La rimodulazione dell'operazione Strade sicure annunciata dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini sta causando non pochi malumori tra gli amministratori locali. Il ministro ha spiegato che si tratta di "un'esperienza che nasce da alcune situazioni specifiche, in parte nasce dopo le vicende del 1992 e l'esigenza di dare testimonianza e concreta azione di controllo del territorio, e dall'altro poi si sviluppa e nasce anche l'attività di prevenzione rispetto a fenomeni di terrorismo".
Momenti straordinari, quindi, che nella visione di Guerini non possono trasformarsi in una ordinarietà. La difesa del territorio, infatti, è affidata alle forze e non all'esercito, pertanto Guerini ha spiegato che in quest'ottica sta "ricalibrando insieme al prefetto Giannini il dispositivo di Strade Sicure, da 7.800 e passa a cui siamo arrivati arriveremo a 5mila. Non lo faccio perché voglio essere reticente a dare un aiuto, ma perché le cose vanno ricondotte nel loro alveo più ordinario e vero. Se c'è bisogno di ulteriore e maggiore capacità di controllo del territorio, questo dev'essere colto con la capacità di incrementare i numeri delle forze di polizia sul territorio".
Il primo a esprimere dissenso per questa nuova rotta è stato il sottosegretario all'Interno, Nicola Molteni, che ha sottolineato come sia prima necessario colmare il gap nel potenziamento degli organici. "A fronte di una accresciuta domanda di sicurezza da parte degli italiani il governo è chiamato ad agire con concretezza. 'Strade sicure' consente un servizio di deterrenza importante, molto apprezzato dalle comunità e dagli amministratori locali, che consente alle forze di polizia di concentrare le proprie risorse nelle attività di prevenzione, controllo del territorio e contrasto alla criminalità", ha spiegato Molteni.
Dello stesso avviso anche il governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, che si è detto contrario alla rimodulazione tramite un post condiviso sui social: "Non condivido la decisione del ministro Guerini di ridurre la presenza delle donne e degli uomini dell'Esercito impegnati nel progetto 'Strade sicure'. La sicurezza percepita va alimentata e non diminuita". Il presidente ha proseguito: "Continuo a sostenere - prosegue Fontana - che la presenza dei militari sia sempre e comunque un deterrente verso chi vuole compiere un reato. Penso a Milano, ma più in generale a tutte le città della Lombardia, il numero dei rappresentanti delle Forze dell'ordine sul territorio va aumentato e non ridotto".
Anche Beppe Sala, sindaco di Milano, si è detto perplesso di questa decisione, soprattutto per non essere stato interpellato: "Non ne sapevo nulla, non ne eravamo stati informati quindi vorrei capire prima il senso di questa operazione. Sono se mai sorpreso del fatto che non ci sia stato dato avviso prima perché è una cosa delicata". Milano è una delle città con maggiori problemi di sicurezza in Italia e l'assenza dei presidi militari potrebbe far nascere nuove criticità.
"Finché non avrò capito se è una misura temporanea oppure no e come questi militari verranno sostituti, e se saranno sostituti, mi astengo dal commentare. Ho già chiesto al prefetto di capire il tutto, non sappiamo nulla dei numeri su Milano", ha concluso il sindaco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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