia per chiudere il cerchio. La consulenza Cattaneo è infatti diametralmente opposta alla prima consulenza, quella del dottor Fulvio Costantinides, e quindi una perizia terza potrebbe dirimere i dubbi.

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