La Buvette

Conte, il Benny Hill della politica

Una puntata incentrata su Giuseppe Conte e le spaccature interne al Movimento, dopo la scelta dell'avvocato di non strappare

Conte, il Benny Hill della politica

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Cosa accade tra le stanze damascate dei palazzi della politica? Cosa si sussurrano i deputati tra un caffè e l'altro? A Roma non ci sono segreti, soprattutto a La Buvette. Un podcast settimanale per raccontare tutti i retroscena della politica. Gli accordi, i tradimenti e le giravolte dei leader fino ai più piccoli dei parlamentari pronti a tutto pur di non perdere il privilegio, la poltrona. Il potere. Ognuno gioca la propria partita, ma non tutti riescono a vincerla. A salvarsi saranno davvero in pochi, soprattutto dopo il taglio delle poltrone. Il gioco preferito? Fare fuori "l'altro". Il parlamento è il nuovo Squid Game.

Quella di Benny Hill è la colonna sonora perfetta da mettere come sottofondo a questa puntata de La Buvette dedicata esclusivamente a Giuseppe Conte e al suo Movimento 5 stelle “con un piede fuori dal governo”. Una situazione comica, a tratti surreale. Un po’ come la nota “serie” inglese. Uno stallo continuo.

“Sia chiaro, non sono andato a Palazzo Chigi a dare rassicurazioni sulla nostra permanenza al governo”. Ha detto Conte ai suoi. Dunque, nonostante il lungo faccia a faccia chiarificatore di mercoledì con Mario Draghi, Conte agita ancora la crisi e rinvia lo strappo a fine luglio. Uno vero strazio. “È un modo per tenere alta l’attenzione, far parlare di sé. È chiaro. È una tattica alla Casalino” ci fanno sapere fonti vicine a Conte.

Un fatto è certo: questo tira e molla non piace a Draghi, non piace al Partito Democratico e non piace nemmeno ai 5 stelle. I parlamentari sono furiosi. A La buvette di Montecitorio si sfogano, parlano e puntano il dito contro il loro avvocato. L’antipatia, per non parlare di odio, è tangibile. “Ma ti pare che possiamo fare una roba del genere? Usciamo, non usciamo. Ma dai, che figura facciamo? Già abbiamo perso una miriade di voti, ora, così, è peggio. A me la gente dice di uscire”, confida un parlamentare della prima ora che non vede l’ora di fare baccano dai banchi dell’opposizione. Sfogare tutta la sua rabbia contro gli ex compagni di partito andati con Di Maio.

Per pochi, invece, non è così. È l’opposto. Soprattutto per quelli al secondo mandato. Una trentina i governisti, compreso Riccardo Fraccaro e il capogruppo Davide Crippa. “Dobbiamo stare al governo, dove dovremmo andare, ad inseguire Salvini? Dobbiamo essere responsabili. Conte è consigliato male, ha attorno gente che vuole uscire dal governo e gli riempie la testa”. Ci dice un grillino che, in cuor suo, non ha ancora deciso se andare o no con Luigi Di Maio. Il Movimento è spaccato in due e non è detto che arrivi sano e salvo a fine luglio. È lacerato e più passa il tempo e peggio è.

Ma si sa, chi vuole stare con due piedi in una scarpa prima o poi cade e si fa male.

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