Cronache

"Diana era un peso". Il gip nega la perizia psichiatrica ad Alessia Pifferi

Il gip ha negato la visita in carcere per la 37enne accusato di aver fatto morire di stenti la figlia di 18 mesi. "Preferiva stare senza di lei, così respirava"

"Diana era un peso". Il gip nega la perizia psichiatrica ad Alessia Pifferi

Diana "era un peso". Non ha dubbi il gip del tribunale di Milano Fabrizio Filice che ha negato la perizia psichiatrica ad Alessia Pifferi, la mamma accusata di aver fatto morire di stenti la figlioletta di 18 mesi abbandonandola per sei giorni nell'appartamento al primo piano di via Parea, a Ponte Lambro, lo scorso luglio. Stando a quanto riporta l'edizione cartacea del quotidiano Il Giorno, per il magistrato non vi sarebbero, allo stato attuale delle indagini, elementi tali da ipotizzare una eventuale incapacità di intendere e volere della donna. Anzi. Alcune chat estrapolate dal cellulare della 37enne confermerebbero la totale anaffettività dell'indagata nei confronti della bimba.

Le chat

Lo aveva ammesso lei stessa, durante l'interrogatorio di convalida del fermo, che Diana "era un ostacolo" alla sua libertà. Da qui la scelta di lasciarla da sola, nella culletta della camera da letto, per sei lunghi giorni. Troppi per un bambina di 18 mesi. Al punto che, mentre Alessia Pifferi si trovava a Leffe (Bergamo), in visita dal nuovo compagno, la piccola è morta di fame e sete. Una decisione che, secondo il gip milanese, nasceva anche "dalla volontà di provare per qualche giorno la sensazione di essere libera, finalmente sollevata per un po’ dal peso di essere una ragazza madre". Circostanza che sarebbe stata confermata dal contenuto di alcune chat ritrovate sullo smartphone della 37enne, ad oggi, coperte dal segreto istruttorio.

La perizia psichiatrica

A detta del magistrato Fabrizio Filice, la giovane mamma di Ponte Lambro soffrirebbe di "una forma di instabilità affettiva" manifestata "in una forma di dipendenza psicologica dall’attuale compagno, che l’ha indotta ad anteporre la possibilità di mantenere una relazione con lui anche a costo di infliggere enormi sofferenze" alla figlioletta. E proprio il gip milanese ha rigettato la richiesta di accesso in carcere del professor Pietro Pietrini, ordinario di Biochimica clinica e Biologia molecolare clinica all’università di Pisa: è uno dei due docenti incaricati dalla difesa della 37enne di redigere una consulenza neuroscientifica e psichiatrica su Alessia. Dalle indagini, secondo gli inquirenti, non sono emersi dettagli che lascino pensare ad una eventuale patologia psichiatrica della donna.

Gli accertamenti sul biberon

C'è poi un altro aspetto da chiarire della drammatica vicenda. Riguarda gli "accertamenti tecnici di natura biologica e chimico-forense" sul materiale sequestrato nell’appartamento di via Parea, tra cui il biberon trovato accanto al corpo senza vita della bambina. Gli esami dovranno escludere o confermare la presenza di benzodiazepine nel latte consumato dalla piccina prima del decesso. Se l'esito dovesse essere positivo, non è escluso che alla 37enne venga contestata anche l'aggravante della premeditazione.

Intanto, a quanto apprende il Corriere della Sera, anche la nonna e la zia di Diana hanno nominato un loro legale in vista della costituzione di parte civile contro la donna che, ad oggi, risponde di omicidio volontario aggravato.

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