Eccolo, alla sua prima uscita pubblica, Adam Kabobo, il trentenne ghanese che a Milano l'11 maggio 2013 uccise tre persone a picconate diventando un simbolo della violenza insensata delle grandi metropoli. Dopo essere stato catturato, Kabobo è finito al centro di un complesso braccio di ferro tra i suoi difensori e la magistratura. Tema: è pazzo o è, almeno in qualche modo, sano di mente?
Il suo destino naturale è il carcere, probabimente all'ergastolo, o un manicomio per un tempo imprevedibile? È proprio su questo tema che oggi il tribunale del Riesame era chiamato a decidere. Ed è per partecipare all'udienza che Kabobo ha lasciato il carcere per venire trasferito, sotto nutrita scorta, nel palazzo di giustizia di Milano. Poco prima di mezzogiorno è arrivato nell'aula al pian terreno, dove era atteso da giornalisti e fotografi. Visto da vicino, non ha il fisico dell'energumeno. Cammina guardando dritto davanti a sé, circondato dagli agenti di polizia penitenziaria, lo sguardo quasi nel vuoto. Non risponde alle domande dei giornalisti, e anche in aula, durante la breve udienza, rimane in silenzio al suo posto, poi viene portato via.
La prima perizia psichiatrica effettuata nei suoi confronti, e condizionata dalle difficoltà di comprensione della lingua italiana, ha concluso per un vizio parziale di mente, che però non impedisce a Kabobo di venire processato e di comprendere quanto avverrà in aula.
Ma a quel punto la difesa ha chiesto e ottenuto un'altra perizia sostenendo che le condizioni mentali di salute dell'uomo sono incompatibili con il carcere, e chiedendo il suo trasferimento nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova. La perizia ha dato ragione alle tesi dei legali, e ora sarà il tribunale del Riesame a decidere se Kabobo dovrà attendere il processo in carcere o in manicomio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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