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Faccio casino, ergo sum

Come avviene spesso quando un esponente politico declina, perde potere e rischia di essere dimenticato, anche l'ex-premier grillino per dimostrare la propria esistenza deve cimentarsi in una perenne polemica

Faccio casino, ergo sum

Giuseppe Conte, a quanto pare, si è messo in testa di modificare la celeberrima citazione di Cartesio: «Cogito Ergo sum», penso e quindi sono. Ha cancellato il verbo cogito per tante ragioni, la prima delle quali è che dalle parti dei 5stelle si pensa poco, e ha aggiunto un verbo in puro slang, difficile da tradurre in latino: faccio casino ergo sum. Come avviene spesso quando un esponente politico declina, perde potere e rischia di essere dimenticato, anche l'ex-premier grillino per dimostrare la propria esistenza deve cimentarsi in una perenne polemica, in continue minacce, addirittura deve rispolverare un'invenzione della prima Repubblica come l'appoggio esterno al governo, cioè un legame subdolo con cui all'epoca un partito preparava la rottura con un esecutivo. E visto che appena l'altro giorno, dopo aver fatto casino, appunto, per un mese sulla fornitura delle armi all'Ucraina è tornato a cuccia e ha approvato un ordine del giorno che conferma gli impegni presi con Kiev, Conte per inventarsi qualcosa ha aperto un altro fronte e ha tirato in ballo un «retroscena» del sociologo Domenico De Masi - autore della pregevole opera «lavorare gratis, lavorare tutti. Perché il futuro è dei disoccupati» - in cui si racconta che Mario Draghi avrebbe chiesto a Beppe Grillo di far fuori l'ex-premier dal vertice dei 5stelle. Un aneddoto che l'Elevato, in vena di gossip, avrebbe confidato a De Masi.

Allora diciamo subito che se davvero il Premier si è dedicato a quest'impresa, ha ragione Masi, il cantore della disoccupazione: Draghi ha davvero poco da lavorare; scatenare una guerra a Roma mentre se ne combatte una in Ucraina è roba da perditempo. La storia, però, puzza di pretesto a cento miglia di distanza. Del resto quando giocano al telefono senza fili un ex-Governatore della Banca d'Italia e della Bce, un comico, un sociologo e un satiro come Marco Travaglio e, magari, pure Rocco Casalino nella parte del centralinista, beh, francamente può venire fuori di tutto, anche la terza guerra mondiale. Quei quattro - per aplomb, cultura, lessico e formazione - si capiscono meno di Biden e Putin.

Ecco perché è più probabile che Conte abbia utilizzato la vicenda per dimostrare che ancora esiste. Nei modi che conosce meglio: fare casino. Tanto non costa nulla. Di siparietti del genere nei prossimi mesi ne vedremo molti, sempre con il solito epilogo: ad un certo punto Draghi minaccia di mollare e portare il Paese alle elezioni e Conte o prende uno xanax e si calma, o resta solo. È difficile se non impossibile, infatti, trovare un grillino in Parlamento che voglia rinunciare alla pensione e allo stipendio. Ancor più arduo staccare un ministro 5stelle dalla sua poltrona. Solo che con simili comportamenti mentre si combatte una guerra, l'immagine del Paese va a ramengo: che figura fa un Premier che risponde a tono allo Zar e poi deve sedersi mesto, in disparte, su un tavolino del museo del Prado, mentre gli altri premier della Nato rimirano i dipinti? Un'umiliazione non tanto per Draghi quanto per una classe politica che rischia di farsi ridere dietro. Se questa è l'antifona del prossimo anno, al Quirinale, invece di tirare la legislatura per i capelli fino a maggio, farebbero bene a stringere il calendario e a calare il sipario sul Parlamento dove splendevano le stelle nella prima data utile, cioè marzo.

Il Belpaese ne guadagnerebbe.

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