Cronache

Il Cts si difende ma non ammette l'errore: "Open Day giustificati"

Continuano le polemiche sul Comitato tecnico-scientifico, che difende la bontà delle scelte effettuate durante la campagna vaccinale

Il Cts si difende ma non ammette l'errore: "Open Day giustificati"

Continuano a piovere polemiche sul Comitato tecnico scientifico (Cts) dopo gli ulteriori casi di decesso presumibilmente connessi all'inoculazione del siero anti-Covid degli ultimi giorni durante gli Open day.

I fatti e le polemiche

Ad aver esacerbato il dibattito sul tema è stata la tragica morte della 18enne Camilla Canepa, a seguito della quale tutte le motivazioni fino ad oggi tirate fuori dagli esperti in casi del genere hanno iniziato a scricchiolare. Qualcosa inizia a non tornare più, ed i famosi effetti collaterali su cui in tanti avevano minimizzato iniziano a presentare un conto pesante. Nei giorni scorsi l'Open Day, al quale aveva aderito anche la giovane, era stato criticato apertamente da Matteo Salvini. "Il pensiero va a Camilla e a coloro che hanno pensato di usare bimbi e ragazzi come cavie da laboratorio", aveva dichiarato il leader del Carroccio."Spero che si fermi questa corsa. Che i fragili e chi ha bisogno venga curato e tutelato ma coloro che hanno più rischi vengano fermati e messi in sicurezza".

Poi la stoccata al Comitato tecnico scientifico: "Non è possibile invitare alla corsa al vaccino senza cautele. In Italia c'è qualche genio che organizza gli Open day. Noi diciamo stop. Astrazeneca lo si dia agli over 60", aveva aggiunto in un altro intervento Salvini. "Chi ha autorizzato gli open day per bambini e ragazzi? Prima di sperimentare sulla pelle dei bambini, calma. Vaccinare i fragili sì, ma prima di vaccinazioni di massa dei bambini di 12 e 13 anni dico calma".

Un mare di polemiche che ha portato allo stop ad AstraZeneca nella somministrazione delle seconde dosi agli under 60. Il siero prodotto dal colosso anglo-svedese resta utilizzabile (per prima dose e richiamo) solo per provvedere alla vaccinazione di cittadini italiani oltre i 60 anni. I punti in comune tra il vaccino di AstraZeneca e quello monodose di Johnson & Johnson,"sia per le piattaforme utilizzate che la tipologia di eventi tromboembolici riportati", hanno spinto il Cts a fare un passo indietro anche per quanto concerne quest'ultimo siero. Per mancanza di dati sul "rapporto beneficio/rischio relativo al vaccino Janssen", l'inoculazione dello stesso viene limitata agli over 60.

La difesa del Cts

Senza fare un passo indietro nè ammettere le proprie responsabilità, il Cts si è limitato a snocciolare qualche dato ed a difendere la bontà del suo operato. Il Comitato tecnico scientifico mette l'accento sul numeretto magico del rapporto rischi/benefici, ad oggi completamente cambiato rispetto a qualche settimana fa e divenuto addirittura sfavorevole. Il Cts ci tiene a specificare ad Agi, tra l'altro, che pur essendo consigliato agli over 60, il siero AstraZeneca non era comunque vietato. Non solo. Le stesse Regioni, in accordo con le direttive ricevute, hanno avvallato l'Open Day avviando di fatto la campagna vaccinale di massa a tutte le fasce di età. Tuttavia, nel frattempo, specie tra i più giovani, il famoso rapporto rischio/beneficio si è modificato, così per lo meno sostiene il Cts, che parla anche di una necessità dettata dai numeri del virus. L'alta circolazione del patogeno, fino a un mese fa, aveva portato a un "rischio di morte da Covid di 8 casi su 100mila, mentre quello di andare incontro a una trombosi letale era di 1,1 su 100mila". Rivendicando il proprio ruolo e l'importanza della campagna vaccinale, il Cts specifica che proprio grazie a questa "la probabilità di sviluppare una forma grave di malattia che porti alla morte è scesa a 0,68 su 100.000", con un rapporto che di fatto si è invertito. Il dibattito e le polemiche, tuttavia, non si sono affatto sgonfiate dopo tali dichiarazioni.

Il commento di D'Amato

Sulla questione è intervenuto l'assessore alla Salute del Lazio Alessio D'Amato, che nel corso di un'intervista concessa a Repubblica ha parlato degli Open Day. Aprire la campagna vaccinale ai giovani, secondo l'assessore, non è stato un errore, in quanto "è servito comunque a coprire un certo numero di ragazzi con un vaccino approvato per tutti i maggiorenni".

"Nel Lazio l'80% dei vaccini di AstraZeneca sono stati somministrati a over 60. I più giovani sono una quota residuale. Ai maturandi ad esempio abbiamo dato Pfizer", ha poi precisato D'Amato. "La ragazza ligure, probabilmente, non doveva proprio ricevere la somministrazione. Si tratta di fare bene l'anamnesi, i nostri addetti sono sempre molto scrupolosi".

Per quanto riguarda il vaccino di AstraZeneca "il ministero è stato chiaro, anche se ora aspettiamo che si esprima di nuovo l'Aifa. Però nella circolare non si dice niente di Johnson&Johnson, che invece a leggere il parere del Cts sembrerebbe accomunato allo stesso destino dell'altro vaccino a vettore virale. Continuano a fare lo scaricabarile su di noi". Adesso c'è necessità di ricevere dei chiarimenti: "Prima ci autorizzano sotto certe fasce di età, poi sopra, poi cambiano ancora idea. C'è confusione, capisco i legittimi dubbi dei cittadini.

C'è un'incertezza gestionale che ha dato problemi a noi Regioni".

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