"Ad oggi i pazienti positivi al coronavirus in Lombardia sono 25.515 (+3.251). I decessi sono 3.095 con un incremento di 546, sicuramente il dato che ci fa più male". Sono questi i numeri forniti dall'assessore lombardo al Welfare, Giulio Gallera, nel corso del punto giornaliero sull'emergenza coronavirus. Dati in costante aumento. Ma perché la Lombardia è colpita così duramente dal virus cinese?
In Veneto, dove in virus è arrivato nello stesso periodo, le persone attualmente positive sono 4.617, i deceduti 146. Bisogna anche dire che in Lombardia ci sono 10 milioni di abitanti, in Veneto esattamente la metà. Come spiega il Corriere, mentre nella regione di Luca Zaia la diffusione di Covid-19 sembra stabilizzata, con un tasso di positivi del 36.2 per 100mila abitanti e un indice di ricoveri del 9.9, in Lombardia la curva dei contagi sale a 90 per 100mila abitanti, con 56 di ricoveri. Per quanto riguarda invece il tasso di mortalità, sempre per 100mila abitanti, si registra il 9.6 in Lombardia e l'1.1 nel Veneto.
Secondo Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano, il Covid-19 "potrebbe essere mutato". "Sta succedendo qualcosa di strano - ha dichiarato Gismondo all'AdnKronos -. In Lombardia c’è un'aggressività che non si spiega. Le ipotesi possono essere tutte valide, una è che il virus sia forse mutato".
"Quella della mutazione è un'ipotesi da verificare", ha subito commentato Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell'Istituto Ortopedico Galeazzi. Se su questo aspetto quindi ci sono delle prove da fare, una cosa sembra essere sicura: "Sappiamo per certo che i contagi in Lombardia sono ampiamente sottostimati - ha continuato Pregliasco -. Secondo alcune proiezioni, il numero dei positivi accertati andrebbe moltiplicato per dieci. Questo spiegherebbe l'altissima letalità: se davvero i soggetti contagiati fossero 150mila, la percentuale dei morti sarebbe in linea con il Veneto".
Da cosa è prodotto quindi questo sfasamento dei dati? "Il problema è che in Lombardia - ha spiegato il virologo -, in particolare a Milano, vengono fatti tamponi solo a chi sta male e ha sintomi evidenti. Ci sono sicuramente persone asintomatiche o con disturbi lievi che sono positive ma non vengono annoverate nell’elenco ufficiale". Ed è proprio sui tamponi che gli esperti sono divisi. Alcuni ritengono che si debba aumentare il numero di test eseguiti, altri invece sono contrari. "L'Oms ha preso una grande cantonata sui tamponi, ha sottovalutato il peso dei portatori asintomatici nella diffusione dell’epidemia. Laddove ci sia una diffusione epidemica, è essenziale che si esegua il tampone su tutti i soggetti con sintomi lievi e questo oggi nel nostro Paese non viene fatto", ha dichiarato Susanna Esposito, presidente WAidid. Ma c'è anche ci ritiene invece che i tamponi a tappeto non rappresentino una certezza. "Fare un tampone e trovare un negativo è più controproducente che altro.
La persona risultata negativa si sente al sicuro e poi magari dopo 12 ore diventa positiva. E del resto non si può ripeterlo sempre", ha spiegato Pierluigi Lopalco, responsabile epidemiologo nella task force sul coronavirus della Regione Puglia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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