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Gli incentivi per l'auto? Più sbagliati del superbonus

Dare quasi un miliardo per aiutare le vendite di un'industria che produce all'estero non servirà a far ripartire gli impianti

Gli incentivi per l'auto? Più sbagliati del superbonus

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Dare quasi un miliardo per aiutare le vendite di un'industria che produce all'estero non servirà a far ripartire gli impianti. Il governo lo sa, eppure ancora prova a spingere un'elettrificazione che i cittadini hanno già rifiutato e che non ha alcun senso ambientale.

Le vendite di auto nuove non sono mai andate così bene come adesso. Lo scorso anno hanno sfondato il tetto storico dei 45 miliardi di euro e se i volumi si sono fermati sotto 1,6 milioni è solo perché i costruttori hanno raffreddato la produzione di auto economiche, alzato i listini e ridotto gli sconti. In pratica, hanno venduto sì meno macchine, ma a un prezzo medio netto passato da 21.000 euro del 2019 a circa 29.000 nel 2023, secondo le stime del Centro Studi Fleet&Mobility.

Abbassare il prezzo che i costruttori hanno alzato equivale a trasferire denaro dalle tasche dei contribuenti a quelle delle case automobilistiche. Ci sarebbero la sanità o gli asili su cui impiegare denaro che non abbiamo e su cui paghiamo fior di interessi. Tanto più che l'auto è un bene già ampiamente disponibile, in ragione di 660 ogni mille abitanti, inclusi vecchi e bambini. Molte però sono vecchie, poco sicure e inquinanti. Benissimo, allora incentiviamo solo la rottamazione di quelle, anche a fronte di niente, visto che eliminarle dalle strade non può che fare bene. Oppure per l'acquisto di un usato fresco, così da trasferire i soldi pubblici nelle tasche di cittadini italiani. Già, perché incentivare l'acquisto di auto nuove equivale a pagare fabbriche e operai all'estero: è questo che ci vogliamo fare con le nostre tasse?

Lo stesso ministro Pichetto Fratin ha ammesso che «l'incentivo sull'auto non ha tenuto in piedi la produzione nazionale». Con ragione abbiamo criticato il super-bonus, che almeno i soldi li ha fatti girare in Italia: questi incentivi sono peggio.

All'interno del mercato, va ricordato che gli incentivi non aumentano le vendite, ma le anticipano soltanto, come registrato in tutte le precedenti occasioni. Il mercato auto è come un piano inclinato su cui i possessori di auto si muovono verso il momento della sostituzione. L'incentivo aumenta la pendenza, accelerando la marcia di coloro che avrebbero comprato nei due/tre anni successivi. Finiti gli incentivi, le vendite subiranno un rallentamento. Non solo. Abbassare la soglia d'acquisto delle auto nuove implica che automaticamente si svaluta il valore dell'usato, colpendo così quegli italiani che stanno per vendere la propria auto.

Nel merito dell'articolazione, segnaliamo che ben 150 milioni vanno a sostenere auto ibride plug-in, che sulla carta hanno emissioni contenute mentre in realtà sono quelle che consumano di più, visto che tutti le usano quasi solo col motore termico e sono più pesanti a causa delle batterie.

Per le auto «full electric» ci sono 250 milioni, che sono quelli avanzati dagli incentivi degli ultimi anni, perché gli italiani non acquistano queste auto nemmeno se aiutati, dato che il problema non è solo il prezzo.

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