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"Una fatalità". Il fango, i morti e quei pini che salvarono molte vite

L'incidente ferroviario di Laces causò la morte di 9 persone e il ferimento di altre 28: come si comprese subito, si trattò di una tragica fatalità

"Una fatalità". Il fango, i morti e quei pini che salvarono molte vite

Immaginate di essere su un treno. È lo stesso treno che ogni giorno vi porta al lavoro o a scuola. Forse invece siete un cicloturista trepidante dal desiderio di visitare la Val Venosta in tutta la sua bellezza naturale. Qualcosa però una mattina non va come di consueto: una frana investe il treno, che rischia di finire nel fiume, tuttavia alcuni alberi riescono a salvare molte vite.

Ma non tutte: 9 morti e 28 feriti, tra cui 7 molto gravi, è il bilancio dell’incidente che coinvolse il treno regionale 108 della Sad nel territorio del comune di Laces, avvenuto il 12 aprile 2010. Fu una sfortunatissima coincidenza a causarlo, la giustizia non individuò nessuna responsabilità umana.

La dinamica dell’incidente

La linea ferroviaria della Val Venosta, inaugurata nel 2005, è sempre molto trafficata: su questa linea viaggiano molti pendolari nei giorni feriali, mentre nel fine settimana è affollata di turisti. È efficiente e molto moderna. Nulla lasciava presagire quello che è accaduto.

Il regionale 108 viaggiava da Malles a Merano. Una tratta veloce, con partenza alle 8.20 e arrivo alle 9.43. La sua corsa si ferma però alle 9.05 tra Laces e Castelbello, su un binario situato in una stretta gola dove solo due minuti prima era transitato un altro treno, quando una frana di 400 metri cubi investe letteralmente un treno in viaggio, come riporta Ferrovie.

Un gran rumore accompagna l’evento tragico: il convoglio deraglia per i detriti dello smottamento e precipita nella vallata, il primo vagone è completamente sventrato, invaso dal fango, ma il treno riesce a fermare la sua caduta verso l’Adige grazie a dei fitti pini. Quegli alberi salvarono quindi molte vite umane.

Incidente ferroviario di Laces

Una incredibile fatalità - disse dopo l'incidente a Repubblica Helmuth Moroder, direttore della linea ferroviaria - l'impianto è infatti munito di un sistema di sicurezza che provvede a un blocco automatico nel caso della caduta di una frana sulla massicciata. È stata una questione di pochi minuti. Poco prima era passato un altro treno. A far cadere la frana è stata la rottura di un tubo per l'irrigazione dei campi a monte della massicciata”.

Le vittime e i feriti

Il vagone era pieno di persone - commentò al Corriere della Sera il responsabile dei vigili del fuoco di Bolzano Florian Schrofenneger - come è normale a quell’ora”. Mentre, come detto, i feriti sono stati 28, immediatamente soccorsi e portati in ospedale, i morti furono 9, tutti locali.

Erano Michaela Kuenz Oberhofer di 18 anni, Elisabeth Peer di 22 anni, Julian Hartmann di 25 anni, Francesco Rieger di 67 anni, Judith Tappeiner di 20 anni, Rosina Ofner di 36 anni, Regina Tschoell di 73 anni, Micaela Zosch di 34 anni e Franz Hohenegger di 73 anni. Tra loro, c’era anche il macchinista, Hartmann.

Incidente ferroviario di Laces

Grande fu il lavoro dei vigili del fuoco per recuperare i loro corpi nel fango. “È una scena agghiacciante - disse al Corriere un pompiere all’epoca - il treno è pieno di terra e di fango. Dobbiamo lavorare con le mani, è una cosa tremenda”. A perenne memoria dell’incidente, in quel luogo è stata posta una stele commemorativa.

L’indagine e il processo

La causa dell’incidente, o meglio dello smottamento che investì il veicolo ferroviario, fu individuata in una valvola difettosa: questa permise, un paio di giorni prima del disastro, la rottura di un tubo per l’irrigazione e quindi una grossa infiltrazione d’acqua nel terreno posto al di sopra della tratta.

Fu aperta un’indagine dalla procura di Bolzano, che iscrisse nel registro degli indagati 8 persone tra i proprietari del terreno e i gestori dell’impianto di irrigazione. Le ipotesi di reato furono omicidio plurimo colposo, procurata frana e disastro ferroviario. Al vaglio dei carabinieri ci fu anche la scatola nera, fortemente danneggiata nel deragliamento. Furono però tutti assolti nel processo che durò da gennaio 2013 a novembre 2015: nessun essere umano aveva avuto un ruolo in questa tragedia.

Come fin dall’inizio si era compreso, si trattò di una drammatica fatalità.

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