Cronache

"Ho la prostata ingrossata". E il giudice annulla la maxi multa

L'uomo sorpreso dai carabinieri a urinare per strada si è beccato 5mila euro di multa. Ma il giudice gli ha dato ragione

La strada provinciale 46 per San Floro di Catanzaro
La strada provinciale 46 per San Floro di Catanzaro

Si ferma sulla strada provinciale per fare pipì, ma viene notato da una pattuglia di carabinieri che gli rifila un verbale di ben 5mila euro per l’accusa di “atto contrario alla pubblica decenza”. Un vero e proprio salasso a carico di un 60enne di Catanzaro, dipendente Rai, che, tuttavia, si è “salvato” in calcio d’angolo grazie a un provvidenziale certificato medico di cui a una patologia di “prostata ingrossata”.

Quel bisognino in aperta campagna, dunque, era necessario, ossia uno “stato di necessità”.

L’uomo non è riuscito a trattenerlo e, col pantalone ancora macchiato d’urina, ha arrestato la marcia dell'auto per correre in campagna, ai bordi della strada provinciale nei pressi di San Floro di Catanzaro, al fine di liberarsi da quel tormento. Il giudice di Pace di Catanzaro, Francesco Lecce, convinto dalla tesi della difesa e dal certificato medico specialistico, ha così deciso di annullare il verbale.

Il 60enne era stato sorpreso e multato dai carabinieri il 3 novembre del 2020. Alla guida del furgone aziendale, di prima mattina, l’uomo è stato costretto a fermarsi ai bordi della strada provinciale 46 per svuotare la vescica, ma è stato notato da vari automobilisti in transito e, ad un certo punto, pure da una gazzella dei militari dell’Arma che, insospettiti, si è avvicinata al 60enne. Ed è proprio in quel momento che i carabinieri hanno accertato la presunta violazione delle leggi, notando pipì disseminata un po’ ovunque, finanche sui pantaloni e sulle scarpe dello sfortunato 60enne.

Tuttavia, i militari non hanno creduto alle giustificazioni dell’uomo secondo cui, affetto da quella particolare patologia, era stato costretto a correre in aperta campagna per svuotare la vescica. Quindi è scattato il salasso. Il dipendente Rai, amareggiato per quanto accaduto ma anche determinato ad andare fino in fondo per dimostrare le sue buone ragioni, è corso dall’avvocato Giovandomenico Gemelli per impugnare il provvedimento.

A distanza di due anni dal fatto, il giudice di pace si è determinato a favore del malcapitato: “evidente stato di necessità” e “assenza dell’elemento psicologico del reato”.

Sono queste, in sostanza, le motivazioni addotte del giudice che, pur rimarcando la condotta “oggettivamente riprovevole” del 60enne catanzarese, ha annullato l’ingiunzione di pagamento a suo carico.

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