Coronavirus

Ecco quali sono i cinque "segreti" di Omicron

Dominante da quasi due mesi, sono state svelati quasi tutti i "segreti" che hanno portato la variante Omicron a diffondersi così rapidamente in tutto il mondo: ecco quali sono

Ecco quali sono i cinque "segreti" di Omicron

A circa due mesi dall'identificazione del primo caso italiano di variante Omicron (era il 27 novembre) su un uomo rientrato da un viaggio in Mozambico, la nuova variante del virus ne ha fatta di "strada": è diventata dominante nel nostro Paese con una media dell'80% di nuovi contagi e presto dovrebbe sostituire del tutto quella precedente, Delta.

Le 5 caratteristiche di Omicron

Non si fa altro che parlare, quotidianamente, di questo nuovo virus considerato il più contagioso della storia: ma quali sono i "segreti" che gli hanno permesso di diffondersi così rapidamente in tutto il mondo? Ci sono almeno cinque caratteristiche specifiche che lo differenziano dalle altre varianti Covid apparse finora. Punto numero uno: Omicron è più trasmissibile per "l'alta affinità di questo virus per il suo recettore ed alla capacità di aggirare (in parte, non totalmente) le risposte immunitarie anticorpali", spiega il professor Guido Silvestri, immunologo, virologo e direttore di Dipartimento alla Emory University di Atlanta, negli Stati Uniti.

Il secondo "segreto", ormai scoperto, di Omicron è che si tratta di un virus meno patogenico della variante Delta sia a livello clinico, con un -90% di decessi su 70mila pazienti in California come riportano i risultati di uno studio, che nell'animale di laboratorio. Patogenico significa che "determina o ha la capacità di provocare fenomeni morbosi": come abbiamo visto, grazie soprattutto ai vaccini, nella stragrande maggioranza dei positivi Covid i sintomi sono lievi e si risolvono in pochi giorni. Discorso diverso per i no vax, sempre esposti ad una malattia che può diventare grave. Il terzo punto caratteristico della nuova variante "sembra legata alla minore capacità di infettare le cellule polmonari (e quindi di causare polmonite severa)", aggiunge Silvestri a Repubblica.

Reinfetta ma è più lieve

Il quarto segreto, anche questo ormai svelato, è l'efficacia di infettare persone vaccinate più di tutte le altre varianti "ma in questi casi la malattia è quasi sempre molto lieve. In altre parole, i vaccini sono poco efficaci nell'evitare i contagi, ma funzionano bene nel prevenire l'infezione severa", sottolinea l'immunologo. Il passaggio da Delta a Omicron, nei vari continenti, ha le stesse caratteristiche: veloce aumento dei contagi con numeri mai contati in due anni di pandemia seguiti da un crollo dei nuovi positivi dopo il raggiungimento del famoso "picco" come già avvenuto in Sudafrica, Regno Unito e New York. A causa dei grandi numeri, gioco forza aumentano le ospedalizzazioni ma con un "numero molto minore di ricoveri in terapia intensiva rispetto alle precedenti ondate; mortalità da Covid in genere piuttosto contenuta e in gran parte legata a infezioni residue da Delta e/o a un'incompleta vaccinazione".

Infine, il quinto punto è davvero ancora un segreto per scienziati ed epidemiologi: queste caratteristiche di Omicron, sono legate da una relazione causa-effetto o si sono sviluppate in maniera indipendente? Chi lo sa, per una risposta si dovranno attendere nuove evidenze scientifiche.

Perché è fondamentale la vaccinazione di massa

L'unico modo per fermarla sono i vaccini: in attesa di quelli "ad hoc" che Pfizer distribuirà da marzo, la vaccinazione a tutta la popolazione al di sopra dei cinque anni rimane fondamentale per bloccare le forme gravi della malattia e fermare definitivamente la pandemia. "In questo senso si è sviluppato, nella fase Omicron della pandemia e con la disponibilità di vaccini e antivirali (Sotrovimab e Paxlovid in primis), un notevole consenso circa la modesta efficacia e assoluta insostenibilità dei metodi di controllo del virus basati sulla separazione forzata a oltranza tra le persone (i cosiddetti lockdown)". Il senso è: non ci si può distanziare per sempre, ma un triplo vaccinato è più sicuro di chi ha due dosi, i quali sono più protetti e fanno circolare meno virus di chi ha una dose e così via fino ad arrivare ai no vax.

Per gli scettici del vaccino che sostengono come ci si possa infettare ugualmente, il prof. Silvestri risponde molto chiaramente. "La protezione immunitaria non è un fenomeno in bianco e nero, ma segue alcune linee generali. Tra queste, il fatto che il sistema immune protegge meglio gli organi profondi (polmone in questo caso) che non le porte di ingresso mucosali (naso, bocca, ecc.

); protegge meno bene i soggetti anziani e/o debilitati; la protezione specifica cala nel tempo ma viene rapidamente riattivata grazie alla "memoria immunologica" (da cui l'importanza dei richiami)", conclude.

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